Dante’s Inferno – La retrorecensione

Dante's Inferno
Dante’s Inferno
è quel videogioco dell’ormai lontano 2010 che hai sempre guardato con un misto tra curiosità e sospetto, dovuto alla somiglianza con quel God of War in esclusiva su PlayStation che tanto ti era piaciuto, ma che non hai mai comprato fino al giorno in cui non ti è capitato per le mani un buono acquisto unito ad una scarsa varietà di titoli.

La trama in breve (da wikipedia): Il giocatore controlla Dante, un veterano della terza crociata, che ha lasciato la sua amata Beatrice e cerca di salvare la sua anima da Lucifero, che ha bisogno di essa per liberarsi dall’Inferno e tentare nuovamente di riprendere il Trono di Dio. Nel suo viaggio attraverso i terribili cerchi dell’Inferno, Dante si confronta con i propri peccati, il passato della sua famiglia e i suoi crimini di guerra.

Così dopo averlo finalmente giocato ti rendi conto che le somiglianze con il gioco di casa Sony vanno ben oltre, Dante’s Inferno infatti rasenta il plagio e difficilmente lo si può giustificare dicendo è lo stesso genere. Street Figher e Mortal Kombat appartengono allo stesso genere eppure sono così diversi. No, Dante’s Inferno è in tutto e per tutto identico a God of War: atmosfere, ambienti, musica, gameplay, persino le inquadrature fanno pensare a God of War. Ma c’è da ammetere che quelli di Visceral Games hanno fatto un buon lavoro, tutto il copiabile è stato copiato bene (forse un po’ all’insegna dell’esagerazione: se Kratos poteva cavalcare dei giganti Dante può cavalcare mostri ancor più grandi, per non parlare del cerchio dei lussuriosi), la grafica è ottima e tecnicamente impeccabile tranne per le sequenze di lotta in cui Dante risulta legnoso e vistosamente meno fluido e agile rispetto a Kratos. Quello che non potevano copiare ahimè era una trama avvincente con un protagonista carismatico. L’idea in sé di rielaborare la Divina Commedia in chiave fantasy/horror è più che buona ma rovinata da una trama stracolma di buchi ed eventi forzati, come l’incontro con la Morte ad inizio gioco totalmente ingiustificato se non per dotare il protagonista della propria arma. Lo stesso look di Dante è chiaramente un tentativo di imitare la cenere e i tatuaggi caratteristici di Kratos, in particolare la croce che si è cucito da solo sul petto rimasta ad oggi senza una motivazione, c’è solo una teoria sul detto portare una croce sul petto riferita ai peccati ma rimane lo stesso inspiegata nella storia del gioco per cui una teoria vale l’altra. Quindi se possiamo passar sopra al gameplay pressochè identico a God of War non possiam far finta di niente su una trama ed un personaggio privi di personalità.

Dante’s Inferno fu creato appositamente (e indubbiamente in modo voluto) su modello di God of War proprio per permettere di giocare ad un titolo simile anche chi non era in possesso di una consolle PlayStation che difficilmente può colpire chi ha già giocato all’eslcusiva Sony ma tutto sommato un buon gioco per tutti gli altri.

E ora scusate ma mi è venuta voglia di giocare a God of War.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

Una risposta a “Dante’s Inferno – La retrorecensione”

  1. Io ho giocato solo un God Of War sulla PS2, e essendo passato mella settima generazione alla Microsoft non ho potuto recuperare i nuovi GOW, ma appena ho visto questo titolo, ho riconosciuto le atmosfere e l’ho preso. Non mi è dispiaciuto, titolo sufficente tutto sommato. Una cosa che ho amato è stato il design dei nemici comunque.

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