Batman: Cavaliere Bianco – Recensione

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Batman: Cavaliere Bianco segue le gesta dell’uomo conosciuto come Jack Napier, impegnato nella missione di lenire le ferite della città che fino a poco tempo prima terrorizzava. Dopo essersi riconciliato con la sua vecchia partner Harley Quinn, Jack mette in campo una strategia tesa a screditare le persona che egli vede come il vero nemico di Gotham: Batman. La sua crociata mette a nudo decenni di corruzione all’interno della polizia locale, e trasforma Napier in consigliere comunale ed eroe cittadino. Ma quando i peccati del suo passato torneranno a presentargli il conto, la distinzione tra salvatore e distruttore verrà meno sia per Joker che per Batman…

All’apertura della linea Black Label finalmente qualche fan del vecchio universo pre-spazz…ehm..reboot della DC come me (Batman nel mio caso), o grandicello in generale, si è potuto di nuovo interessare tra un annuncio e l’altro a qualche titolo o sinossi che sembrava/sembra interessante, ed è così che mi ritrovo a commentare questa rimpatriata fra amici che non avrei voluto abbandonare all’epoca e che mi ha fatto piacere ritrovare.

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Batman e… il Cavaliere Bianco.

Gli elseworld sono sempre stati interessanti a prescindere nel tempo, poiché si ha modo di vedere o testare quel non so ché di blasfemia che se imposta in continuity ti fa venire l’orticaria, invece in altri ambiti diventa una ventata di aria fresca o quello che addirittura una parte di noi avrebbe sempre voluto vedere in date situazioni o con dati personaggi, abbiamo esempi diventati poi iconici e dei quasi pattumi, come sempre, ora non capisco perché questo Batman Cavaliere Bianco debba per forza essere diviso fra queste uniche due categorie che i webeti evidentemente conoscono.

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Vita movimentata ne abbiamo?

La verità è che White Knight (o Cavaliere Bianco come volete) è una di quelle storie che sta in mezzo. Sean Gordon Murphy non prende certamente un argomento originale se visto con l’ottica della continuity precedente, abbiamo una storiona come “Tornare in Sé” con un incipit molto simile che basta e avanza per millenni volendo, inoltre rende anche il modo di affrontare l’argomento della personalità o psicosi del Joker abbastanza semplice, anzi persino citofonato (vedi alla voce Due Facce), eppure perché allora quando l’ho letto ne volevo improvvisamente di più e quando ne è stato annunciato il sequel era come aver visto Babbo Natale? Perchè smatassato dalle citofonate e da qualche velocizzazione di troppo nel progredire della storia, quello è Batman, il mio Batman, e attenzione non mi riferisco tanto al personaggio quanto al fatto che è finalmente un fumetto, non l’avvento della Madonna ad ogni story-arc. Nonostante gli ovvi cambiamenti attuati in questo nuovo contesto, tra queste pagine c’è un senso famigliare nella relazioni che legano i personaggi, proprio com’era una volta, ritrovare quasi gli stessi rapporti che avevo lasciato anni fa mi ha sicuramente fatto provare nostalgia ma non mi faccio mai prendere da essa per giudicare una storia, non è giusto ed è anche facile. Murphy seppur con quei testi semplici che han fatto gridare allo scandalo sulla scelta di metterlo come autore completo in Black Label (perché oh la Vertigo di ca**ate o cose in fin dei conti normali se non per droga e tette in vista, non ne ha mai pubblicate eh!? NooOOoo figuratiiII!) è riuscito a far trasparire il suo amore per i personaggi e si è messo alla prova divertendosi, senza prendersi sul serio e al contempo senza tralasciare alcune riflessioni per nulla scontate, facendo capire che le idee originali non esistono più effettivamente ma questo non vuol dire che alla fine la storia nella sua completezza non lo sia, un evento singolo o un modo di descrivere un personaggio singolo non determinano per forza tutto quello su cui si regge la baracca e infatti questa mini ci presenta alcune reinterpretazioni curiose e vincenti su personaggi ormai iconici, su tutte il personaggio di Harley Quinn che fa da specchio perfetto al suo Joker in tutti gli aspetti, a proposito di questo, senza spoilerare ma chi ha letto sà: quello che Murphy ha fatto ad Harley nel suo universo, conoscendo benissimo questo personaggio (o almeno quello che era), avrei creduto di non approvarlo e di vederlo come l’ennesima necrofilia ad un personaggio che non ha mai meritato tutto ciò che gli è stato fatto dal 2011 ad oggi, dato poi che sappiamo come la Harley vera ami principalmente il Joker criminale, la piega presa dalla storia potrebbe sembrare proprio quel tipo di necrofilia e invece mi ha convinta! L’essere un elseworld ha sicuramente giovato a questo ma non solo, nella storia il gioco attuato con lei su queste sfumature di personalità è stato trattato in modo toccante, coerente con quanto fatto vedere e sorprendente dal momento che le lascia una parte così importante nella vicenda.

