Wolf Man (2025) di Leigh Whannell – Recensione

Wolf Man (2025) di Leigh Whannell – Recensione

Abbiamo inaugurato questo 2025 all’insegna dell’horror tra vampiri più o meno raffinati (Nosferatu e Renfield) e i licantropi di questo nuovo Wolf Man.

Come da titolo si tratta dell’ennesimo rifacimento del Wolf Man della Universal, che dopo il floppone del Dark Universe, ovvero un maldestro tentativo di emulare la Marvel lanciando il loro universo condiviso, ha cambiato rotta scegliendo di realizzare film stand alone a basso budget. E dopo il successo de L’uomo invisibile (che ancora non ho visto), Leigh Whannell ci riprova con un altro mostro classico del cinema, che però pare stia floppando forte. Ma dopotutto se un film, bello o brutto che sia, non lo si pubblicizza il risultato non può che essere questo, ad oggi è lo scotto da pagare per poter guardare un film in sala in santa pace senza gente che guarda continuamente il cellulare.

Blake Lovell (Christopher Abbott) è un padre apparentemente perfetto e molto legato a sua figlia Ginger. Non si può dire abbia un rapporto idilliaco con la moglie Charlotte (Matilda Firth). Un giorno riceve una lettera contenente il certificato di morte di suo padre Grady (Sam Jaeger) e le chiavi della casa in cui ha passato un infanzia piuttosto complicata a causa dei modi autoritari e severi del padre. Cosa che evidentemente lo ha segnato. Quale modo migliore per risanare i rapporti se non andando in una casa che porta con se tanti brutti ricordi? Sarcasmo a parte non può che andare tutto in malora, specialmente se in zona si aggira una bestia pericolosa che ferisce Blake. Infetto, Blake inizia una lenta mutazione.

Il tema del film sembra quindi ruotare intorno al male interiore del protagonista, su cui aleggia l’ombra di una figura paterna autoritaria, un male che sembra assediarsi nell’inconscio pronto ad uscire in qualsiasi momento. Dopotutto quando la tua unica figura di riferimento è un padre autoritario la mela non può cadere poi lontano dall’albero. Cosa effettivamente evidenziata da quelli che potremmo definire come alcuni scatti di ira da parte di Blake nei confronti della figlia. Tanto che alcuni lo hanno persino definito woke solo perché demonizzerebbe la figura paterna

Sono d’accordo, non sull’essere woke, ma fino ad un certo punto. Per quanto mi riguarda forse avrebbero dovuto insistere su questo aspetto, magari mostrando Blake arrabbiarsi per motivi più futili, perché ciò che ho visto l’ho trovato comprensibile e umano visto il contesto, vi giuro ho visto madri fare cose ben peggiori e nemmeno troppo tempo fa.

Wolf Man non è solo un metaforone sulla mascolinità tossica, parla anche e soprattutto di una famiglia in crisi. Perché sì, Blake indubbiamente ha questo lato derivato da una figura paterna non esattamente esemplare, ma non possiamo dimenticarci di una moglie e madre praticamente assente e totalmente assorta dalla sua carriera.

Il fatto che Blake sia uno scrittore in pausa, che la famiglia per ritrovarsi si trasferisca in un luogo isolato è palesemente una strizzata d’occhio a Shining. Che a sto punto mi vien da dire che se tanto mi da tanto è woke anche Shining, no? No. E proprio come in Shining avrei preferito in un crescendo della tensione, che portasse anche ad una sorta di frattura con la figlia Ginger. Ma il tutto succede forse troppo in fretta anche da giustificare questo aspetto, l’arco narrativo di Charlotte

si compie perché sì, in un battito di ciglia. Il tutto si consuma nel giro di una notte fino al tragico e triste finale. Lo ammetto, un paio di momenti mi hanno quasi commosso.

Ma prendiamola così, con una buona dose di sospensione dell’incredulità. Perché comunque Wolf Man il suo lavoro lo svolge bene quanto basta, anche perché se un film ti smuove qualcosa, ti fa riflettere, beh, in qualche modo ha già vinto. Poi come si fa a voler male ad un film che fa un buon uso di trucchi ed effettacci vecchio stile al posto di un ormai abusatissima CGI (che fin troppo spesso fa pietà in film ben più ambiziosi)? Perché ricordiamoci che ci troviamo di fronte ad un film a basso budget, con un cast risicato e pochissime location che rendono il tutto ancor più ansiogeno e per certi versi claustrofobico.

E niente, questo nuovo Wolf Man poteva forse osare di più ma tutto sommato porta a casa il risultato e sicuramente non si merita questo floppone. Magari lo streaming finirà col rendergli giustizia.

Wolf Man 2025

WOLF MAN

  • Titolo originale: Wolf Man
  • Regia: Leigh Whannell
  • Sceneggiatura: Leigh Whannell, Corbett Tuck
  • Genere: horror
  • Anno: 2025

Classificazione: 3 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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