Prima di parlare seriamente del live action dei Cavalieri dello Zodiaco vorrei fare una premessa. Non sono uno a cui piace giocare al massacro. Non mi va di unirmi alla massa di recensori o utenti del web che si stanno divertendo a demolire questo film. Preferisco essere onesto piuttosto che andare alla ricerca di valanghe di like definendolo il nuovo Dragonball Evolution.
Non sapevo nemmeno che il live action di Cowboy BeBop fosse diventato il nuovo standard di bruttume, non ho finito la serie tanto era noiosa ma non la ricordo peggio di tanta altra roba ben più blasonata. Tanto i più avevano già deciso che i Cavalieri dello Zodiaco sarebbe stato un disastro sin dal suo annuncio. Forse ancor prima di vedere una singola immagine. E ci tengo a precisare che con queste parole non voglio dire che sia un bel film, ma un film va valutato nella sua interezza, non basta dire che fa schifo o è un capolavoro.
Ogni qualvolta esce un prodotto live action tratto da un manga o un anime scoppia il finimondo. Alcuni sono indubbiamente stati degli scempi, ma per il cinema non per l’opera originale, altri sono stati più che discreti.
Ma soprattutto trovo insopportabile frasi come “dovevano farlo fedele al manga” o “hanno rovinato la mia infanzia!”. Ma seriamente? E magari poi lo dicono le stesse persone che si esaltano con i Guardiani della Galassia di James Gunn. No sul serio, leggetevi i fumetti di Abnett e Lanning e poi ne riparliamo.
Il lettore di fumetti se si tratta di supereroi tendenzialmente accetta cambiamenti di ogni tipo come fossero la bibbia senza battere ciglio. Ma se si tratta di un manga la serie o il film X deve essere fedele al 100%. “Le armature non sono fedeli!!” Ok, possiamo parlare di design e di gusto. Ma se fossero state fedeli sappiamo benissimo che ora staremmo qua a leggere “sembrano dei cosplayer!”, esattamente come successo per Cowboy BeBop e come succede ora per One Piece. Anche se One Piece ha un fandom di irriducibili per cui tutto pare sempre un capolavoro.
Venendo al film, non è terribile come si dice, ma nemmeno bello. Qualcuno starà pensando “e allora tutto sto pippottone che lo hai fatto a fare?”. Boh, direi per principio, perché non sopporto i gatekeeper ad intermittenza, chiamiamoli così, li trovo estremamente ipocriti.
Al massimo I Cavalieri dello Zodiaco è un film innocuo di cui ci possiamo dimenticare appena usciti dal cinema. Di quei film della domenica di Italia 1, quelli che ti fanno passare un oretta e mezza o due senza pensiero e via.
Dopo un inizio piuttosto canonico con il classico spiegone, e con una CGI non peggiore di tanti altri blockbuster stra milionari (siate onesti, i miei occhi gridano ancora vendetta per la pessima CGI di Black Panther), si fa un salto in avanti nel tempo e troviamo il giovane Seiya a fare combattimenti clandestini. Chiaramente è una cosa che lascia spiazzato qualsiasi fan, ma onestamente devo ammettere che la sequenza, pur sembrando un adattamento di Tekken migliore del film di Tekken stesso, non è affatto male. Forse si parla delle migliori sequenze d’azione del film, anche se poi per tutto il resto del tempo è chiaro come il sole che manchi una buona regia, e ci si alterna in sequenze action abbastanza buone ad altre decisamente meno. E dovrebbero seriamente bandire definitivamente lo slow motion dagli action, un mezzo stra abusato e senza alcun criterio.
Con l’arrivo di quelli che dovrebbero essere i Cavalieri Neri è chiaro che la principale ispirazione di questo live action non fosse esattamente la serie originale ma la più recente serie animata in CGI. La serie in questione nasce apposta per conquistare il pubblico americano dove i Cavalieri non hanno mai funzionato del tutto, e ne riprende diverse idee. Tipo i Cavalieri Neri frutto di esperimenti genetici e bionici creati dalla Fondazione Guraad. Di conseguenza gli intenti del film sono i medesimi, e in totale accordo con la Toei Animation che produce il film.
Insomma, l’ispirazione alla serie in CGi non è proprio un punto a suo favore, eppure penso che in qualche modo il film funzioni meglio.
