Titolo: Raoh, il conquistatore del cielo
Autori: Youkow Osada (storia e disegni), Buronson/Tetsuo Hara (progetto originale)
Edizione originale: Ten No Haou Hokuto No Ken Raoh Gaiden
Edizione italiana: Ken la Leggenda vol.1-5, Planet Manga, 13×18,8, 200 pp, b/n, brossurati (edizione edicola), brossurati con sovracoperta (edizione variant per librerie)
“Per la prima volta in Italia i Gaiden per celebrare la saga di Ken il Guerriero, con i suoi molti personaggi. Letture fondamentali per conoscere molte storie inedite, aspetti sconosciuti e importanti dettagli fin qui mai visti. Si parte con uno dei più forti e carismatici avversari di Ken, suo fratello Raoh! Cinque volumi, disegnati da Yuko Osada, che ci mostreranno una parte fondamentale della giovinezza di Raoh, e come lui sia riuscito a conquistare il potere.”
Realizzare spin off, prequel o gaiden come li chiamano i giapponesi non è mai impresa semplice, soprattutto quando nascono da storie di un certo livello qualitativo e di accoglienza da parte del pubblico e Ken il guerriero rientra proprio tra queste, divenuta col tempo una delle serie più celebri e amate di sempre all’interno del panorama fumettistico e animato del sol levante e non.
Youkow Osada (mangaka di cui non conosco nulla oltre a questa serie) ha l’arduo compito non solo di rielaborare e di espandere la storia di Ken il guerriero ma anche di narrare eventi del passato del più celebre rivale del discendente della Divina Scuola di Hokuto, Raoh, il Re di Hokuto, personaggio la cui celebrità è pari se non superiore a quella dello stesso protagonista della serie, narrando come sia arrivato al potere, affiancato nell’impresa da due nuovi personaggi, Souga e sua sorella Reina, amici sin dall’infanzia di Raoh nella terra dei demoni.
Purtroppo la differenza con l’opera originale si sente molto e Raoh è dominato da una forte discontinuità qualitativa nel corso del cinque volume.
Innanzitutto la parte grafica ha un forte peso nella qualità complessiva, lo stile di Osada è troppo lontano dallo stile realistico di Tetsuo Hara e mal si sposa con l’ambiente post-apocalittico che caratterizzava Ken, troppo poco sentito in questo spin off, l’impressione generale è di star leggendo uno shonen qualsiasi e non un manga legato ad un vero e proprio classico con tanto di espressioni caricaturali e deformed, totalmente fuori contesto. Personalmente ci avrei visto meglio artisti tipo Miura, Inoue o Ikegami ma è chiedere troppo per un progetto del genere (o forse no?)
Caratterialmente Raoh è solo la pallida imitazione del personaggio carismatico e dalle tante sfaccettature visto nella serie originale e difficilmente si può attribuirne la colpa alla sua gioventù (proprio grazie ai flashback visti in Ken). Osada si concentra troppo sull’intento di Raoh, la conquista del cielo riportata nel titolo, che finisce con l’essere ripetuta fino allo sfinimento.
Non è chiaro se Osada abbia voluto realizzare un prequel o una storia parallela, alla fine è entrambe le cose ma rimane un grosso punto interrogativo. Cosa ha aggiunto di veramente nuovo? Poco e niente.
La prima metà della serie effettivamente cerca di approfondire la storia di Raoh svelandoci alcuni retroscena ma come scritto poche righe fa la qualità è discontinua, l’incontro con il cavallo Re Nero (vol.1) è forse uno dei punti più bassi dell’intera storia, mentre sono molto interessanti le vicende legate alla tregua con Souther, la cattura di Toki e alla nascita della città prigione Cassandra e il suo capocarceriere Uighur e lo scontro con Ryuro (personaggio creato per l’occasione appartenente a Nanto) condito da dialoghi molto interessanti (il tutto nei volumi 2 e 3).
Nella seconda metà, dopo lo scontro con Ryuro, gli eventi inizieranno a correre parallelamente a quelli della serie madre introducendo altri personaggi provenienti da essa. Se nel caso di Ryuga la sua parte ha un ruolo ben preciso non si può dire lo stesso di altri, la vicenda che vede protagonista Reina alle prese con Juda e i suoi discepoli non offre nessun contributo alla vicenda se non quello di mostrare, seppur brevemente, Mamiya. Idem per quanto riguarda Jagi (o Jagger nella vecchia traduzione). Citazioni eccessive e inutili ai fini della trama.
Complessivamente l’opera, nonostante alcuni errori di continuity, supera abbondantemente la sufficienza, ma proprio come il personaggio di cui porta il nome Raoh, il conquistatore del cielo deve scontrarsi con Ken il guerriero, uscendone nuovamente sconfitto.
Per l’edizione italiana Planet Manga ha deciso di non utilizzare i nomi della precedente traduzione commettendo un grosso errore a mio parere. La decisione sarebbe stata maggiormente condivisibile se si fosse trattato di una serie in cui i nomi originali erano stati fortemente storpiati (tipo i Cavalieri dello Zodiaco) ma non è questo il caso. Ken il guerriero è un vero e proprio cult i cui protagonisti, Raoul, Julia, Jagger e altri, sono entrati veramente nel cuore dei suoi fan e non Raoh, Jagi e Yuria.
[…] nella serie classica sarebbero state totalmente fuori luogo (un pò come le espressioni deformed in Raoh, il conquistatore del cielo) qui riescono a trovare una loro dimensione essendo la storia ambientata a prima della catastrofe e […]
Ho scoperto questo tuo post solo oggi mentre facevo delle ricerche su questo manga di cui parlerò domani!
Sappi che lo linkerò per tutti quelli che vorranno un’opinione seria! XP
Gli albori del blog 😆 un altro me praticamente
In effetti mi sono reso conto solo dopo che sono già passati otto anni! Beh, eri comunque professionale già allora! 😉
[…] capitato qui con l’intenzione di avere un’opinione più argomentata, vi rimando al post Raoh, il conquistatore del cielo – Recensione scritto da Alberto nel 2013 sul suo blog […]