Quando è uscita la prima stagione di The Boys ha conquistato praticamente tutti, e continua a farlo tutt’ora, ma personalmente seppur io l’abbia apprezza non mi sono mai unito del tutto al coro di entusiasmo che l’accompagnava, perché vedete io sono un grande fan di Garth Ennis, il creatore del fumetto originale da cui è tratta la serie, e non ho potuto proprio far finta di niente di fronte a certi cambiamenti effettuati alla storia, e diciamo la verità, qualunque fan di Ennis vi dirà che la serie tv è semplicemente la versione per bambini del suo fumetto.
Se da una parte la critica verso l’editoria mainstream e tutti i suoi meccanismi sono stati parzialmente mutuati e applicati ai cinecomics dall’altra il senso del fumetto, che essenzialmente potrei riassumere con il disprezzo totale nei confronti dei supereroi, si è perso totalmente, i super che nel fumetto vengono dipinti nel peggiore dei modi senza alcuna possibilità di redenzione agli occhi del lettore (e non di chi invece li vive nella finzione) finiscono per essere umanizzati, lo spettatore finisce inevitabilmente per empatizzare con loro, sfido chiunque a non aver provato un po’ di pena per Abisso, e persino per A-Train, e poi c’è Patriota che è scritto stramaledettamente bene ed è interpretato magistralmente da Anthony Starr. Mi dico che va bene così, non è la prima serie a fumetti ad essere modificata dalla carta al piccolo o grande schermo, ma non ho sentito quella spinta necessaria a guardare la seconda stagione appena uscita, l’ho recuperata solo dopo, e niente, non ho più potuto far finta di niente. I Boys, quelli che dovrebbero essere i protagonisti della serie, sono stati messi totalmente da parte per dare spazio a questi supereroi, quelli che nelle intenzioni di Ennis erano senza speranza, che diventano essenzialmente tutti vittime di Patriota, in un modo o nell’altro, e lasciatemi aprire una parentesi ma per una serie scorretta come il fumetto The Boys vedere, in un epoca in cui il pubblico urla al politicamente corretto per ogni cosa, che ad un personaggio viene cambiata l’etnia, ad un altro il sesso e ad un altro ancora la propria sessualità (e per questo ricattata e motivo ulteriore di empatia) mi pare un enorme autogoal. E ci tengo a specificare che personalmente non ho problemi con questi cambi, il più delle volte almeno, ma mi lascia davvero perplesso l’accoglienza del pubblico nei suoi confronti, no perché poi facciamo polemica per una serie su una supereroina adolescente pakistana dicendo che ci vogliono fare il lavaggio del cervello.
Ad oggi la terza stagione non l’ho ancora iniziata e sinceramente non so nemmeno se la guarderò, sui social continuo a leggere recensioni e commenti entusiasti sulla serie dove spesso viene sottolineata l’opera di decostruzione del supereroe che ne viene fatta ma personalmente mi domando se dopo Miracleman, Watchmen, il Ritorno del Cavaliere Oscuro e altre opere seminali del fumetto supereroistico si possa ancora realmente parlare di decostruzione. La mia è una provocazione ma neanche tanto, alla fine Geoff Johns non aveva tutti i torti nel dirci nel suo Doomsday Clock che dopo Watchmen abbiamo vissuto letteralmente un invasione di eroi andati a male, indubbiamente non avremmo mai letto The Boys se non ci fosse stato un Watchmen prima ma quello che fa Ennis con The Boys non è di certo decostruire, critica l’editoria e demolisce totalmente la figura del supereroe.
Se parliamo della sola serie tv allora forse si, forse possiamo parlare di decostruzione ma mi domando anche se il pubblico generalista, o chi semplicemente legge supereroi da poco tempo, possa dare il giusto peso a questa decostruzione non avendo vissuto affatto la golden e la silver age dei supereroi, perché in un modo o nell’altro i supereroi visti al cinema nell’ultimo ventennio sono già figli del decostruzionismo, non sono più gli eroi ingenui e stereotipati degli inizi, si, anche quelli Marvel, che vi piacciano o meno, certo poi non esplorano certi aspetti ma la strada intrapresa è quella, sempre che sappiano cogliere e comprendere questa decostruzione di cui tanto si parla ma sinceramente sono convinto che ai più piaccia solo per il sangue e perché ci sono i supereroi che dicono le parolacce.
Con questo non dico che The Boys sia fatta male, mentirei se dicessi il contrario, ma continuo a ritenere il fumetto migliore, forse perché la decostruzione di cui si parla l’ho già vissuta su altre opere e nel fumetto ho trovato altro.
Diglielo! 😀 Cheers
💪🏻
Ammetto di non aver mai letto il fumetto. Lo conosco ovviamente (impossibile non conoscerlo per chiunque mastichi un po’ di nona arte) e mi è capitato di sfogliarlo in fumetteria ma non ho l’ho mai seguito.
Detto questo mi trovo comunque in linea con quanto detto da te, la serie è sicuramente ben fatta e, personalmente, mi diverto a guardarla…ma tutta sta osannazione l’ho trovata mal riposta fin da subito. E’ vero che c’è sangue, violenza, atti sessuali ecc, ma tolto quello ciò che resta è un prodotto che fa (facile) critica al mondo del supereroismo (più cinematografico che fumettistico ed è giusto così in effetti) e a ciò che ruota intorno a fama, social, mondo dello spettacolo ecc.
Funziona? Si. E’ una cosa originale? No, di prodotti così ce ne sono stati una marea prima e ne sono usciti una marea dopo.
Per carità mi fa piacere che l’adattamento di un titolo importante e di un nome importante come quello di Dillon abbiano avuto successo (quante ciofeche abbiamo avuto da fumetti che meritavano di meglio?) ma continuo a non capire a chi nomina questa serie “un capolavoro, la serie migliore che sia stata mai realizzata”.
C’è da dire che dicono la stessa cosa anche di Moon Knight quindi…
A me sembra che nella serie tv certi momenti splatter o “osè” siano solo gratuiti, non hanno una vera funzione narrativa. O siccome tanti dicevano “eh ma il fumetto osava molto di più” ora stanno dimostrando che sanno osare pure loro
La cosa ironica è che del fumetto dicono “non è un granché, è il solito Ennis esagerato”…