Marvel’s Spider-Man – Recensione

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A circa un anno e mezzo dalla sua uscita ho potuto finalmente giocare a Marvel’s Spider-Man e ne sono rimasto totalmente rapito. Non è il primo videogioco sul personaggio che ho avuto la fortuna di giocare ma indubbiamente il più bello!

Figlio illegittimo della fortunatissima saga di Batman della Rocksteady, lo Spider-Man della Insomniac è tutto ciò che Batman: Arkham Knight poteva essere ma non è stato: un fighissimo gioco open world dove la città, New York, è viva e ci si diverte a fare il supereroe interagendo anche con le persone che la vivono e non solo con i criminali.

Il gameplay è molto simile a quello dei vari Arkham, con un sistema di combo in cui si possono alternare colpi in mischia con i vari gadget in dotazione e la schivata dei colpi, qua ancora più contestualizzata grazie al senso di ragno che avverte il protagonista dei pericoli, con un pizzico di Assassin’s Creed per quanto riguarda le scalate dei palazzi, ovviamente più veloci sempre grazie ai poteri di ragno.

Non è il primo gioco a derivare in qualche modo da un progenitore ma la linea tra ispirazione e plagio è molto sottile, se ripenso a Dante’s Inferno per esempio non riesco a fare a meno di pensare che sia semplicemente un God of War (il primo intendo, non quello per PS4) camuffato e multipiattaforma (GoW è esclusiva Sony), invece Marvel’s Spider-Man pur riprendendo diversi elementi della saga di Arkham riesce ad avere una propria identità, il team di Insomniac Games ha imparato al lezione e l’ha fatta sua creando un gioco coinvolgente sotto ogni punto di vista.

La mappa è davvero enorme ma si può viaggiare da un estremo della città all’altro in pochissimi minuti oscillando tra i palazzi e i grattacieli con le ragnatele, acquistando sempre più velocità con l’avanzare del gioco, non senza incontrare alcuni crimini da sventare, per i più pigri invece si può prendere la metropolitana ma così si perde tutto il divertimento, perché diciamo la verità, è bello giocarlo anche solo per stare un po’ di pattuglia e svolazzare di qua e di là in attesa di qualche crimine, ma anche solo per visitare luoghi cult dell’Universo Marvel come l’Avengers Tower, il Sancta Santorum del Dottor Strange, l’agenzia investigativa Alias e il Bar senza nome. La campagna si compone di una missione storia principale (e che storia!) e diverse missioni secondarie… su cui c’è un po’ da lavorare per il secondo capitolo ormai sicuro. Si perché insomma le missioni principali prevedono un alternarsi di pedinamenti, inseguimenti, missioni stealth e ovviamente tante ma tante mazzate, a cui però per variare un po’ hanno aggiunto qualche intermezzo in cui è possibile usare Peter Parker, e operare in semplici giochini “scientifici” che in realtà sono dei puzzle game, Mary Jane e Miles Morales, devo ammettere però che le missioni con questi ultimi erano a tratti noiose, c’è un bell’abisso che separa l’usare i poteri di ragno e l’impersonare persone normali, per fortuna le varie missioni non sono mai lunghe, anzi è tutto piuttosto veloce e non richiede mai troppo impegno. Le missioni secondarie invece sono cose piuttosto semplici ma anche ripetitive, fatta eccezione per quella riguardante Tombstone, avessero osato di più inserendo missioni secondarie con alcune sottotrame e altri personaggi e l’avrei apprezzato di più, alla fine queste missioni secondarie si riescono ad esaurire in un oretta di gioco se tutto va bene. A questo rimediano un po’ le prove di Taskmaster. Per il completamento della campagna al 100% poi ci sono una miriade di voci crimini divisi tra crimini teppisti, crimini Demoni, crimini Sable, il problema è che sono tutte uguali tra loro, cambiano solo le gang di appartenenza e il fatto che sono sempre più ostici da battere, e questa è la parte più noiosa del gioco, idem per quanto riguarda i covi, tra covi Fisk, Demoni e basi Sable. Non mancano poi i classici collezionabili.
Tutte queste missioni, prove, crimini e collezionabili però servono a far guadagnare svariati punti, di diverso tipo, che possono essere spesi per acquistare miglioramenti gadget, abilità e costumi alternativi. Costumi che a loro volta sbloccano alcuni poteri esclusivi (ma poi equipaggiabili anche mentre si indossano altri costumi), così diversamente da, scusate ancora una volta il paragone ma viene naturale, con Batman, ma anche altri giochi su supereroi del passato, il costume alternativo non è più una cosa puramente estetica ma utile a migliorare il gameplay e a potenziarsi per la lotta.

