Si è conclusa la prima stagione di The Acolyte, forse la serie ispirata all’universo di Star Wars più divisiva di sempre.
Divisiva perché ancora prima che uscisse aveva già suscitato scalpore nell’Internerd a causa di alcune dichiarazioni della showrunner. E una volta uscita il web si è scatenato arrivando a definirla la peggior serie mai realizzata su Star Wars, se non pure la morte definitiva della saga. Che è un po’ quello che si dice praticamente da quando è uscita la trilogia prequel.
Scherzi a parte, personalmente non sono d’accordo.
Premessa necessaria. Quando sui social ho espresso il mio apprezzamento nei confronti dei primi episodi tra una risata e l’altra sono stato definito avvocato difensore della Disney. Sì, credici.
Non ci guadagno niente a dire a tutti i costi che una serie tv, o qualsiasi altra cosa mi è piaciuta. Come non ho interesse nello sputare contro la Disney perché sì. Ma i leoni da tastiera ignorano anche il fatto che dei prodotti live action di Star Wars realizzati in epoca Disney me ne sono piaciuti veramente pochi, come dimostra questo articolo che scrissi per GuerreStellari.Net.
Detto ciò, alla fine, che ne penso di The Acolyte? Che sulla carta è ottima, decisamente meno nella pratica.
The Acolyte soffre esattamente degli stessi problemi delle precedenti serie. È scritta in modo tremendamente superficiale, allungata all’inverosimile solo per giustificarne una serializzazione farlocca per tenere incollati gli abbonati durante i mesi di rilascio. Lo dimostra il minutaggio assassino di alcuni episodi dove essenzialmente non succede nulla di davvero rilevante. Non c’è nemmeno il tempo di affezionarsi o approfondire veramente i personaggi. Giusto il Maestro Jedi Sol (Lee Jung-jae di Squid Game) e Qimir hanno sufficiente carisma. A qualcuno interessa sul serio qualcosa delle protagoniste Osha e Mae?

Per non parlare degli effetti visivi, decisamente al di sotto degli standard a cui ci hanno abituato, ma questo per quanto mi riguarda è veramente l’ultimo dei problemi.
Personalmente premio e apprezzo l’idea che sta alla base di The Acolyte, che finalmente esce dalla confort zone a cui è abituato il fan medio di Star Wars, che tendenzialmente conosce solo film e serie tv. Fan che spesso si rivela anche fin troppo conservatore e impegnato a fare il gatekeeper da dimenticarsi persino alcuni dettagli dei film originali, tipo lamentarsi del non saper nulla di Qimir… esattamente come Darth Vader, Palpatine e Boba Fett nella trilogia originale, ma son dettagli. Ah, la coerenza.
La serie inizia con l’omicidio della maestra Jedi Indara, interpretata da Carrie-Anne Moss, la Trinity di Matrix omaggiata anche nel combattimento. Quindi sembra che tutto ruoti intorno all’indagine da parte degli Jedi sullo scovare il colpevole, che pare essere la ex padawan Osha, la quale ha abbandonato l’Ordine diversi anni prima. Se non fosse che tutto venga rivelato subito, e personalmente penso sia stato un peccato perché avrei spinto maggiormente sulla parte noir/investigativa anziché buttare immediatamente tutto in caciara. È chiaro che agli autori non interessava il mistero dietro al non troppo misterioso assassino, quanto raccontarci di questo segreto che si portano dietro i Jedi coinvolti nella vicenda.
Ciò che premio veramente di The Acolyte è il suo mettere in discussione i Jedi, cosa che rende la serie più coerente con quanto narrato da George Lucas nella sua esalogia di quanto non abbiano mai fatto in Disney con la trilogia sequel. I Jedi dell’Alta Repubblica visti qua si stanno affacciando alla politica per la prima volta. Sullo sfondo della vicenda assistiamo alla lenta trasformazione dei Jedi da protettori della pace ai politicanti visti ne La Minaccia Fantasma. E il finale amaro, decisamente sopra la media della serie, non fa che sottolineare ulteriormente la cosa.

Sol, Torbin, Kelnacca si rivelano umani, fallaci, indice che il rigido regolamento Jedi forse non è così efficace. Ma visto come è andata con Anakin noi qualche sospetto ce l’avevamo (#sarcasm). La frase pronunciata da Madre Aniseya “le vostre buone intenzioni un giorno vi distruggeranno” (citazione non letterale, ma vado a memoria) sappiamo tutti che si realizzerà. Così come il discorso di Qimir sull’uso della Forza, che non ne fa necessariamente un malvagio ma solo un antagonista nei confronti dei Jedi, con la loro convinzione un po’ bigotta che solo loro possono e sanno usare correttamente la Forza.
Il problema vero è come il tutto è stato gestito, ovvero male e in modo approssimativo. Quando finalmente il segreto custodito per sedici anni viene rivelato assistiamo alla fiera del malinteso, con l’aggravante che tutti i personaggi, soprattutto maschili (a sto giro è necessario dirlo), ci fanno la figura degli imbecilli. E non c’è nemmeno una ragione valida sul presunto legame tra Sol e Osha. Nel gruppo di Jedi presenti a Brendok ad esclusione di Indara ne escono tutti malissimo, nonostante lei stessa poi vada contro le regole del consiglio, ma sempre per un “bene superiore”.
Insomma, The Acolyte è l’ennesima occasione sprecata di Lucasfilm di proporci qualcosa di realmente valido ma che visti i temi trattati ha saputo sufficientemente coinvolgermi e incuriosirmi. Nel mucchio spiccano indubbiamente le interpretazioni di Lee Jung-jae e Manny Jacinto che da soli a fatica tengono in piedi l’intera baracca. Oltre che protagonisti di un bel duello nell’episodio finale.

Sicuramente questa serie ha risvegliato il mio interesse per la saga, se solo avessero la testa di scrivere una storia decente. E niente, The Acolyte si porta a casa una sufficienza di incoraggiamento per una ipotetica seconda stagione. A questo punto quanto mai necessaria visti i tanti misteri lasciati in sospeso nel finale.

THE ACOLYTE stagione 1
- Titolo originale: The Acolyte
- Creata da: Leslye Headland
- Regia: Leslye Headland, Kogonada, Alex Garcia Lopez, Hanelle Culpepper
- Genere: fantascienza
- Episodi: 8
- Anno: 2024
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