Iron Man 2 (2010) – Assembling the Avengers

Iron Man 2 (2010) – Assembling the Avengers

Continua il nostro rewatch del Marvel Cinematic Universe con Iron Man 2. Lentamente ma continua, il ciclo MCU lo iniziai un anno fa con il primo Iron Man ovviamente e siamo solo arrivati al terzo film. Nel mezzo c’è stato il trasloco sulla nuova piattaforma, alcuni mesi di pausa e ci ho infilato Iron Man 3 per i suoi 10 anni. L’idea è di accelerare un po’, vedremo se riuscirò nell’impresa.

Il film è uscito nel 2010. Spero lo abbiate visto tutti perché da qui in avanti farò alcuni spoiler, non ho voglia di nasconderli perché secondo me spezzerebbe il ritmo. Se avete visto il film bene, se dopo 13 anni non lo avete ancora visto e non volete che vi rovini nulla interrompete la lettura, se invece ve ne fregate degli spoiler continuate senza paura.

Dopo questa premessa passiamo a parlare veramente del film.

Con il successo di Iron Man immediatamente si spalancarono le porte per la realizzazione di un sequel. Dopo qualche mese di trattative Favreau accetta di dirigere il film, nonostante pare fosse intenzionato sin dall’inizio a realizzare una trilogia sul personaggio. Nello stesso mese lo sceneggiatore Justin Theroux, tirato a bordo da Robert Downey Jr. che aveva lavorato con lui a Tropic Thunder. Theroux ha firmato diverse sceneggiature di film del calibro di American Psycho, Zoolander, Joker, insomma uno sceneggiatore poliedrico. Ma Iron Man forse non era proprio nelle sue corde, perché diciamolo questo Iron Man 2 è un po’ un pasticcio. Certo in retrospettiva se confrontato con gli ultimi lavori Marvel Studios è tutto un altro livello.

Sei mesi dopo gli eventi del primo film troviamo un Tony Stark pressato dal Governo perché consegni la sua armatura all’esercito. Nel mentre entre deve confrontarsi con la scoperta che che il congegno che lo tiene in vita lo sta anche uccidendo. In tutto questo si trova faccia a faccia con Ivan Vanko. Vanko è il figlio di uno ex dipendente Stark che contribuì nella scoperta del reattore Arc intenzionato a vendicarsi di lui. Secondo Vanko Stark è colpevole di godere di una fama che spetterebbe a lui, che invece vive in uno squallido scantinato. La strada di Vanko finisce inoltre per incrociarsi con quella di Justin Hammer, rivale di Tony nella produzione delle armi.

C’é un filo conduttore tra tutti e tre i film di Iron Man. L’enorme sfiducia nei confronti del Governo e nella lotta al terrorismo. La risposta a questa mala gestione secondo Tony Stark è la privatizzazione dell’esercito sotto l’armatura di Iron Man. Come se lui fosse l’unica risposta possibile e valida, lui sopra di tutti. Cosa che esploderà del tutto in Age of Ultron e paradossalmente finirà col fare il giro per la presa di posizione di Stark in Civil War. Ma è tutto perfettamente sensato.

Iron Man 2

Il governo fa la cosa più plausibile possibile. Pretende di avere il controllo di quella che in tutto e per tutto è un arma. Per certi versi, in un mondo che deve ancora affacciarsi all’era degli eroi in costume, è un preludio a Civil War.
Se i supereroi fossero reali il Governo cercherebbe di controllarli. Perché per quanto possano essere affascinanti ed eroici sulla carta, nella realtà sarebbe inammissibile consentire a dei vigilanti di porsi sopra la legge. Quindi in Iron Man 2 fanno di tutto per avere l’armatura. La ottengono in modo illecito e la fanno armare da Hammer, il principale fornitore di armi dell’esercito USA dopo che Stark ha detto “basta armi”. Ma Hammer è in combutta con un criminale che lui stesso ha fatto evadere.

La prima uscita ufficiale del futuro War Machine è pessima sotto ogni punto di vista. Tempo pochi secondi e l’armatura finisce sotto il controllo di Ivan Vanko. Insomma James Rhodes alla sua prima uscita da supereroe non ci fa una grandissima figura. Un po’ tutta la sua storyline non è gestita al meglio ma col senno di poi funziona ed è coerente con il percorso deciso per lui. Dopo questa figuraccia la scelta di trasformarlo in un più rassicurante Iron Patriot acquista maggior senso. Buono per il messaggio che si vuole trasmettere, decisamente meno per Rhodey. Diciamo che apprezzo di più la tematica che la realizzazione se poi il risultato è mettere così in ombra un personaggio, per quanto secondario.

A proposito di pessime storyline non si possono non citare il Justin Hammer di Sam Rockwell e l’Ivan Vanko di Mickey Rourke. Ma forse è sbagliato parlare di pessime storyline quanto di pessima scrittura perché i due personaggi sono perfettamente sensati sulla carta, è il risultato finale ad essere discutibile. Justin Hammer sembra solo la brutta copia di Tony Stark. Probabilmente la cosa è anche voluta perché si rischiava seriamente di avere un Obadiah Stane 2.0.

