Matrix (1999) – Quando il cyberpunk si è fatto mainstream

Matrix (1999) – Quando il cyberpunk si è fatto mainstream

Avevo quattordici anni quando uscì Matrix al cinema venticinque anni fa, qualcuno in più quando lo vidi per la prima volta in tv in chiaro. Rimasi deluso da questo mondo di numeri in cui il verde pare essere il colore primario (anche se nel poster scelsero il blu, valli a capire). Non saprei dirvi esattamente cosa mi aspettassi da un film di cui si era tanto parlato, tanto lodato dalla critica e vincitore di diversi premi tra cui ben quattro Oscar. Solo in seguito ho capito quanto mi fossi sbagliato e l’importanza di questo film.

Sarà che col tempo la mia conoscenza del genere fantascientifico si è espansa, così come la mia conoscenza cinematografica. (Pur senza considerarmi un cinefilo duro e puro). Sarà che la mia mente si è aperta è ha compreso la verità. Un po’ come se mi fossi trovato di fronte alla fantomatica pillola blu (non siate maliziosi). Col senno di poi il film delle Wachowski è indubbiamente un gran frullato di cose già viste e riviste per chi la fantascienza all’epoca la masticava quotidianamente.

Ci troviamo dentro un po’ di Blade Runner. Influenze da anime come Ghost In The Shell. Dicono persino fumetti come The Invisibles di Morrison (ma io non avendolo letto non posso confermarlo). Praticamente qualsiasi titolo cyberpunk uscito fino a quel momento, mischiato con il cinema orientale di arti marziali, in particolare al genere Wuxia, e ai film d’azione di John Woo, con un pizzico di filosofia religiosa spicciola.

Insomma, nulla di realmente originale. Ma dobbiamo proprio ammetterlo, nessuno prima di loro era riuscito a portare le stesse tematiche al grande pubblico allo stesso modo, a rendere un opera così strettamente cyberpunk così mainstream. Nemmeno il tanto blasonato Blade Runner c’è riuscito, floppando al cinema e prendendosi i suoi giusti riconoscimenti solo col tempo. O pensate a come è stato banalizzato il tutto nell’adattamento live action made in Hollywood di Ghost In The Shell.

Matrix bullet time

Per certi versi si può tranquillamente dire che c’è stato un prima e un dopo Matrix. Il cinema d’azione, fantascienza e fantastico si è dovuto inevitabilmente confrontare con l’eredità di Neo e soci. Gli stessi cinecomics probabilmente oggi non esisterebbero, e non mi riferisco solo al look degli X-Men di Singer, a modo suo Matrix è un precursore del genere. Anche se questo dopo ho come l’impressione che sia finito da un pezzo nel dimenticatoio, almeno da parte del pubblico, e che Matrix oggi sia forse più ricordato per l’estetica che non per le tematiche. E non mi stupisco più di tanto se in qualche modo hanno tentato di rilanciare il brand con un indesiderato quarto capitolo.

Se per le tematiche qualcuno potrà ancora storcere il naso non si può proprio negare la cura estetica delle Wachowski, che hanno dato una prova registica davvero ottima che andrà a raffinarsi ulteriormente nei sequel della saga. Peccato poi si siano totalmente perse per strada con i progetti futuri. Vi basti pensare anche alla scelta della colonna sonora che pesca a piene a mani dall’industrial rock e da una soundtrack in cui spiccano i Rage Against The Machine con Wake Up, in cui torna prepotentemente il tema della lotta al sistema.

Matrix Neo wake up gif

La fotografia di Bill Pope e la scelta dei colori sono tra le cose che più colpiscono. Alcune immagini sono impresse indelebilmente nella mia mente. Come il risveglio di Neo, nudo, calvo e pallido in mezzo all’oscurità della piantagione a malapena illuminata di rosso,  forse la scena che meglio rappresenta ciò che i Wachoski volevano trasmetterci. Oppure la sequenza dell’elicottero con la pioggia di bossoli. O ancora i tanti riflessi negli occhiali da sole indossati da Morpheus.

Ma le sequenze iconiche sono così tante che sarebbe lunga elencarle tutte.

