Transformers: l’ultimo cavaliere – Recensione

Dopo un lungo tira e molla iniziato nel 2011 con Transformers 3 Michael Bay torna nuovamente alla regia dei robot alieni trasformabili con un quinto film intitolato Transformers: l’ultimo cavaliere (The Last Knight). Ma state tranquilli, a mettere fine a questa tormentata relazione ci pensò il semi flop al box office.

Uscito nel 2017 Transformers: l’ultimo cavaliere vede il Cade Yeager di Mark Whalberg sempre più uomo d’azione, ha infatti mollato tutto diventando un fuorilegge aiutando i Transformers a fuggire dal TRF, un gruppo paramilitare istituito per dare la caccia a questi alieni residenti illegalmente sulla Terra, cosa che gli impedisce di avere ogni minimo contatto con sua figlia Tessa. In compenso durante una sua missione a Chicago, ormai devastata dopo gli eventi di Transformers 3, praticamente finisce con l’adottare la giovane orfana Izabela, un altra con il pallino di aiutare i Transformers che si rivelerà essere un personaggio totalmente inutile ai fini narrativi di questo film.

Ma facciamo un passo indietro, intorno al 500 D.C., con un colpo di retcon scopriamo che i Transformers sono già stati sulla Terra, anzi sono strettamente legati al nostro pianeta, e hanno combattuto a fianco di… Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda? E Stanley Tucci era Merlino? Va beh, fosse tutta qua la retcon, ormai il mito di Re Artù lo hanno usato in tutte le salse. In pratica lo scettro di Merlino è un arma Cybertroniana che gli venne donata dai Cavalieri Guardiani, e questo scettro diventa un po’ l’oggetto dei desideri di Cade e gli Autobots, la TRF e infine di Megatron, che nel frattempo si è alleato con Quintessa, la creatrice dei Transormers, che a sua volta nel frattempo ha soggiogato al suo volere Optimus Prime trasformandolo in Nemesis Prime, ma tanto per una buona fetta di film se lo sono dimenticati. Insomma per trovare questo manufatto Cade viene condotto in Inghilterra con Bumblebee per incontrare Sir Edmond Burton, un improbabilissimo Anthony Hopkins che forse giunto a fine carriera ormai non ha più nulla da perdere e si presta a fare qualsiasi cosa, persino sparare a Megatron, e succede davvero. Burton gli rivela che fa parte dell’ordine dei Witwiccan, esatto come Witwicky, una società che si preoccupa da secoli di mantenere nascosta la storia dei Transformers sulla Terra e gli racconta della leggenda dello scettro di Merlino e dell’ultimo Cavaliere. Fermi tutti, quindi il trisavolo di Sam non scoprì Megatron sotto ghiaccio per caso? E ci volete dire che il Settore 7 non ne sapeva nulla?

Va beh, l’ultimo cavaliere è proprio Cade, scelto da un altro Cavaliere Transformer morente, mentre lo scettro può essere impugnato solo da un diretto discendente di Merlino, che qua è la giovane Vivian (Laura Haddock). Cade si trasforma così in una specie di Nathan Drake e parte alla ricerca dello scettro con Vivian, Bumblebee, Hot Rod e Cogman, il maggiordomo robot di Sir Burton. Un viaggio che li porta nei fondali marini a bordo di un sottomarino fino a Stonehenge.
Fa veramente ridere una storia così inverosimile, vero? Persino per una storia che ha per protagonisti dei robot alieni senzienti e trasformabili.

La trama è davvero un gran casino e piena di retcon, i Transformers nel medioevo, i Witwiccan, persino Bumblebee eroe della Seconda Guerra Mondiale che Captain America spostati proprio, e posso capire gli insabbiamenti in epoca antica ma durante la guerra come diamine hanno fatto a occultare le prove della presenza dei Transformers sulla Terra?
C’è poco da dire in realtà su questo Transformers 5, se non che l’umorismo torna, non siamo ai livelli trash dei primi film ma alcune battute sono davvero fuori luogo, Cogman è pura follia, per non parlare della scena in cui Cade e Vivian cercano indizi su dove trovare lo scettro e la madre di lei pensa stiano avendo un rapporto, Cybertronian Pie.

Per il resto è un accozzaglia di cose e personaggi infilate a casaccio, nella TRF vediamo il ritorno di Lennox, evidentemente Josh Duhamel stava esaurendo il conto in banca, e chiaramente è il gancio per far andare Cade nel mezzo della battaglia, perché guai a mettere centrali i Transformers per una volta eh, torna persino John Turturro il tempo di uno sbadiglio. Sempre nel TRF troviamo la new entry Santiago Cabrera che pare avercela a morte con Cade, nel senso che cerca proprio di ucciderlo, ma poi bastano due parole e tutto è dimenticato. E a far rinsavire Optimus Prime basta la voce di Bumblebee, che per la prima volta parla nonostante non abbia il pezzo giusto ma hey, è la magia del cinema (o di una brutta sceneggiatura, fate voi), però poteva andare peggio, Bumblebee poteva dire Martha.
E niente, non c’è davvero niente da dire per sto film, direi che la trama ridicola persino per gli standard dei Transformers parli già per sé.
Rimane giusto un po’ di delusione per la sottotrama innescata ne L’era dell’estinzione con Quintessa e Unicron ma con premesse del genere poteva solo peggiorare.

Classificazione: 2.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

6 Risposte a “Transformers: l’ultimo cavaliere – Recensione”

  1. Perché lo scettro può usarlo solo un erede di Merlino? È magggia? Se fosse per il DNA, manco con l’endogamia più spinta avrebbe mantenuto sequenze genetiche precise dopo secoli.
    Lo so che è il problema minore, stando a cosa hai scritto, però…

    1. Esattamente per il DNA XD però ricordati che si parla di un film con robottoni senzienti dove le esplosioni la fanno da padrone, sci-fi ma non esattamente hard sci-fi.

  2. Qua c’è veramente pocco da dire. Una trama delirane con personaggi senza capo ne coda.
    Girato a parer mio magistralmente (la battaglia tra Optimus e Bumble Bee è spettacolare solo per fotografia e per come è girata…di suo fa abbastanza pena XD) ma tenuta insieme ad un montaggio e una sceneggitura di quacuno che ormai non ci prova neanche più a impegnarsi.

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