Terminator: Destino Oscuro – Recensione

Terminator: Destino Oscuro

<<LIBERA!>>
<<Avete già provato con una dose di prequel?>>
<<Non ha funzionato! LIBERA!>>
<<Proviamo con del reboot!>>
<<Dottore, lo stiamo perdendo!>>
<<LIBERA!>>
<<Chiamate la dottoressa Hamilton e ignorate gli ultimi tre sequel!>>
<<Ne è sicuro?>>
<<Sicurissimo!>>

<<Ehm, dottore, il paziente è morto…>>

Si, insomma dopo essersi giocati la carta del sequel/prequel con Terminator Salvation, quella del reboot con Terminator Genisys alla fine si è arrivati al gesto estremo di fare un sequel diretto di Terminator 2 ignorando tutti i film realizzati successivamente riportando sulla barca James Cameron, creatore della saga nonché regista dei primi due capitoli, in veste di produttore e soggettista, e persino Linda Hamilton nella parte che la rese famosa al fianco del solito Arnold Schwarzennegger nel suo iconico ruolo. Alla regia quel Tim Miller che solo un paio di anni prima aveva fatto il botto con Deadpool. Ne è nato Terminator: Destino Oscuro. Cosa potrà mai andare storto? Purtroppo quasi tutto. Occhio che seguono SPOILER

Ma perché tutto sto accanimento nei confronti di John Connor? Già era braccato da dei killer cibernetici mandati dal futuro, poi lo hanno trasformato in un tossico senza spina dorsale, poi in quel coso lì in Genisys, ora me lo eliminate immediatamente dopo gli eventi di Terminator 2? Si beh, certo Edward Furlong oggi non è messo benissimo ma un recasting ci stava tutto, dopotutto cosa era? Tipo il decimo John Connor?
Insomma Sarah e John hanno evitato il giorno del giudizio ma John è finito lo stesso impallinato poco tempo dopo da un altro Terminator inviato da Skynet prima che quel futuro venisse cancellato. Per la prima volta un Terminator ha portato a termine il suo lavoro, e poi? Cosa fa dopo un Terminator che non può tornare nel futuro? A questo rispondiamo dopo.
Passano vent’anni e all’orizzonte si profila una nuova minaccia tecnologica chiamata Legion, preannunciata dall’arrivo di due nuovi viaggiatori temporali, l’umana potenziata Grace, interpretata da Mackenzie Davis, e il Terminator Rev-9 interpretato da Gabriel Luna, il Ghost Rider di Agents of SHIELD. Obiettivo della missione la salvezza (o la morte) della giovane ragazza messicana Dani Ramos che ha il volto di Natalia Reyes.
Ricapitolando. La nuova minaccia tecnologica ha come nemesi principale una giovane donna al posto di John Connor e al posto di Kyle Reese abbiamo Grace, una donna potenziata, direi che l’intento di amplificare il girl power di una saga che il girl power praticamente lo ha creato è più che evidente, peccato che il risultato sia piuttosto raffazzonato, e a 30 anni da Terminator 2 l’unica vera esponente di girl power è e continua ad essere la Sarah Connor di Linda Hamilton mentre le altre donne della pellicola spariscono letteralmente a suo confronto, tra una Dani praticamente anonima e senza carisma e un eroina proveniente dal futuro con il superasma che nelle intenzioni dovrebbe salvarla ma che nei fatti non lo fa mai, e diciamolo, simpatica come un pugno nello stomaco. In più mettiamoci che Dani è messicana e che nel film ci hanno inserito una sequenza in cui i nostri devono attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti, proprio durante la presidenza di Trump. Coincidenze? Non credo proprio! Lo posso dire che il risultato non è esattamente dei migliori? Ho trovato la cosa quasi fastidiosa.
Il problema di Destino Oscuro è che di questi personaggi nuovi, intenti solo ed esclusivamente a veicolare messaggi politici e sociali, alla fine non te ne frega niente, se non fosse per l’effetto nostalgia derivato dal rivedere insieme Linda e Arnold sullo schermo non rimarrebbe davvero niente.
Arrivando ad Arnold, prima chiedevo cosa potrà mai fare un Terminator una volta completata la sua missione e orfano di uno Skynet che non nascerà mai, ebbene si occupa di tendaggi, oltre ad aver messo su famiglia. Questo è uno dei pochi aspetti che ho apprezzato di Destino Oscuro, l’idea in sé la trovo ottima, è il passo successivo a quel briciolo di umanità mostrato dal T-800 in Terminator 2, lo sviluppo di una sorta di umanità vera e propria, insomma la chiusura del cerchio in una saga che ha come perno la tecnologia che sviluppa una autocoscienza e diventa nemico dell’umanità. Ma ammetto che anche qui la messa in pratica è piuttosto poco riuscita ma continuando con un confronto tra i nuovi personaggi e i vecchi, beh sono questi ultimi a uscirne meglio perché anche nel momento del sacrificio di Grace continua a non importartene nulla di lei mentre quando è il T-800 a disattivarsi, citando il finale di T-2, un piccolo momento di commozione è innegabile.
E niente, l’ennesima occasione sprecata per una saga che forse andrebbe chiusa qua, in tutti i sensi, anche perché a vedere la tecnologia moderna ci si rende conto che un ipotetico remake dell’originale ai giorni nostri non sarebbe per niente credibile, anche per un film di fantascienza.

Classificazione: 2.5 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

9 Risposte a “Terminator: Destino Oscuro – Recensione”

  1. Personalmente è un film che ho apprezzato soprattutto a livello registico dove le scene d’azione sono dirette bene e con un minimo di messa in scena (cosa che manca tantissimo al cinema d’azione americano) e i personaggi comunque hanno una certa caratterizzazione. E non mi sono dispiaciute neanche le tematiche sociali, tematiche che a mio avviso sono sempre le ben venute in questo tipo di film soprattutto se vengono narrate bene.

  2. Ovviamente, non l’ho ancora visto, ma se, quando lo vedrò, non troverò il passaggio della sala operatoria registica che hai messo all’inizio, mi sentirò molto deluso XD

  3. Il T-800 tappezziere è una delle idiozie più rosse di tutta la saga, così come la nuova messia carisma lesa, si mezza scenetta d’azione riuscita, ma un filmetto del tutto dimentica ile che infatti così è finito, dimenticato. Cheers

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