The Falcon and the Winter Soldier (2021) – Recensione

The Falcon and the Winter Soldier (2021) – Recensione

Quando un anziano Steve Rogers nell’epilogo di Avengers: Endgame consegnò lo scudo a Sam Wilson e non a Bucky storsi il naso. Non perché non ritenessi degno il personaggio dello scudo, dopotutto nei fumetti entrambi hanno indossato il costume di Captain America in sostituzione dell’originale, peggio perché un nero non è degno di portarlo, semplicemente perché il legame tra Steve e Bucky era semplicemente più forte di quello tra Steve e Sam, almeno per quello che ci hanno mostrato al cinema, dopotutto Captain America in Civil War mise tutto in discussione, il suo ruolo come simbolo e leader degli Avengers, pur di salvare il suo amico, e comunque è un fatto, Bucky e Steve sono come fratelli, si conoscono sin da bambini, il loro rapporto non è paragonabile a quello instaurato con Falcon, che comunque non è meno vero. Ma se c’è una cosa che ai Marvel Studios han sempre fatto è pensare a far funzionare al meglio la loro macchina da soldi, cercando di far quadrare sempre il tutto, con un occhio di riguardo ai fan dei fumetti e guardando al futuro rimescolando le carte in tavola per offrire un punto di vista inedito. Ed è qui che The Falcon and the Winter Soldier trova il suo senso di esistere, pur rimanendo una serie tv più canonica di quanto non lo fosse WandaVision.

Non mi nasconderò dietro un velo di omertà, The Falcon and the Winter Soldier non è una serie perfetta, nemmeno WandaVision lo era ma almeno era coraggiosa, e purtroppo la pandemia ha costretto gli studios a modificare drasticamente i loro progetti in corsa, la qualità degli episodi è altalenante e la cosa pesa quando gli episodi sono così pochi, eppure mentirei se vi dicessi di non averla amata. Sequel spirituale di Captain America: The Winter Soldier per i toni da spy story e i temi trattati, in quantità minore del già citato Civil War per i personaggi coinvolti, proseguendo storyline già avviate.
Uno dei maggiori pregi della serie per un fumettaro come me è indubbiamente il modo in cui hanno attinto dalla mitologia di Capitan America talvolta stravolgendolo non poco ma rispettandoli e integrandoli bene con il resto dell’universo cinematografico Marvel. John Walker e Battlestar, Isaiah Bradley e suo nipote Elijah (e siamo già a quota quattro Young Avengers dopo i figli di Wanda e Visione e la figlia di Ant-Man, cinque con Kate Bishop che verrà introdotta in Hawkeye), Power Broker e Flag-Smasher che qui cambia sesso e età e diventa leader di un gruppo terroristico omonimo invece di essere un tizio con costume, mantello e mazza chiodata.

Se da una parte l’attualità ha messo i bastoni tra le ruote alla produzione costringendo a modificare svariate cose dall’altra The Falcon and the Winter Soldier è terribilmente attuale, il pensiero dello spettatore non può che andare ai terribili eventi che han coinvolto e sconvolto l’America un anno fa riguardanti la morte dell’afroamericano George Floyd, anche se dubito che la cosa sia voluta, e casualmente la serie si è conclusa proprio quando è arrivata la condanna per l’ex agente di polizia che lo uccise, i temi affrontati non sono per nulla banali ma non sempre riescono ad essere trattati con la stessa forza, il discorso di Isaiah nel quinto episodio per esempio funziona molto meglio del discorso pieno di retorica che il nuovo Captain America fa in diretta tv mentre indossa un costume sgargiante a stelle e strisce, così come funziona alla grande il discorso pronunciato da John Walker sempre nel quinto episodio (non si è capito che è il miglior episodio della serie?) sul suo ruolo e l’ipocrisia delle forze militari di fronte a tragici eventi, pronte a scaricare la colpa sui singoli agenti piuttosto che prendersi le proprie responsabilità.

Il John Walker di Wyatt Russell, figlio del ben più noto Kurt, è il personaggio migliore dell’intera serie insieme al Barone Zemo di Daniel Bruhl che riprende il suo ruolo da Civil War, personaggi davvero tridimensionali, sfaccettati, credibili e umani. Molto meno carismatica invece la villain principale della serie, Karli Morgenthau, la leader dei Flag-Smashers interpretata da Erin Kellyman, nota per lo più per aver preso parte a Solo – A Star Wars Story, lo scopo del gruppo terroristico è trattato un po’ troppo superficialmente, soprattutto nella prima parte della miniserie, mentre Sam Wilson e Bucky essenzialmente rimangono sempre loro stessi, un po’ statici, mentre vengono a patti con i loro dubbi e loro demoni interiori, e nel caso di Sam nel prendere coscienza di ciò che significa lo scudo lasciatogli da Steve Rogers, ed è qui che la decisione di farne il nuovo Captain America cinematografico trova il suo senso arrivando a convincermi e a farmi dimenticare di Bucky. A tal proposito la serie si prende il suo tempo, forse fin troppo, per mostrarci come i due stiano affrontando questo mondo post-Steve Rogers, senza il loro amico e punto di riferimento, e se per questo la serie risulta innegabilmente lenta all’inizio ho trovato semplicemente eccellente il loro rapporto, il loro battibeccare e arrivare a capirsi. E qui si arriva al difetto vero di The Falcon and the Winter Soldier: seppur composta da soli sei episodi è eccessivamente lunga! Il formato della miniserie mal si adatta alla storia che ci han voluto raccontare e forse ne avrebbe giovato un film o anche solo meno episodi, ma è anche vero che l’ombra del Covid aleggia ancora sopra le nostre teste per cui non è detto che la cosa sarebbe andata meglio in altro modo.