Ad una prima visione può sembrare che i sequel di Matrix siano qualcosa di posticcio, ma nel rivederlo è evidente come i due registi e sceneggiatori avessero già in mente una storia di più ampio respiro. Semplicemente il primo Matrix funziona così bene e probabilmente meglio dei suoi seguiti perché chiudendolo in questo modo realizzarono un film stand alone, con un inizio, uno sviluppo e una fine, che funzionasse benissimo da solo anche in caso di flop, senza lasciare cose in sospeso. Ma è chiaro come questo fosse solo un film di origini per la figura messianica di Neo.

Ad ormai venticinque anni dalla sua uscita Matrix non risulta per niente invecchiato. Le scene d’azione e gli effetti speciali continuano ad essere moderne e spettacolari. Se proprio dovessi trovarci un difetto starebbe nelle coreografie dei combattimenti, non mi piacevano allora e non mi piacciono ancora oggi. Si vede l’impegno messo dagli attori e dal coreografo, comprendo anche l’intento stesso di voler enfatizzare ed esasperare queste lotte ma continuo a non apprezzare tutti quei movimenti e quelle pose inutili fatte dai protagonisti.

Matrix poster

MATRIX

  • Titolo originale: The Matrix
  • Regia: The Wachowskis
  • Sceneggiatura: The Wachowskis
  • Genere: fantascienza, cyberpunk
  • Anno: 1999

Classificazione: 4.5 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

9 Risposte a “Matrix (1999) – Quando il cyberpunk si è fatto mainstream”

  1. Sottoscrivo ogni tua parola, riga e concetto, su un film che quasi miracolosamente, come hai detto molto giustamente, è invecchiato meravigliosamente e questo perché, già all’epoca della sua uscita, aveva l’incredibile pregio di unire una potenza visiva impeccabile (gli effetti speciali invecchiano rapidamente al cinema, ma la ricchezza di una bella messa in scena, delle giuste inquadrature e del montaggio no) ad una storia fantascientifica travolgente.

    È verissimo che le sorelle Wachowski hanno pescato a piene mani dal serbatoio di idee del cyberpunk, ma lo hanno fatto con un idea ed un progetto narrativo coerente e questo, malgrado le accuse, è rimasto presente (forse anche di più) nei film successivi.

    È evidente che la novità clamorosa, nonché l’immediatezza narrativa, del primo film non poteva essere replicata nei capitoli successivi (a meno di tradire il progetto) e questo non poteva che deludere molti, ma io ho sempre difeso i due sequel dagli attacchi e nel mio blog ho sempre riservato un posto d’onore non solo ad essi ma anche ad ogni film delle nostre cineaste dallo spirito rivoluzionario (anche salvando film considerati quasi unanimamente orrendi).

    Alla prossima, collega!

    1. Devo confessare una cosa. A parte Speed Racer, che non mi è piaciuto, gli altri film delle sorelle Wachoski non li ho visti, quindi quando dico che si sono un po’ persi per strada mi riferisco all’impatto che hanno avuto sul pubblico e al successo ricevuto più che sul piano oggettivo delle loro opere, magari un giorno le recupererò. Intanto voglio trovare il tempo per rivedere Reloaded e Revolutions, e magari ci infilo anche Animatrix.

  2. Stupenda recensione. Matrix è un film che ha rivoluzionato il cinema, con idee molto interessante e una messa in scena stupenda e curata. E, come hai sottolineato molto bene, è un film che non è invecchiato per niente e che anche tra 20 anni risulterà molto più moderno di tante altre pellicole.

  3. Dopo il 1999 il mondo non è mai più stato lo stesso. Matrix ha reso “per tutti” molto cinema orientale (Ghost in the shell e tanto John Woo) e per tanti, è stato anche il primo incontro con tematiche tipiche dei fumetti. I seguiti li ho visti una sola volta (di troppo) ma questo non mi stanca davvero mai. Cheers!

  4. Bella recensione su un film cult. Nello stesso anno cito però il meno famoso, anche meno affascinante, ma altrettanto senso: Existenz, con un tema di fondo simile. Per mia personale opinione il secondo sequel è all’altezza del primo film. Il terzo non era un granché.

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