I Kill Giants – Recensione del film

I Kill Giants filmDal 6 Agosto è disponibile su Netflix il film I Kill Giants di Anders Walter basato sul fumetto omonimo di Joe Kelly e J.M. Ken Niimura pubblicato da Image Comics tra il 2008 e il 2009, vincitore nel 2008 del Best Indy Award di IGN e inserito tra i dieci migliori fumetti del 2009 dalla rivista New York, nonché vincitore del premio Gran Guinigi per la migliore sceneggiatura a Lucca Comics and Games 2011.

Insomma un gran bel curriculum. Ma di che parla I Kill Giants?

Barbara è una ragazzina intorno agli 11, 12 anni, solitaria e vittima di bullismo che nasconde un segreto: di notte da la caccia ai giganti! La giovane si è rifugiata in un mondo di fantasia dove è convinta che dei giganti provenienti da un altro mondo attaccheranno la sua città. Nel frattempo fa la conoscenza di Sophia, sua coetanea appena arrivata dall’Inghilterra e intenzionata a far amicizia con lei, che inevitabilmente finirà col farsi coinvolgere dalla sua “missione”.

Ma dove ho già sentito una trama simile? Ah, ecco, era la trama di Un ponte per Terabithia! Un altro film basato su un romanzo diretto ai più giovani scritto da Katherine Paterson, dinamiche diverse ma il genere è lo stesso, solo che, suonerà impopolare (ma non mi interessa), Un ponte per Terabithia era molto meglio!

Lasciando perdere inutili confronti con gli altri cinecomics in circolazione, che per genere e intenti sono imparagonabili, non basta una morale, un parlare per metafore per raccontare qualcosa di più grande. Ogni riferimento a recensioni esageratissime è puramente voluto. Il senso dell’opera è chiarissimo sin dal principio, il mondo di fantasia nel quale si è rifugiata la protagonista altri non è che una metafora delle sue paure più grandi (esattamente come in Terabithia), le motivazioni dietro al comportamento della protagonista sono piuttosto prevedibili e scontate (non che sia necessariamente un difetto ma nemmeno un punto a suo favore, direi qualcosa di neutrale nel giudizio finale), ma I Kill Giants pecca mancando di qualcosa che ci faccia provare per davvero empatia nei confronti della protagonista, si perché per quanto io sia contro il bullismo Barbara riesce ad essere davvero egoista e odiosa, per non essere volgari, tanto che mi è venuta voglia di tifare per i bulli. Non c’è mai un momento che faccia vedere per davvero Barbara come una vittima, che sia della sua situazione familiare o dei bulli, quanto piuttosto causa dei suoi stessi mali, ecco forse vittima di se stessa è la definizione esatta, ma non basta quello che ha passato a giustificare i suoi comportamenti (come cerca di far intendere Sophie), sarò stronzo io ma in tutto quello che fa nelle quasi due ore di film non c’è niente che mi abbia fatto pensare “oh poverina!”. Inoltre alla protagonista manca un vero e proprio percorso di miglioramento, di crescita. Tutto succede fin troppo in fretta.

Terribilmente lento e noioso, I Kill Giants non riesce nemmeno ad essere minimamente credibile e realistico nell’approccio. La fantasia di Barbara, dal suo punto di vista è ben più di una fantasia, non c’è una vera consapevolezza che tutto questo sia un gioco, non è chiara la linea di confine tra dove finisca la realtà e dove cominci la fantasia, più che di una psicologa sembra aver bisogno di uno psichiatra, metteteci un qualsiasi ospite dell’Arkham Asylum e otterrete lo stesso risultato. Aggiungeteci che qualsiasi persona, o bambina, sana di mente dopo certi episodi e stranezze avrebbe mollato tutto, invece qua assistiamo ad una Sophie che per quanto bambina capace di sognare ad occhi aperti reagisce in modo tremendamente esagerato tra trappole (letali per un uomo) piazzate in giro per i boschi, strani riti, intrugli, animali morti e pugni in faccia.

Non è il genere di storia in sè il problema, non sto dicendo che dopo Terabithia non ci possano più essere storie di questo tipo, non hanno inventato niente di nuovo e non pretendo che rimanga unico, il problema è l’aver totalmente perso il senso della misura, storie mediocri diventano immediatamente dei capolavori (o delle immani schifezze) come niente. Ripeto, non basta che la storia abbia un significato più o meno nascosto, non quando le metafore tendono ad avere la meglio sulla narrazione, come se questa debba esserci a tutti i costi. Probabilmente con una maggiore dose di parti fantastiche, che mi dicono essere più frequenti nel fumetto (che non ho letto), il film ne avrebbe giovato lasciando più dubbi allo spettatore su quel che vede Barbara, se sia davvero reale o solo frutto della sua testa, invece il budget era quel che era e ci si deve accontentare di qualche scena qua e là così da rendere tutto piuttosto prevedibile e scontato.

Ho come l’impressione che tutto il clamore destato da I Kill Giants sia dovuto più al fatto che si tratti di un opera tratta da un fumetto Image, e quindi autoriale e diretto ad un pubblico più adulto o comunque percepito come tale, che non per i suoi reali contenuti, perché se si fosse trattato solo di una semplice storia per ragazzi dubito fortemente che sarebbe stata accolta allo stesso modo.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

9 Risposte a “I Kill Giants – Recensione del film”

  1. Ricordo di aver letto la recensione su quest’opera in un altro blog e non ricordo di averla letta qui..premessa per dire che il fumetto mi aveva veramente affascinato. A inizio della tua recensione mi son detto: “film da vedere subito”. Invece mi ha smontato l’entusiasmo :D. Però possiamo dire che più o meno tutti i film di Netflix sono “diludenti”.

  2. Ciao! Non ho ancora letto il fumetto, né visto il film. La tua recensione è un po’ fuori dal coro (ossia, finora ho letto solo recensioni positive), ma allo stesso tempo mi fa venir voglia di vedere il film per farmi una mia idea. A presto!

    1. Ciao e grazie per il commento! Non è mia intenzione fare il bastian contrario a tutti i costi, anche se spesso e volentieri mi ci ritrovo.
      Colgo l’occasione per chiarire una cosa (lo faccio qua così non devo cambiare il testo), ad un certo punto nella mia rece a rileggermi mi sono accorto che potrei sembrare contraddittorio, nello specifico quando inizialmente dico che non è chiara la linea di confine tra realtà e immaginazione ad inizio articolo e quando poi in chiusura parlo degli effetti speciali dove più scene fantasy avrebbero creato maggiori dubbi giovando al film. Sembra quasi che prima me ne lamenti e poi li richieda, in realtà effettivamente si tratta della stessa cosa ma il risultato per me è diverso, nel fumetto (da quel che mi è stato detto) le sequenze fantasy sono molte di più e lasciano davvero il dubbio al lettore che qualcosa di vero ci sia rendendo anche più efficace la metafora, nel film invece il dubbio riguarda solo quanto la protagonista ci creda a tutta sta storia. Non so se sono stato chiaro, sta cosa tra realtà e fantasia mi si sta aggrovigliando addosso XD ma dovrei leggere il fumetto per confermare la mia tesi.

  3. Anche A Monster Calls parte con le stesse premesse.
    Devo dire che a me intriga comunque, quindi cercherò di recuperarlo.

  4. Si leggono in giro recensioni molto positive ed altre assolutamente negative… lo guarderò per farmi la mia idea, ma non affronto la visione con troppa fiducia visti gli ultimi film di Netflix!

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