Sarò sincero. Dopo un anno e mezzo, con otto volumi usciti finora, beh non so ancora dire con certezza se Violence Jack mi piaccia. Davvero! Ma per chi non sapesse di che sto parlando in breve… Un violento terremoto ha portato la devastazione in Giappone trasformando la regione del Kanto in un vero e proprio inferno, un mondo post-apocalittico senza legge, dominato solo dalla violenza. In questo scenario si muove un misterioso personaggio… I muscoli di un gorilla! Le zanne di un lupo! Le pupille ardenti come fiamme primitive! Tutto il suo corpo, di due metri e venti di altezza, era pieno di violenta energia! Il suo nome era Jack! Violence Jack!
Detta così la trama potrebbe ricordare quella di un altra famosa serie giapponese, Ken il guerriero, ma laddove Kenshiro era il protagonista indiscusso di tutta la storia non si può dire altrettanto di Jack. I veri protagonisti di Violence Jack sono i sopravvissuti al grande terremoto, protagoniti che di volta in volta cambiano, storia dopo storia, e che lottano per sopravvivere e Jack è solo l’elemento comune che lega tutte queste storie tra loro. Per cui Jack rimane una figura misteriosa di cui si sa poco e niente praticamente per tutta la storia, almeno fin dove siamo arrivati con l’attuale edizione italiana del manga, la terza, perché vedete questo manga ha avuto una pubblicazione italiana davvero complicata, iniziato e abbandonato per ben due volte, prima dalla Dynamic Italia e poi dalla D/Visual, speriamo che con la J-Pop sia la volta buona, tra l’altro ottima la loro edizione, 18 volumi in corso da circa 300 pagine ciascuno. Insomma abbiamo un protagonista che non è esattamente protagonista e di cui non sappiamo nulla, già solo per questa cosa in altre occasioni avrei bocciato senza pensarci la lettura, come successo con il comics Clone, ma in questo caso forse perché le lotte dei vari sopravvissuti compensano abbondantemente la cosa, questa mancanza non è affatto un problema, anzi forse per il fatto che non si sa davvero nulla di Jack c’è la voglia di proseguire la lettura, il desiderio di saperne di più su questo misterioso gigante, lasciando di volume in volume con più domande che risposte, dove le risposte equivalgono a zero. Come dicevo poco sopra, ancora non so se mi piaccia eppure, paradossalmente, Violance Jack rimane una delle letture che più mi coinvolgono e che maggiormente aspetto. Se dovessi accostarlo ad un fumetto contemporaneo beh quello sarebbe The Walking Dead dove al di là della violenza, al di là del mondo post-apocalittico, ciò che importa sono le storie umane.
Violence Jack è forse l’opera più grande di Go Nagai, pubblicato tra il 1973 e il 1990, ben 17 anni di pubblicazione che scopro proprio ora essere considerato uno shonen, almeno stando a wikipedia che potrebbe anche riportare un informazione errata ma il titolo delle riviste sul quale era pubblicato in Giappone riportano proprio la parola Shonen, quindi non si scappa. E la cosa mi lascia perplesso, Go Nagai ha fatto della violenza e dell’erotismo un marchio di fabbrica ma è innegabile che Violence Jack proponga situazioni davvero forti, che più si adattano ad un seinen, tra ogni genere di atrocità, anche stupri, e l’erotismo sempre più vicino alla pornografia. Ma tutta questa violenza non è fine a se stessa, non si parla di semplice splatter ma di raccontare una storia, beh la maggior parte delle volte almeno perché bisogna ammettere che a volte certe violenze sono puramente gratuite, ma è una percentuale davvero bassa.
In questo grande affresco che è Violence Jack l’autore si diverte a riutilizzare personaggi provenienti da altre sue opere, reinserendoli in questo contesto come se fossero degli attori, per esempio nell’ultimo volume uscito (l’ottavo) c’è un’intera storia dove si reimmagina la saga di Mazinga Z in chiave arti marziali, e tutto ciò è puramente geniale. Il disegno di Go Nagai non si può esattamente definire bello ma il tratto grezzo, rude e un po’ vintage ben si adatta a questo mondo post-apocalittico, anzi è perfetto.
Con il senno di poi è impossibile non notare l’importanza di quest’opera, soprattutto per l’influenza che questa ha avuto su un altro famoso manga moderno, ovvero Berserk. Se già in parte il rapporto tra Gatsu e Grifis si rifà ad un altro famoso manga di Go Nagai, Devilman, molte sequenze di Berserk sembrano essere la fedele riproduzione delle tavole di Violence Jack.
Dopo questo delirio vi starete chiedendo dove io voglia andare a parare, beh francamente non lo so nemmeno io, quello che so è che nonostante non mi sia totalmente chiaro cosa io provi per questo fumetto mi sento di consigliarlo ad occhi chiusi, ai fan di Go Nagai perché si tratta di una un’opera imprescindibile dell’autore, ma anche a chi semplicemente ama la lettura di un buon fumetto, finti perbenisti facilmente impressionabili esclusi.
Ciao Ark,
sicuramente è l’opera migliore di Go Nagai (io ho letto questa, Devilman e Mao Dante). Mi piace l’idea di base, di Violence Jack che è in fondo il filo conduttore di tante storie i cui personaggi sono diversi. Ma ritengo che Go Nagai in certi frangenti dovesse placare la sua morbosità: ci sono alcune scene di VIolence Jack che ho trovato veramente inopportune, come un tizio che ha un coito dopo un incontro con una tigre.
Dove sei arrivato tu a leggere?
Io alla saga di El Dorado, non so se l’ultima.
SPOILER: si conclude con Jack che si allontana tenendo per la bocca il suo braccio strappato 😀
Sono molto più avanti mi sa, non ricordo di preciso in che volume fosse El Dorado ma mi pare fosse molto addietro rispetto a dove sono arrivato adesso che ormai è vicinissimo alla conclusione. Rispetto a quando scrissi questo post mi sono molto avvicinato a quest’opera, prima avevo dubbi sul piacermi o meno, ora non più. Ho la certezza che mi piace! La scena che citi beh… è indimenticabile! Ammetto che ha lasciato perplesso anche me ma ora non saprei bene che dire così decontestualizzata da tutto il resto. Ti posso dire con certezza però che mi ha turbato molto meno di altre cose che apparentemente sono più innocue, per fare due esempi Ghost In The Shell (che sto leggendo adesso proprio al grido di se mi piace bene se no c’è sempre eBay ispirandomi per l’altro articolo) e ne Le bizzarre avventure di JoJo.