Videodrome (1983) – Recensione

Videodrome (1983) – Recensione

Recensione del film Videodrome di David Cronenberg.

Ho visto per la prima volta Videodrome di David Cronenberg in un recente passaggio televisivo su Italia 2, probabilmente come da prassi sarà stato censurato. É stata un esperienza veramente strana.

Per chi non lo sapesse Videodrome è un film horror fantascientifico del 1983 interpretato da James Woods, Sonja Smits e Debby Harry. Per poco non ho mancato l’anniversario dei suoi 40 anni o il compleanno di Cronenberg.

La trama

Toronto. Anni 80. Max Renn (James Wood) amministratore delegato di una rete televisiva si imbatte nel segnale di una trasmissione televisiva di snuff film chiamato Videodrome. Videodrome è uno spettacolo senza trama in cui vengono mostrate delle vittime subire violente torture e infine uccise. Max vorrebbe la licenza del programma ma presto finisce dentro una cospirazione, l’ossessione per Videodrome e la verità che nasconde si fa sempre più forte mentre il protagonista perde contatto con la realtà in una serie di allucinazioni sempre più bizzarre.

Un film strano forte

Strano forte ma non per questo mi sentirei di dire che non l’ho capito o che non mi sia piaciuto. Indubbiamente del regista continuo a preferire un film come La Mosca che ne condivide parzialmente le tematiche ma con una struttura narrativa più immediata e per certi versi semplice.

Videodrome è un film strano ma quello strano che ti rimane addosso, ti rimane dentro e inizia a farti riflettere. Se un film ottiene questo risultato possiamo dire che il suo obiettivo lo ha raggiunto, indipendentemente da tutto il resto. Incassi compresi, visto che è stato un flop, ma come tanti altri cult dopotutto.

La leggenda narra che la nascita di Videodrome risalga persino all’infanzia di Cronenberg, quando da bambino cercava di captare segnali televisivi nella speranza di guardare qualcosa di inquietante e fuori dai canoni comuni. Il regista infatti si dice da sempre interessato al fascino provato dalle persone per il lato oscuro delle cose, come se fossimo morbosamente attratti dalla violenza e dalla morte. Per certi versi Max Renn è una proiezione di Cronenberg stesso.

Come in una puntata di Black Mirror ma 40 anni prima

Cronenberg anticipa di almeno 30 anni le tematiche di Black Mirror. Sulla tv, dell’intrattenimento e il suo rapporto con il pubblico, sempre più morboso e macabro per certi versi. La tv diventa un culto (La Chiesa Catodica), manipola la mente delle persone, diventa strumento politico (la cospirazione per eliminare le persone considerate immorali), entra talmente tanto nelle persone da trasformarne anche il corpo, in un unione intima e sessuale, è uno strumento da emulare (il finale è emblematico in tal senso). Allo stesso tempo Cronenberg attraverso le visioni di Max ci dice a voce alta di non credere a tutto ciò che vediamo, lo spettatore ha il dubbio come lo stesso protagonista se ciò che sta guardando stia succedendo sul serio o sia solo frutto della mente di Max.

Videodrome è critica e autocritica, non solo nel suo film ma anche nella tv stessa, al cinema. Ma è anche un grosso vaffanculo ai moralisti che accusano film come i suoi di essere eccessivamente violenti, e lo sono chiaramente ma altrettanto chiaramente sono solo dei film, finzione. Una finzione che ci permette di assaggiare e scrutare qualcosa di oscuro, proibito, ma che al contempo ci affascina e ci disgusta, come se fosse parte di noi ma non vogliamo ammetterlo. Film come Videodrome diventano dei filtri attraverso cui lo spettatore può sfogare queste fascinazioni.

Gloria e vita alla nuova carne

Videodrome si è giustamente guadagnato il suo status di cult del cinema, Cronenberg ha anticipato di molti temi attuali come la dipendenza dall’intrattenimento, e in tempi non sospetti. Pensate a cosa potrebbe uscirne oggi con l’uso smodato di smartphone e social network, dove tutti hanno l’intrattenimento a portata di mano.

Classificazione: 4 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Gli piace definirsi un amante del buon fumetto. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Appassionato di narrativa di genere in ogni sua forma, che sia scritta o per immagini, in movimento o meno, in particolare di fantascienza.

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