The Falcon and the Winter Soldier poster

THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER

  • Titolo originale: The Falcon and the Winter Soldier
  • Regia: Kari Skogland
  • Sceneggiatura: Malcolm Spellman
  • Genere: supereroi, fantascienza
  • Anno: 2021

Classificazione: 3.5 su 5.

Ciclo Marvel Cinematic Universe

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The Falcon and the Winter Soldier (2021)

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

6 Risposte a “The Falcon and the Winter Soldier (2021) – Recensione”

  1. Eccessivamente lunga per molti passaggi, troppo breve per altri, ad esempio ho trovato inspiegabile (e un po’ assurdo), l’arco narrativo di John Walker. Per il resto completamente d’accordo, tanti problemi, non una serie bella che potrei consigliare a chiunque fuori dal giro degli appassionati di super tutine, però tremendamente al passo con i (brutti) tempo, proprio per quello avrebbe meritato più cura, il potenziale era tanto. Cheers!

  2. Prima della zona rossa, ho avuto modo di vedere alcuni episodi da un amico e boh, ok che dei personaggi non mi importava gran che (Capitan Democrazia Esportata compreso) ma mi è sembrata molto banale anche la storia, prevedibile nelle sue svolte maggiori fino al quarto episodio (quinto e sesto mi mancano) e il grosso della caratterizzazione del nuovo Capitan America puntava tutta la caratterizzazione sul cambiare espressione nel secondo episodio.
    Se eccettuiamo la prima battaglia di Falcon all’inizio, molto più da cinema che da TV, il resto non mi è parso molto interessante.
    A meno che non migliori sul finale, mi è parsa una serie tremendamente superflua.

  3. Zemo prima nuova crush del 2021 👌❤️…detto questo si vedono tutte le riscritture in corsa nella serie e purtroppo ne risente. Avrei dedicato più tempo a John Walker che nonostante riesca a uscirne con una sufficiente dignità narrativa meritava di più in tutti i sensi, insomma belli e meno retorici di quanto si pensi i discorsi con Carly ma non fregava davvero niente a nessuno di questo personaggio o della sua organizzazione, doveva essere un pretesto per avere il nuovo Cap, bucky redento (non lo era già?), Sharon stronza (unica cosa interessante per il futuro) e Walker col nuovo costume/lavoro? Bene, lasciatelo un pretesto e basta non dedichiamo così tanto tempo al piattume totale. In ogni caso l’ho trovata molto più godibile di come si dice in giro, fermarsi al giudizio scialbo per il politicamente corretto non rende giustizia al contesto, sicuramente delle semplificazioni ci sono ma poteva essere molto più banale, unilaterale e noiosa la politica del prodotto, considerando come ormai ci spingano tutti l’acceleratore su queste tematiche (e in certi casi giustamente).

  4. Invece io l’ho trovata troppo corta..cioè arrivato alla fine avrei voluto vederne di più 😀 Comunque per me grandissima serie

  5. D’accordo su tutto. Amata dall’inizio alla fine nonostante sia più “normale” rispetto a WandaVision (che è partita a cannone ma ha avuto un calo inesorabile…Falcon invece si è tenuta costante per tutta la stagione con un picco negli ultimi due episodi).
    Intelligente e attualissima e per nulla scontata (che alla fine Sam avrebbe accettato lo scudo lo sapevamo…ma il modo in cui ci è arrivato, il conflitto, l’accetazzione…è da applausi).
    Contrariamente a il resto del mondo (leggendo pareri qua e la) non mi hanno fatto impazzire Zemo e Walker. Troppo fine a se stesso il primo (il suo arco narrativo sembra quasi un riempitivo) e troppo altalenante il secondo. No comment su Sharon perché è evidente che è stata solo un’introduzione del suo cambiamento (anche se leggendo teorie in rete ne ho trovata una fattibilissima e…bè, ci starebbe).
    Sono d’accordo col dire che è troppo lunga, un film sarebbe stato adeguato. Eppure sono sicuro che in 120 minuti ci saremmo persi molte cose. Una fra tutte la storia di Isaiah che da sola vale la visione di tutta la serie.
    Io non ho storto il naso quando Sam è stato scelto come nuovo Capitano rispetto a Bucky, è stata una sorpresa ma ho pensato fosse la scelta giusta. Eppure la serie ha toccato temi (che inizialmente vedevo forzatissimi) che mi hanno convinto ancora più di prima del perché Sam sia un giusto erede di Cap, mi ha esaltato talmente tanto che ora mi riesce difficile immaginarlo senza scudo.

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