Per i completisti non si tratta di niente di insormontabile e anche per coloro che si annoiano più in fretta fortunatamente son sempre cose fattibili nel giro di poco, nel complesso credo di aver completato il tutto nel giro di un mesetto giocando un paio di ore quasi tutti i giorni, trofei completi. Trofei che possono deludere un po’ i cacciatori di trofei platinatori seriali data la loro semplicità, per intenderci come difficoltà siamo più dalle parti di un qualsiasi gioco Lego che da quelle di un God of War.

A questo mesetto (da due ore a sera) aggiungiamoci la campagna DLC “la città che non dorme mai” divisa in tre capitoli, i meccanismi sono identici, storia principale, crimini vari da sventare e le prove ma questa volta da parte della folle Screwball, apparentemente un in più, almeno dal punto di vista del gameplay, ma fondamentale per il proseguimento della storia perché dubito che nel seguito potranno ignorare gli avvenimenti di questi DLC.

Ed infine veniamo alla storia. Mai, e sottolineo MAI, ho provato un gioco di Spider-Man con una storia così bella, anzi non esagero nel dire che la storia di questo videogame si mangia a colazione quella degli ultimi film del personaggio, forse persino di tutti i film. La storia pesca a piene mani dalla mitologia di Spidey, soprattutto dalla tanto discussa run di Dan Slott, e la fa sua prendendosi i suoi rischi, cambiando cose dove necessario e adattandone altre. Spider-Man è già in attività da diversi anni ma per esempio non ha mai affrontato Green Goblin o Doc Ock, ed inizia con lo scontro finale tra Spidey e Wilson Fisk, che si conclude con l’incarcerazione del boss criminale, evento che porterà squilibrio tra le gang criminali della città che daranno vita ad una lotta tra bande per il controllo della malavita, innescando una serie di eventi che finiranno con il coinvolgere personalmente il nostro eroe. Tutto è nuovo ma senza stravolgere gli archetipi e la mitologia del ragno, mitologia anzi che viene arricchita, i personaggi principali sono davvero ben caratterizzati e tutto ti porta ad empatizzare con loro, vorrei approfondire la cosa ma finirei col farvi spoiler e non è il caso.

Non manca qualche difetto, probabilmente dovuto alla sua natura di gioco open world e alla grande quantità di dati da elaborare, per esempio mi sono trovato buggato un paio di volte, una delle quali mi ha costretto a riavviare la partita dall’ultimo salvataggio, fortunatamente salva automaticamente al raggiungimento degli obiettivi e non ha salvato nel bel mezzo del nulla all’interno di un palazzo. Altri piccoli problemi li ho trovati nei movimenti, a volte nello scalare si ferma in punti che dovrebbe superare tranquillamente, di solito quando c’è da cambiare direzione da verticale a orizzontale, ma sono difetti insignificanti rispetto a tutto il resto.

In conclusione uno dei giochi più belli e divertenti degli ultimi anni, sicuramente da provare, se siete fan del ragnetto vi farà impazzire, se non lo siete almeno vi divertirete.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

5 Risposte a “Marvel’s Spider-Man – Recensione”

  1. Questo lo devo ancora giocare – appena uscito, più o meno, me l’ha fatto provare un amico e l’ho trovato strepitoso.
    Non vedo l’ora di giocarci, ma prima voglio finire un altro titolone, Horizon ^^

    1. Pensa, Pietro, io le capacità non le ho mai avute, ma in qualche modo me la cavo quasi sempre 😉
      Con gli anni, i giochi hanno sviluppato design sempre più funzionali, evitando difficoltà noiose e gratuite: se non punti a giochi competitivi, te la puoi cavare senza troppa pratica.

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