Breaking Bad – La strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni

Breaking Bad – La strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni

Dieci anni fa si concludeva Breaking Bad, una delle serie più popolari, acclamate e influenti degli ultimi vent’anni. Tanto da essere omaggiata anche in un film Disney, incredibile, vero?

Personalmente non sono mai stato uno che salta sul carro dei vincitori. Spesso preferisco approcciarmi a qualcosa quando l’hype è calato, a mente fredda e senza possibili influenze esterne. Per Breaking Bad ci ho impiegato quasi dieci anni a convincermi a vederla e ne è valsa veramente la pena.

La serie creata da Vince Gilligan parte da un idea semplicissima. Cosa faresti per la tua famiglia se un giorno scoprissi che ti restano solo pochi mesi di vita?

Walter White (Bryan Cranston) è un eccellente chimico che ha contribuito ad una ricerca premio Nobel, tuttavia è solo un professore del liceo di Albuquerque. La sua situazione familiare è a dir poco disastrata, non è infelice ma sicuramente in grandi difficoltà. Non vivono nell’oro, il figlio è affetto da paralisi celebrare e costretto ad usare delle stampelle e sua moglie è in attesa di un secondogenito. Per portare a casa qualche spiccio in più lavora ad un autolavaggio dove viene umiliato dai suoi stessi studenti.

D’altra parte suo cognato Hank è un agente della DEA, un uomo di successo quanto sgradevole nei comportamenti. Tutto il contrario della vita monotona e insoddisfacente di Walt.

Un giorno Walt ha un malore e scopre di avere un cancro in stato avanzato ai polmoni incurabile e un aspettativa di vita di al massimo due anni.

Ovviamente il mondo gli crolla addosso. Cosa può fare per lasciare qualcosa alla sua famiglia?

Ricapitolando, abbiamo un esperto chimico totalmente disperato che vive nella città americana con il più alto tasso di spaccio di metanfetamina degli USA. Da professore sfigato a Scarface è un attimo. E non nomino Scarface a caso.

Al di là della discutibile scelta fatta da Walt personalmente un po’ mi ci rivedo in lui. Non avete mai avuto la sensazione, non dico di sprecare la vostra vita, quello no, ma di essere perennemente sottovalutati? Non presi sul serio nonostante siate veramente bravi in qualcosa? Beh, io un po’ si.

Vince Gilligan e soci sono stati bravissimi a farci empatizzare con Walter White, nonostante le sue pessime scelte. Primo tra tutti il voler iniziare la sua nuova “attività” con il suo ex studente Jesse Pinkman. Jesse (Aaron Paul) è una vera e propria mina vagante, se può scegliere tra il fare la cosa giusta e quella sbagliata state tranquilli che farà quella sbagliata. Ed essenzialmente è lui a far da motore a qualsiasi evento della serie.

Breaking Bad

Il bello di Breaking Bad è che ti cattura sin dall’inizio. Le prime immagini già sono surreali con questo uomo in mutande e con indosso una maschera antigas alla guida di un camper e delle sirene in lontananza. Le prime puntate, diciamo un po’ tutta la prima brevissima stagione, sono caratterizzate da situazioni e umorismo grottesco, quasi macabro. Per certi versi è una serie molto fumettosa, da fan di Garth Ennis (il creatore di The Boys fumetto per intenderci) ho rivisto molte situazioni e personaggi sopra le righe tipiche delle storie che scrive l’autore irlandese. Pensate ai Salamanca o a Saul Goodman. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad un western moderno intento parodizzare i crime drama. E tutto questo è in perfetto stile Ennis.

Breaking Bad

Lo stesso Walter White è un personaggio molto fumettoso con il suo nome allitterato e una doppia identità da gestire. Immaginate un Peter Parker disperato che anziché diventare un eroe decide di diventare una sorta di antieroe, o almeno pensa di esserlo. Insomma, tutte cose con cui vado a nozze.

Con il proseguire della serie e l’ascesa a signore della droga di Walter è tutta un escalation di violenza fino a sfociare nella tragedia totale.

Breaking Bad esce nel 2008, in un periodo in cui andavano forte gli antieroi nelle serie tv. I Soprano si erano conclusi l’anno precedente, nel 2006 aveva debuttato Dexter. Vince Gilligan sembra attingere da questi due titoli per la creazione di Walter e Jesse, oltre che a Scarface di Brian De Palma ovviamente. Walter e Jesse hanno un rapporto molto simile a quello di Tony Soprano e suo nipote Christopher, una sorta di relazione tossica in quello che è a tutti gli effetti un rapporto padre-figlio. D’altra parte Dexter e Walter sono accomunati dal giustificare le loro azioni con una causa nobile. Con la differenza che Dexter Morgan era onesto con il pubblico sin dal principio, consapevole della sua condizione di mostro psicopatico, e compie un percorso quasi inverso rispetto a quello di Walter.

Questo nascondersi dietro un nobile ideale per giustificare azioni egoistiche ed orribili, perché di ego si tratta, è un aspetto comune di molti degli iconici protagonisti di Breaking Bad. Walter lo abbiamo già detto ma si tratta anche di Mike, Gus Fring (un gigantesco Giancarlo Esposito) e persino Hank.

C’è sempre una giustificazione per le azioni sbagliate di questi personaggi, o così vogliono raccontarci. Però la serie non intende mai farci la morale e non risparmia veramente nessuno.

Il tutto condito da una scrittura eccellente, un cast azzeccato, personaggi carismatici e puntate a dir poco memorabili con trovate narrative veramente uniche. Basti pensare all’episodio della mosca o l’intera seconda stagione e quel maledetto peluche nella piscina di Walt con la polizia scientifica sul posto.

Insomma, prendete Ned Flanders, lo mischiate con Scarface, ci aggiungete una scrittura alla Garth Ennis e otterrete un piccolo capolavoro della serialità contemporanea che migliora di stagione in stagione, ad oggi ancora insuperato se non dal suo stesso spin-off.

Astenersi moralisti.

Classificazione: 4.5 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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