Transformers: l’era dell’estinzione – Recensione

Non credo che Michael Bay con Transformers: l’era dell’estinzione si riferisse all’annientamento dei suoi spettatori anche se poi il risultato è stato un po’ quello, perché dopo quasi tre interminabili ore è un po’ quello che desideri, la fine, in un modo o nell’altro.
Il quarto film dei Transformers arriva nei cinema nell’estate del 2014, tre anni dopo Dark of the Moon, con addosso una notevole voglia di rinnovare il franchise che ahimé non si è concretizzata del tutto.

Durante la produzione del terzo film della serie Shia LeBeouf e lo stesso Michael Bay dichiararono che non sarebbero ritornati per un quarto episodio ma alla fine Steven Spielberg, produttore della saga, è riuscito a riportare al timone ancora una volta l’esagerato regista ma per il resto il film presenta un cast di protagonisti totalmente rinnovato. Messo da parte il sempre più sopra le righe Sam Witwicky, senza nemmeno una menzione da parte dei Transformers, cinque anni dopo la battaglia di Chicago facciamo la conoscenza di Cade Yaeger (Mark Whalberg), di sua figlia Tessa (Nicola Peltz) e del suo fidanzato Shane Dyson (Jack Reynor). Cade è una specie di scienziato quasi al verde che per puro caso trova Optimus Prime e lo ripara, cosa che attira l’attenzione di una cellula segreta della CIA che sta dando la caccia ai Transformers rimasti sulla Terra dopo i terribili eventi del terzo episodio che portò alla fine dell’alleanza tra umani e Autobots, cacciando la famiglia Yaeger in un nuovo conflitto alieno.
L’era dell’estinzione si presenta in una veste inedita rispetto ai capitoli precedenti, l’umorismo trash dei primi film è stato messo da parte, ridimensionato e rivisto nei contenuti, per certi versi Michael Bay si è pure scusato per la sessualizzazione di Megan Fox e Rosie Huntington-Whiteley quando viene Cade riprende il suo socio, interpretato da T.J. Miller, dopo che questi ha detto che è gnocca, giustamente ricordandoci che Tessa è minorenne, esattamente come veniva detto di Mikaela, perché ovviamente lo sono ma diciamo la verità, sottolinearlo più volte da parte di adulti nei confronti di personaggi minorenni è un po’ creepy, non trovate? Anche se l’inquadratura delle cosce proprio non è riuscito ad evitarcela.

Per il resto Mark Whalberg mette i muscoli che mancavano a LeBeouf e ci offre un improbabile scienziato che di punto in bianco si trasforma in un action hero degno dei migliori film d’azione anni ’80 e ’90, compiendo azioni impossibili per una persona qualunque, ma anche belle da vedere, l’inseguimento sui tetti delle case formicaio di Hong Kong e la lotta tra Cade e l’agente della CIA James Savoy (Titus Welliver, il protagonista di Bosch) è spettacolare, è palpabile la voglia di Bay di staccarsi dal franchise che ha lanciato per dedicarsi ad altro, anche se come ben sappiamo questo non sarà il suo ultimo film dei Transformers. Anche le sequenze che vedono protagonisti i robottoni mutaforma sono più chiare di quelle dei film precedenti e più coinvolgenti, nonostante il film soffra dello stesso difetto che affligge gli altri, i Transformers sono sempre poco protagonisti e troppo poco presenti in favore degli umani, dopotutto dobbiamo giustificare il cachet del cast

Detto ciò il film risente tantissimo di una eccessiva durata, quasi tre ore in cui succede tutto e niente allo stesso tempo, le idee ci sono ma sono troppe, c’è materiale per almeno due film e si finisce con il dosare tutto male, tra l’alleanza tra la CIA e il Transformer mercenario Lockdown che introduce una nuova sottotrama, la prima onestamente a memoria, sui creatori dei Transformers che intendono riavere le loro creazioni, la vicenda dei Transformers creati dalla società KSI di Joshua Joyce, interpretato da Stanley Tucci, partendo dalla testa del defunto Megatron che ingenuamente han riportato in vita sotto forma di Galvatron, che poi viene totalmente dimenticato dagli Autobots permettendogli di fuggire e garantirsi la sua presenza anche nel quinto film, tutti elementi interessanti, molto più interessanti di quanto visto nel secondo e terzo film ma sviluppati in modo approssimativo.

Classificazione: 2.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

3 Risposte a “Transformers: l’era dell’estinzione – Recensione”

  1. Belle scene d’azione tenute insieme da una sceneggiatura super incasinata XD
    In effetti il vero difetto (oltre a quelli soliti dei film dei TF) è la durata. Per il resto è un bel roboante macello.
    Nota di demerito per i Dinobots. Tanto pubbicizzati quanto inutili nel film :/

    1. Al primo giro feci una fatica tremenda, non mi ricordo se lo vidi su Sky o per vie traverse, e mi fece abbastanza schifo. A sto giro invece ho diviso la visione in due parti, non ce la facevo, a metà mi sembrava essere passata una settimana! Il problema vero non è nemmeno la durata di per sé, son tanti i film lunghi specialmente tra i blockbuster moderni ma difficilmente sono così pesanti. In compenso l’ho un po’ rivalutato, ci ho visto aspetti positivi che ad una prima visione la stanchezza non mi permise di notare, ma sempre un gran macello rimane. E ora mi manca da rivedere il quinto… non ho il coraggio!

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