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Il “Mad Love” originale: Harley Quinn/Joker/Batman ossia il triangolo che meritavamo e quello di cui avevamo bisogno.

Murphy insomma nella sua semplicità, e diciamo anche nella sua tamarraggine tra veicoli ovunque e scene d’azione, rimane attento a tenere una coerenza e una convinzione tangibili, reali dell’universo che costruisce, possiamo davvero definirlo il “Murphyverse”, lasciatemi aggiungere che ho apprezzato tantissimo questo voler essere vicino (con le dovute distanze) alla storica serie animata, si nota quanto l’abbia amata e infatti ne omaggia frasi, eventi e personaggi.

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No, non sto piangendo, davvero giuro…

Parlare del comparto grafico di questa sorta di “prima stagione” è quasi inutile, le tavole sono uno spettacolo per gli occhi, il suo disegno non è sicuramente per tutti dal momento che risulta sempre particolare, c’è moltissima cura nelle ambientazioni, nelle atmosfere e anche nei personaggi difatti mi sono piaciuti molto i look di Batman, Batgirl, Nightwing, Joker, bellissimo il Black Scarface e meraviglioso il design delle tute per il GCPD (datemene una please!), davvero, sprecherei solo spazio per scrivere l’ovvio in questo senso.

Voglio solo concludere consigliando questo elsewolrd non solo ai fan di Joker e/o Harley Quinn indipendentemente da pre o post reboot come gusti sui singoli ma anche ai fans della sola serie animata che magari ai fumetti non si mai avvicinati. Una storia piacevole con spunti interessanti che non si fa mancare nulla tra aspetti d’azione, divertenti, romantici, riflessivi, drammatici e disegni da urlo, senza pesantezze e con ottimi contenuti.

Unico difetto? Il nome Jack Napier che non mi ha mai fatto impazzire, ma capisco l’omaggio, no va beh seriamente, sono tanti gli argomenti tirati fuori accattivanti e sempreverdi quando si tratta di Joker e Batman ma che trovano poco spazio per essere sviluppati tutti come si deve, perciò si sentono delle forzature qua e là o passaggi che sembrano troppo veloci, tuttavia l’escamotage finale per togliersi questo malloppo rimane vincente. Insomma per una volta le vendite hanno premiato anche qualcosa di carino e non solo il puro marketing mascherato da qualcosa di più e voi una possibilità non gliela date? Non date retta a chi pretendeva a tutti i costi il nuovo Ritorno del Cavaliere Oscuro et simili (dal momento che non ha mai voluto esserlo) e allora piange o a chi lo definisce una semplice tamarrata priva di tutto e lo scambia per Amore 14, quando fino all’altro ieri sbavava sulla versione low cost (e guarda caso tamarra) del Guanto Nero che faceva giochi di parole come “who’s who?”….e li c’era uno scrittore di mezzo, direi che fa già ridere così.  

