Ghost of Tsushima – Recensione

Ghost of Tsushima – Recensione

La recensione breve di Ghost of Tsushima, il videogioco d’avventura e stealth sviluppato dai tipi di Sucker Punch, quelli di Sly Cooper e Infamous, ispirato alla prima, fallimentare, invasione mongola del 1274.

Come uno Spettro

Il giocatore veste i panni di Jin Sakai, ultimo erede del clan Sakai, è l’unico sopravvissuto della battaglia che ha visto i samurai guidati da suo zio, Lord Shimura, sterminati dai mongoli guidati da Khotun Kahn e sbarcati sull’isola di Tsushima. In fin di vita, Jin viene salvato dalla ladra Yuna, e vedendo l’isola ormai in mano agli invasori si rende presto conto che non può farcela da solo continuando a seguire alla lettera la via del Bushido, ma che dovrà essere più silenzioso e furtivo per salvare suo zio, tenuto prigioniero da Khotun Kahn, dovrà diventare uno Spettro.

Assassin’s Creed Samurai?

Essenzialmente Ghost of Tsushima non è molto diverso da un qualsiasi Assassin’s Creed moderno. Open world, racconto principale, racconti secondari, mappa molto grande (ma non quanto quella di AC Odyssey o Red Dead Redemption 2), una piccola componente GDR, combattimenti, fortini da conquistare e mille altre attività da fare durante il viaggio. Se si fosse intitolato Assassin’s Creed Samurai e fosse stato sviluppato da Ubisoft probabilmente non sarebbe cambiato nulla. Insomma non ha niente di davvero innovativo se non qualche piccolo dettaglio. Che non significa che non abbia un buon gameplay, tutt’altro, lo ritengo uno dei videogiochi migliori che ho giocato ultimamente. La storia ha svolto un ruolo fondamentale, del genere mai-una-gioia. Mi ha coinvolto veramente tanto, seppur giocata a intervalli molto lunghi perché mi perdevo a fare le altre attività. Fondamentalmente contrappone la nuova strada intrapresa da Jin come Spettro, che si muove in una zona grigia e che lui stesso fatica inizialmente ad accettare, alla via del samurai seguita ciecamente dallo zio. Essere considerato senza onore o esserne schiavi? Un lungo percorso che ci porta a dover compiere una scelta molto difficile alla fine del gioco, in realtà l’unica.

Grafica e conclusioni

Grafica non al meglio. Cioè è molto bella ma da un esclusiva Playstation mi aspettavo qualcosa al livello di God of War o Uncharted 4 e The Last of Us (che per quanto mi riguarda rappresentano ancora il meglio sulla console), specialmente perché l’ho giocato su PS5, i dialoghi li trovo ancora poco naturali ma ci sta e tutta l’esperienza che si vive nel giocare compensa abbondantemente, finito la storia mi aspettano ancora tante attività da completare, la storia DLC e altre modalità da provare.

Classificazione: 4.5 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Gli piace definirsi un amante del buon fumetto. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Appassionato di narrativa di genere in ogni sua forma, che sia scritta o per immagini, in movimento o meno, in particolare di fantascienza.

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