Per quanto riguarda invece Mickey Rourke la leggenda narra che si sia recato nel carcere russo di Butyrka per calarsi meglio nella parte. Sua l’idea dei tatuaggi, dei denti d’oro e dell’ossessione per il suo pappagallo. Tutto perché non voleva che il suo personaggio risultasse piatto. Forse c’è riuscito ma il risultato è alquanto bizzarro, un attimo prima spietato assassino, un attimo dopo disadattato con la fissa del pappagallo. Non saprei dire esattamente cosa sia andato storto. Se le idee di Rourke (tra i pochi attori ad aver espresso astio nei confronti dei Marvel Studios) o in fase di scrittura. Magari entrambe le cose.
Il personaggio è una fusione di due storici nemici di Iron Man: Whiplash e Dinamo Cremisi, scelta discutibile. Whiplash è un sicario armato di due ruste energetiche. Dinamo Cremisi il corrispettivo russo di Iron Man. Anche in questo caso avran voluto evitare di ripetersi con un altro villain in armatura sin dall’inizio. Peccato che poi succede esattamente questo nel terzo atto del film in un confronto che dura veramente 5 minuti scarsi.

Iron Man 2

Molti lettori di fumetti criticano Iron Man 2 perché lo credono un adattamento de Il Demone nella Bottiglia di Bob Layton e David Michelinie. In quello storico ciclo Tony Stark ammette per la prima volta di avere una dipendenza dall’alcool. Effettivamente quella storia vede il coinvolgimento principalmente di Justin Hammer e prevede pure un viaggio a Monaco. Esattamente come a inizio film ma non date retta a queste persone.
Favreau dichiarò che avrebbe incorporato elementi di quella storia per mostrare il problema con l’alcool di Tony ma che non sarebbe stato un adattamento.

I veri punti di riferimento per Iron Man 2 li possiamo trovare in un altra storia sempre del duo Layton/Michelinie, ovvero La guerra delle armature. Questo arco narrativo vede ancora il coinvolgimento di Justin Hammer e si concentra sul furto della tecnologia Stark per realizzare altre armature. Armor Wars sarà anche il titolo del nuovo film con protagonista Don Cheadle nei panni di James Rhodes impegnato a recuperare la tecnologia Stark. Uno dei titoli MCU che attendo con maggior curiosità, sperando sia slegato dalla storyline principale del Multiverso.

Per quanto riguarda invece il duro confronto tra Tony e Rhodey bisogna guardare alle storie scritte da Len Kaminski nei primi anni ’90 in cui Rhodes adottava per la prima volta l’identità di War Machine.

Ci tengo a sottolinearlo, sono punti di riferimento, non parlo di adattamenti.

Quello che vediamo in Iron Man 2 non è esattamente un problema di alcolismo. Semmai vediamo un uomo in fin di vita che decide di prendere una super sbronza.
Il problema è che non si tratta di un uomo normale. Poi potremmo discutere del fatto che indossare l’armatura di Iron Man per Tony Stark sia una sorta di dipendenza. Dopotutto nel film l’utilizzo dell’armatura accelera l’avvelenamento da palladio che lo sta uccidendo. E tutto sommato anche dopo aver risolto questo problema continua ad esserne dipendente in Iron Man 3. Peccato che questo aspetto indipendentemente da tutto venga appena toccato.

Ciò che realmente funziona in Iron Man 2 è più il lato umano del personaggio. Tutta la sua storyline scorre via, Robert Downey Jr. è sempre più calato nella parte, ancora ben lontana dal supereroe che diverrà e più rock star. Così come l’alchimia tra lui e Gwyneth Paltrow è sempre perfetta. Anche se poi la problematica dell’avvelenamento viene risolta con un abra kadabra fantascientifico, sospensione dell’incredulità e via.
Funziona alla grande anche Don Cheadle, che sostituisce Terrence Howard nella parte di Rhodey. Anche in questo caso si vede che c’è più feeling tra i due attori. Cheadle, seppur lontanissimo dal personaggio dei fumetti, ha un viso più rassicurante e adatto del pur bravissimo Terrence Howard. Per me un James Rhodes perfetto sarebbe Michael Jai White.

Questo è un MCU ancora giovane, gli Avengers ancora non esistono, anzi ancora venivano chiamati Vendicatori. Iron Man 2 corre per la sua strada, con tutti i suoi difetti chiaramente, non disdegna la continuty ma senza esserne schiavo. Inizia sul serio ad assemblare gli Avengers offrendo diversi ganci a progetti futuri e non.
E così la nuova assistente di Pepper si rivela essere la Vedova Nera, un giovanissima Scarlett Johansonn, per nulla credibile nei panni della super spia ma ad oggi è un icona di questo universo. Tornano sia l’agente Coulson, vero filo conduttore di questa prima fase che nella scena post credit ci porta dritti dritti da Mjolnir, e soprattutto scopriamo qualcosa in più sul Fury di Samuel L. Jackson. E poi, hey, quelle sono immagini de L’Incredibile Hulk!
Insomma, con tutti i suoi difetti la magia e la sensazione che qualcosa di incredibile sarebbe avvenuto era ancora nell’aria. Per i fan storici dei fumetti e i nuovi fan dei film.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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