Al prossimo Bat-articolo và!! Ciao Budini! 

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come far capitolare una ragazza? Citandole “l’ho quasi ucciso” ovviamente.

 

11 Risposte a “Batman: Cavaliere Bianco – Recensione”

  1. Bella analisi. Trovarsi di fronte ad un’opera valida anche solo nel suo essere “solo un fumetto” è davvero diventata cosa rara. Peccato che cose del genere si perdano nel marasma di produzioni “della Madonna” che invece mensilmente vengono buttate fuori (sia sul pipistrello nello specifico che in genere).

    1. Grazie :). Sì esatto, non voglio dire che anche negli anni 90-80 non fosse così, c’era l’attesa per lo scrittore del momento, come c’erano certe aspettative.. ma non si pretendevano miracoli ad ogni story-arc, capisco anche che nonostante i film (pur parlando di cifrone comunque) i fumetti continuano a non giovarne come vorrebbero e allora si ricerca in tutto e per tutto un alta qualità che il più delle volte si è impossibilitati a dare. Belle storie sì.. ma capolavori sempre è impossibile, dal momento poi che parliamo di personaggi tra un po’ centenari risulta fin ridicolo pretenderlo, nell’epoca poi dei social intrisa di anteprime su qualsiasi cosa è fin facile anche rovinarsi la sorpresa, o capirne il contesto fin prima dell’uscita; vorrei che si tornasse a vivere le cose con più cuore e meno tecnicismo fine a se stesso (certo se poi quando intendono viverle col cuore ti tirano fuori trashate demenziali è un altro discorso, ed evidentemente insegnano loro ai webeti a dividere il mondo in bianco e nero), o almeno che esso non sia la sola ed unica misura. In questo caso leggere spesso in giro che questa storia o il suo sequel valgono esclusivamente solo per i disegni è una balla, dietro c’è qualcosa che arriva, seppur con qualche imperfezione (imperfezioni che anche i capolavori tanto decantati talvolta hanno).

  2. Grazie agli Elswworlds si riesce finalmente a «vedere o testare quel non so ché di blasfemia che se imposta in continuity ti fa venire l’orticaria, invece in altri ambiti diventa una ventata di aria fresca o quello che addirittura una parte di noi avrebbe sempre voluto vedere in date situazioni o con dati personaggi»… Sono queste dichiarazioni, non lapidarie ma convinte, non ricche di quell’inutile sarcasmo social (con cui si ricerca solo la battutona ad effetto, per lo più a scapito della logica e dell’etica di una buona recensione), che ti fanno innamorare di un blogger e ti danno la forza di non perderlo mai di vista, anche quando la folla di tutti gli altri, tanti, che scrivono sembra quella dei giapponesi che quasi bloccavano la vista di Charlotte (il personaggio di Scarlett Johansson) a Bob Harris (quello di Bill Murray) sul finale di Lost in Translation… Ma poi alla fine anche loro si ritrovano ed il loro addio ti strappa il cuore.

    Clarice ed Arcangelo, per me siete entrambi essenziali, come due facce della stessa medaglia, come Ragione e Sentimento, Luce ed Ombra o per dirla in termini cinematografici, come Falco e Lupo, finalmente riuniti a maledizione spezzata.

    Non sempre riesco a commentarvi (la famosa folla di cui parlavo prima), ma quando mi capita è per me importante trasmettere ad entrambi tutta la mia stima ed il mio affetto.

    P.S. Mi sono permesso di consigliare ai ragazzi del sito di Alka Traz Shop di ribloggarvi

  3. Che poi, Jack Napier è un’altra persona mi pare, nel mondo di Bats.
    Però ne comprendo l’omaggio in questo elseword, che sembra anche molto figo, con disegni che oggi non saprei come classificare (ma almeno l’aspetto di Harley Quinn è rimasto fedele, non è il puttanone del film attuale)
    Moz-

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