Harleen – Recensione

Harleen Panini Comics

Il volume unico scritto e disegnato da Stjepan Šejić edito da Panini Comics sotto etichetta DC Black Label reinventa le origini di Harley Quinn staccandosi dalla continuity attuale che la interpreta come antieroina (o proprio un’eroina particolare) ma anche da quella precedente in cui il personaggio originale vedeva luce esclusivamente come villain.
“La dottoressa Harleen Quinzel è una giovane psichiatra decisa a trovare una cura per la follia che flagella Gotham City. Le sue teorie sono rivoluzionarie a per provarle dovrà studiare le menti disturbate dei detenuti più pericolosi dell’Arkham Asylum. Più tempo passa con i suoi pazienti, però, più viene attratta da uno di loro in particolare…e più si allontana dalla realtà.”

I puristi del personaggio già alla prima frase immagino che si saranno fatti una grassa risata che comprendo molto bene, io stessa quando lessi a suo tempo l’annuncio di questa miniserie e dell’autore/disegnatore che l’avrebbe scritta storsi non poco il naso, mi sembrava l’ennesimo tentativo di legittimare la necrofilia (si è la parola giusta) perpetrata sul personaggio negli ultimi dieci anni un po’ in ogni tipo di media, con risultati tra il pessimo, il trash e il passabile, conoscendo poi la propensione di Šejić tramite i suoi profili social e le sue gallery alla coppia Poison Ivy/Harley avvertivo già il pericolo all’angolo riguardo la solita ipocrisia di autori e lettori sul paragone delle due accoppiate, eppure ci siamo salvati miracolosamente! Certo, il progetto originale di questo “Harleen” era di continuare con questo universo dopo la storia d’origine e arrivare proprio a quel punto, per carità magari per una volta nei fumetti questa relazione sarebbe stata raccontata con logica senza rendere Ivy “la ragazza santa di..” ma per fortuna non lo sapremo in tempi brevi se non mai, quindi ci godiamo la parte della storia dell’arlecchina decisamente più interessante.
Negli ultimi anni a causa del perbenismo crescente e della paura di offendere anche il muschio sui muri o non sia mai di dare il cattivo esempio (che vale chiaramente solo quando riguarda le femmine), personaggi che evolvono o si sviluppano tramite parabole discendenti, pessimistiche e di conseguenza immorali e scorrette vengono trattati raramente e talvolta mal gestiti (e guarda caso soprattutto se sono femmine), eppure rimangono a parer mio fra le opzioni narrativamente più interessanti, tanto quanto le ben più “amate” (e forse un po’ troppe ad oggi) redenzioni. Harleen di conseguenza è una di queste storie di dannazione e per gli obbiettivi che si pone una di quelle che avrei sempre sognato di leggere fino a qualche anno fa, un Mad Love più approfondito, più lungo, più tormentato e conflittuale, verrebbe persino da dire più realistico se poi fosse veramente così. In pratica l’idea migliore di questa miniserie è al contempo il suo difetto, sottile e mai insormontabile, tuttavia innegabile. Šejić presenta una storia coesa, sa dove vuole andare a parare e le lacune da scrittore acerbo pesano poco nel complesso, in alcuni casi riesce anche nasconderle, prende due personaggi come Harleen Quinzel e Harvey Dent simili nei nomi e nella storia in questo caso basata sulle buone intenzioni iniziali e crea poi dei paralleli interessanti e approfonditi quanto basta, coinvolge con misura e nei momenti giusti anche Batman durante lo svolgimento dell’intera vicenda, nel complesso Harleen è veramente un’opera piacevole, con qualche taglio in più in certi momenti stagnanti avrei detto un must per gli amanti del personaggio, attenzione lo rimane comunque pur considerando che è un elseworld.
