Faust: love of the Damned (2000) – La pseudo recensione

Faust: love of the Damned (2000) – La pseudo recensione

Di recente grazie a Editoriale Cosmo è tornato sugli scaffali delle fumetterie nostrane Faust di David Quinn e Tim Vigil, ma non tutti forse sanno che da questo fumetto ne è stato tratto un film nel 2001 intitolato Faust: Love of the Damned.

Faust viene spacciato come una rivisitazione moderna della leggenda del Dottor Faust. Ma in realtà più che a riproporre il topos del patto col diavolo non fa.
Se siete un po’ avvezzi alla narrativa vi saranno già venuti in mente decine e decine di titoli che sfruttano questo topos. Solo tra i i fumetti i più famosi mi vengono in mente Ghost Rider, Spawn, Devilman e Berserk.

Faust di David Quinn e Tim Vigil inizia la sua pubblicazione nella seconda metà degli anni ’80. Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro avevano dato inizio al decostruzionismo dei supereroi, grazie a queste opere e celebri autori come Alan Moore, Frank Miller, Neil Gaiman e Grant Morrison il medium fumetto cominciava ad elevarsi oltre lo status di opera per ragazzini.

Faust narra la storia del pittore John Jaspers. John è costretto ad assistere al brutale omicidio della sua amata. Deciso a suicidarsi viene però fermato dal misterioso M. e gli viene offerto il potere per vendicarsi degli assassini in cambio della sua anima. John accetta e si trasforma in un essere mostruoso assetato di sangue e armato di lame retrattili innestate nelle sue braccia. Ma John capisce ben presto di essere stato ingannato da M. che si rivela essere il demone Mefistofele.

faust love damned

All’epoca pare che Faust è stato una vera e propria hit nel fumetto indipendente. Il primo numero riuscì a vendere oltre 100.000 copie mentre le successive uscite avevano una media di 50.000 copie vendute.

Se non fosse nato nel 1987 avrei detto che si tratta di una strana fusione tra il Corvo e Spawn ma prendendo solo il peggio di entrambi i personaggi, senza la poesia del primo e la potenza visiva del secondo. In realtà anticipa sia l’uno che l’altro, Il Corvo di pochissimo. Col famoso senno di poi è impossibile non riconoscere un po’ di Faust nella creatura di Todd McFarlane.

Personalmente non conosco il fumetto, non l’ho mai letto. Dopo qualche ricerca, qualche recensione letta e una sfogliata alle tavole però un idea mela son fatta.
Il fumetto di David Quinn e Tim Vigil è caratterizzato da forte violenza e sesso esplicito.

Il film di Brian Yuzna, sceneggiato dallo stesso Quinn, non è tanto diverso. Un orgia di sangue, mutilazioni, nudità e sesso, ma non esplicito, almeno quello ce lo hanno risparmiato. Con l’aggiunta di tanto metal a far da colonna sonora. Un po’ come a voler associare cose sataniche al metal a tutti i costi, o ad un horror generico.

Riallacciandoci al periodo decostruzionista, purtroppo per gli autori, e per buona pace di una gran fetta di lettori/spettatori, non sono la violenza esasperata, il sesso e un linguaggio scurrile a fare un opera adulta. Di sicuro non è quello a decostruire un genere, non aggiunge niente. La rendono solo esagerata intenta a shockare a tutti i costi il lettore, e in questo caso lo spettatore.

Il film adatta i primi episodi della serie a fumetti, rimanendo piuttosto fedele, ma a conti fatti Faust non propone niente di realmente nuovo. Al suo esordio era solo un Ghost Rider che faceva sesso, o un Wolverine che sbudellava esplicitamente la gente.

Il film stesso, pur anticipando in qualche modo la moda dei cinecomics, arriva con terribile ritardo. Nel frattempo, dall’uscita del fumetto sono usciti film ben più sconvolgenti, probabilmente pure prima se ne trovavano a bizzeffe, e quindi perde pure quella componente di “novità” applicata ai supereroi, antieroi o quello che sono, se vogliamo vederla così.

Insomma, il Faust di Brian Yuzna è un pessimo film sotto ogni punto di vista possibile, ma d’altronde parte da del materiale originale già molto povero di suo e impossibile comunque da replicare al 100% al cinema. Sul resto c’è pochissimo da dire, se volete farvi del male o se siete amanti del fumetto, che nel frattempo si è guadagnato lo status di cult, consapevoli di tutti i suoi limiti lo trovate su Prime Video.

Classificazione: 1.5 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

2 Risposte a “Faust: love of the Damned (2000) – La pseudo recensione”

  1. Non un solo elemento costitutivo di Fast, fumetto e film, incontra il mio favore ma ho voluto fare esperienza di entrambi per capire cosa mi ero perso: non gran che. E’ più interessante come il fumetto anticipi personaggi molto più famosi pur senza essere mai citato come precursore.

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