The Walking Dead Compendium 1 – Recensione

The Walking Dead Compendium 1 – Recensione

Svegliarsi da un coma in un letto d’ospedale, totalmente solo, ed essere catapultati in un incubo, intorno solo morte e putrefazione. Così inizia The Walking Dead, la serie ideata da Robert Kirkman ed illustrata da Tony Moore per i primi 6 episodi e da Charlie Adlar nei successivi. La serie pubblicata da Image Comics dal 2003 sin dai primi numero riesce ad infondere nuova linfa vitale ad un genere… morto!

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La serie ripropone alcune caratteristiche dello zombie moderno, così come lo conosciamo almeno negli ultimi venti anni. niente a che vedere con il vudù (per chi non lo sapesse il concetto di zombie nasce proprio dal vudù) ma ancora una volta alla base di esso troviamo un virus che rianima i corpi dei morti, li rende famelici di carne viva e che trasmettono il virus tramite morsi e graffi che si è diffuso dappertutto causando un apocalisse zombie. Esattamente come ormai siamo abituati da titoli come Resident Evil, Io sono leggenda (il film, non il romanzo), 28 giorni dopo, con quest’ultimo in particolare condivide la diffusione del virus durante il coma del protagonista.

Quindi in cosa differisce da altri titoli del genere? È chiaro sin da subito che l’intenzione dell’autore non è quello di concentrarsi sull’azione tipica del survival horror ma sull’aspetto umano, più George Romero e meno Resident Evil.

Certo si lotta per la sopravvivenza ma la cosa veramente importante è come adeguarsi a questa nuova vita, quindi nessun gruppo di ammazza zombie armati fino ai denti che si fanno strada per la salvezza attraverso orde di morti viventi ma un gruppo di persone comuni, spesso unite semplicemente dal fatto di essere vivi, costrette a collaborare per rimanere tali, affidandosi a quello che capita, con un numero contato di armi e un numero ancora minore di persone in grado di usarle.

In un mondo ormai privo di governo, di legge, in totale balia di se stesso, dove è la violenza a regnare, dovranno cercare di ristabilire e ricreare una sorta di società ma è indubbio che non potrà essere come prima.

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Nei primi episodi quello che sembra essere solo un attacco eccessivo di gelosia non è altro che il primo passo per il vero tema portante di tutta la serie, quello che la rende diversa dal resto del genere: la violenza dell’uomo. Negli altri titoli del genere siamo stati abituati ad assistere al confronto uomo-zombie, dove gli zombie rappresentavano il male, il nemico da superare, da eliminare, cone le armi o con una cura per il virus di turno; in Resident Evil i creatori del virus sono arrivati ad elevarsi al di sopra dell’uomo, rinunciando alla loro umanità, tramutandosi fisicamente in mostri, così da creare ancor di più questo distacco. In The Walking Dead si riporta l’attenzione sulla critica sociale, è l’uomo stesso ad essere il vero mostro.

Con il proseguire della serie i protagonisti si troveranno ad affrontare un escalation di violenza e crudeltà scaturita da altri uomini, tra torture, mutilazioni e omicidi, che avrà il suo apice nella lunghissima saga di Woodbury, guidata dal folle e sadico Governatore. I protagonisti stessi non sono esenti da questa caratteristica, basti pensare alla tortura/vendetta da parte di Michonne nei confronti del Governatore, diventando sempre più indifferenti di fronte alla morte e al sangue, e capaci loro stessi di commettere atrocità per salvarsi la vita, bambini compresi, che si tratti di uccidere uno zombie o un altro essere umano. Ovviamente la cosa non vale per tutti i personaggi, ma ognuno vivrà la cosa a proprio modo, ma sicuramente tutti ne usciranno induriti… sempre se ne usciranno.

La storia coinvolgente di Kirkman tiene incollato il lettore in una morbosa voglia di sapere come i protagonisti della storia si salveranno ma soprattutto chi non ce la farà, in un susseguirsi di colpi di scena e dialoghi trascinanti, il tutto condito da un roster di personaggi ottimamente caratterizzati e coadiuvato dagli ottimi disegni in bianco e nero di Charlie Adlar, capaci di rendere ancora più cruda la narrazione di uno dei fumetti più belli degli ultimi anni che è riuscito ad imporsi in un mercato come quello statunitense dominato soprattutto dai supereroi.

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LA SCHEDA

Titolo: The Walking Dead Compendium Volume 1
Edizione italiana: Z come Zombie, saldaPress, 2012
Edizione originale: The Walking Dead #1-48
Storia: Robert Kirkman
Disegni: Tony Moore (TWD #1-6), Charlie Adlard (TWD #7-48)

Formato: brossurato, 1092 pagine

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

5 Risposte a “The Walking Dead Compendium 1 – Recensione”

  1. La forma più azzeccata di Kirkman nel citare e allo stesso tempo ricostruire un genere è stata proprio quella di esplorare davvero le vite degli umani che si trovano dentro questa situazione disperata. Sono pienamente d’accordo sul punto cruciale della malvagità dell’uomo e del piacere nella cattiveria! Spero vivamente che però la serie trovi prima o poi una fine degna e che non diventi uno “pseudo-comics ” visto che è cominciato così bene.

  2. Me la ricordi questa recensione un giorno, quando comprerò, leggerò e farò un post di questo compendium? Così torno a leggere. Potrebbero volerci ancora anni 😩
    Anche se mi sa che tutte le storie di questo volume già le ho lette tutte, ero arrivato intorno al decimo TP se non ricordo male, forse poco dopo (se non ricordo male avevano incontrato baffo dopo che era quasi successa quella cosa a Carlo).
    Saluti a presto!

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