Quello che ho apprezzato di più è l’omaggio voluto allo stile narrativo e visivo dei romanzi rosa riprodotto in alcune vignette (anche l’aspetto più attraente del solito di Joker ne è una prova), infatti mi piace molto ciò che l’autore afferma nelle note finali a tal proposito dove presenta la storia di Harley proprio come un romanzo rosa ma al contrario, una Bella e Bestia dove è la Bella che si trasforma, interpretazione efficace in questo caso e in altri casi simili letterari o di fiction in cui purtroppo per via di quello che scrivevo qualche riga fa autori e lettori trovano ancora tabù o tendono a non osare; ma è a questo punto che arriva anche qualche nota dolente, un lettore più navigato nota subito le piccole e grandi contraddizioni di base, le piccole per ingenuità narrative, faccio l’esempio più stupido: se mi presenti Harley come una psichiatra brillante, nel momento di maggiore coscienza di un esaurimento nervoso, di insonnia e quant’altro mi aspetto almeno l’uso di medicinali in merito anche fosse la tisana della nonna, non lo scadere nella dipendenza da caffeina o da alcol come reagirebbe qualcuno di primo pelo, all’inizio può starci ma con il passare delle pagine diventa una fragilità scritta in modo superficiale e frettoloso se non addirittura fastidioso e come questo esempio ci sono altre piccole sviste sparse, tirando fuori invece la contraddizione più grande che trovo un po’ in modo oggettivo e un po’ in soggettivo è la scelta della caratterizzazione di Harley e di conseguenza del rapporto malato col Joker, se infatti Dini nell’originale Mad Love ci teneva a specificare come Harleen avesse un lato oscuro già prima del Joker, in questa storia invece l’approccio scelto (e per carità legittimo) risulta quello molto più comodo della ragazza timida ed emarginata, una studiosa normalissima la cui unica macchia passata era l’essersi intrattenuta un po’ troppo col professore universitario di cui si era veramente innamorata (non farci cose con l’ambizione di prendere voti alti), e come ciliegina sula torta presentare la relazione con Mr. J come la tipica storia della sindrome da crocerossina e il risultato è qualcosa di molto meno coraggioso e più banale rispetto al passato perpetrando quindi l’usanza dal new 52 in poi di “ripulirla” in qualche modo, all’inizio può funzionare l’autoconvincimento che ogni atto trasgressivo sia compiuto unicamente in favore di studio o lavoro ma poi, citando appunto il topos narrativo da Bella e Bestia la consapevolezza della Bestia di cambiare in favore della Bella arriva anche prima di un eventuale trasformazione, in Harleen questo non succede mai veramente, non c’è una presa di coscienza se non nell’unico momento estremo del racconto in cui non ci può essere più un ritorno allo status quo, insomma si passano tante pagine a ripetere più o meno gli stessi pensieri per poi far esplodere tutto in una frazione di secondo senza che ci sia veramente una sorte di liberazione ma soprattutto viene meno la scelta che dovrebbe fare la ragazza, insomma la relazione finisce per diventare la solita storia di una manipolazione, sicuramente riuscita, sicuramente coerente ma la famosa affermazione sul romanzo rosa al contrario l’ho vista un po’ lontana, se non altro abbiamo almeno un leggero e involontario cambiamento anche nel Joker, tramite un discorso tra Batman e Alfred capiamo che seppur impercettibilmente da parte del clown entrambi i soggetti si sono “infettati” a vicenda il che per una storia moderna è già tanto e in qualche modo riequilibra le parti.

Ricapitolando, è la storia che ho sempre sognato di leggere sulle origini di Harley? No.

Mi è piaciuta e vale la pena comprarla? Assolutamente si! Nonostante i suoi difetti è veramente un’idea interessante che rimane una versione alternativa piacevole e che comunque nella sua banalità riesce a rimanere fuori dagli schemi veramente troppo politici e perbenisti addossati negli ultimi tempi al personaggio.

Classificazione: 3 su 5.

Titolo: Harleen
Edizione italiana: Harleen, 2020, Panini Comics
Edizione originale: Harleen #1-3, 2019, DC Comics
Storia e Disegni: Stjepan Šejić
Formato: cartonato con sovracoperta
Prezzo: € 26

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2 Risposte a “Harleen – Recensione”

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