La scelta di focalizzarsi solo su Seiya, Isabel e pochi altri e di fare Phoenix il villain trovo sia azzeccata. Permette di caratterizzare i personaggi come si deve, di dare il giusto tempo ai loro rapporti. Almeno sulla carta, visto che Phoenix è piatto appunto come un foglio di carta. Presentare tutti i protagonisti subito sarebbe stato molto più complicato, con il rischio poi di metterli li a fare le belle statuine. Mi viene in mente X-Men 2, film grandioso ma essenzialmente fa tutto Wolverine, il risultato sarebbe stato uguale. Che in entrambi i film ci sia Famke Jansen è puramente un caso.
E soprattutto in questo modo hanno evitato di commettere lo stesso errore del film animato in CGI La leggenda del Grande Tempio, ovvero condensare tutte le 12 Case in un ora e mezza scarsa di film. Chiaramente volevano prendersi il tempo necessario ad introdurre il tutto, anche in vista di un ipotetico sequel che non vedrà mai la luce, e in cui forse sotto sotto non credevano abbastanza nemmeno loro.
Diciamo che il problema più grande di questo film è l’aver reso più complicata una storia che era molto semplice, e per questo funzionava alla grande. Tranne che negli USA ovviamente. Tutta la questione del Santuario dopo il prologo viene accantonata e mai più ripresa. Al suo posto troviamo Seiya coinvolto essenzialmente in una grossa faida familiare, con Alman di Thule da una parte e Guraad dall’altra, solo che Guraad a sto giro è la ex moglie di Alman. Il primo è intenzionato a proteggere la futura Athena, la seconda a distruggerla. Insomma Isabel è diventata l’oggetto della contesa tra due genitori divorziati.
Apprezzo però che abbiano evitato la parte del manga in cui Alman di Thule viene dipinto essenzialmente come un puttaniere. Scusate il francesismo ma un po’ è così, magari qualcuno lo definirà bomber. Anche se poi grazie ad un plot twist prevedibilissimo fa nuovamente la figura dello str***o. Non voglio svelarvi ulteriormente ma onestamente non so quale delle due cose sia peggio.
“Ripulire” la figura di Alman però crea un grosso problema nella caratterizzazione di Phoenix. Nel manga e nell’anime, seppur per motivi diversi, Phoenix prova un enorme rancore verso la figura di Alman e di conseguenza per Isabel. Rancore che prova Seiya per tipo cinque minuti scarsi, a Phoenix invece manca quel motivo e lo troviamo cattivo perché sì.
C’è una cosa però a cui non riesco a fare a meno di pensare e che mi lascia perplesso più di tutto il resto. Oltre all’ispirazione alla serie in CGI e a quella originale, citata in molte occasioni, ci ho visto una forte influenza da Star Wars. Si, avete capito bene.
Tra l’altro i due titoli sono accomunati dalle stelle, il sei di Seiya significa proprio stella.
Seiya è un prescelto e come Luke Skywalker deve salvare una sorta di principessa. Il Cosmo è diventato essenzialmente come la Forza e come tale permette di avere visioni di un possibile futuro. Anche la figura di Castalia, la maestra di Seiya anche nel manga, sembra rifarsi più a Obi-Wan Kenobi, tanto da apparire a Seiya tramite il Cosmo. E a proposito di Castalia, mi sembrava doppiata da Monica Bellucci per via dell’effetto filtrato dovuto alla maschera, una cosa veramente bizzarra.
Tornando alle similitudini con Star Wars anche il fatto che Guraad sia imparentata con Isabel mi è sembrata una strizzata d’occhio a Leia e Vader, anche se qui Guraad sembra più svolgere il ruolo dell’Imperatore mentre a Phoenix spetta quello di Darth Vader.
Forse sono sempre io che ci vedo cose dove in realtà non ci sono. Magari non è voluta la cosa ma il parallelismo ci sta tutto. Certo che se fosse chi ha scritto il film aveva le idee decisamente confuse.
In tutto questo l’unico ad uscirne più che dignitosamente è il Mylock di Mark Dacascos. Un Mylock così badass e protagonista di una delle sequenze action migliori del film, se non la migliore, non lo vedrete mai più. Meriterebbe uno spin off tutto suo, anche solo un manga, sarebbe stupendo. Ma se l’unico personaggio ad avere un briciolo di carisma e a bucare lo schermo è Mylock, forse effettivamente c’è qualcosa di tremendamente sbagliato in questo film.
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Guarda caso, affidare ad un marzialista un ruolo dove bisogna menare ha funzionato, Mark Dacascos ha un umiltà tipica degli atleti, quelli abituati a conoscere i propri limiti e i propri punti di forza, fosse stato più egocentrico, si sarebbe preso il film, ma anche così è un uomo tra i bambini. Cheers!