Terminator 3: le macchine ribelli – Recensione

Terminator 3 locandina

Ho rivisto Terminator 3: le macchine ribelli armato di buone intenzioni, speranzoso di rivalutarlo in meglio rispetto al passato ma nel momento in cui la Terminatrix ha iniziato a collegarsi ad internet tramite un cellulare simulando il suono della connessione 56k, che i più giovani probabilmente nemmeno conoscono, ho capito che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in questo film, solo che ancora non avevo capito quanto.
La storia dietro alla realizzazione del terzo episodio di Terminator inizia subito dopo il successo di Terminator 2 ma per una lotta sui diritti del franchise troppo lunga da spiegare il progetto prese il via concretamente solo nel 1999, per le riprese invece si è aspettato il nuovo millennio. Terminator 3: Rise of the Machine, tradotto inspiegabilmente con le macchie ribelli in Italia, uscì nel 2003, dodici anni dopo T2, per la regia di Jonathan Mostow in quanto James Cameron si disse non più interessato al progetto un po’ perché sentiva di aver dato e detto tutto della storia da lui creata, un po’ perché infastidito dal fatto che la sua creatura gli fosse stata sottratta e molto probabilmente perché ancora impegnato a contare i soldi guadagnati con il suo ultimo film.


Il cast invece vede il ritorno del solo Arnold Schwarzenegger nell’iconico ruolo di Terminator mentre Nick Stahl prende il posto di Edward Furlong nella parte di John Connor perché quest’ultimo venne estromesso dal progetto per via dei suoi problemi di tossicodipendenza, è ironico e un pelo di cattivo gusto constatare come la versione adulta del personaggio nel film venga presentato proprio come un tossico. Completano il cast le new entry Claire Danes nella parte di Katherine Brewster, futura moglie di John Connor e nuovo bersaglio del Terminator inviato dalle macchine che per la prima volta ha un aspetto femminile con il volto dell’attrice e modella Kristanna Loken che probabilmente con questo film pensava di fare il salto di qualità e invece rimase confinata a produzioni di serie B.
Il canovaccio come avrete capito è sempre lo stesso, cambiano il killer dal futuro e i suoi bersagli che questa volta sono i futuri luogotenenti della Resistenza, non che John abbia l’immunità dal televoto di Skynet, mentre il solito Terminator del futuro Governatore della California è incaricato di proteggere John e soprattutto Claire, di cui esegue ogni ordine. Un adulto John scopre così che il giorno del giudizio di cui si parlava in Terminator 2 non è stato evitato ma solo rimandato ed è inevitabile. Fin qui tutto bene nonostante la ripetitività delle situazioni, è tutto il resto ad essere totalmente fuori posto.
Partiamo dal cambio di età e mancata continuità fortemente voluta dal regista per motivi totalmente idioti, all’inizio John ci spiega che all’età di tredici anni cercarono di ucciderlo, se la matematica non è un opinione nel 1995, anno in cui si svolgevano gli eventi del secondo film, John aveva non più di dieci anni, lasciamo perdere che andava in moto e non so a che età i ragazzi americani possono guidarne una ma va ricordato che rubava anche dai bancomat. Questo cambio di età Mostow lo giustificò con la volontà di allineare l’età del personaggio di John Connor a quella di Edward Furlong che era più vecchio di soli tre anni, capirai la differenza! Fa già ridere così dal momento che come accennato poco fa Furlong venne sostituito da Nick Stahl che è più giovane di due anni, quindi più vicino all’età che dovrebbe avere John Connor, poi che l’attore all’epoca ventiquattrenne sembrasse mio nonno, e io ne ho 35, è un altro discorso. Mettiamoci anche che non c’è un numero che coincida, il film si svolge nel 2004 e John dice che evitarono il giorno del giudizio più di dieci anni prima, ancora una volta la matematica non è un opinione e dal 1995 al 2004 ne passano solo nove, e se c’è una cosa importante in questa saga è proprio il tempo. Ma chi ha scritto sta roba?
Sempre rimanendo su John trovo davvero una pessima scelta l’averlo reso un tossico vagabondo incapace di reggere il peso delle proprie responsabilità, il personaggio in questi 9, 10, 15 anni? di stacco pare essersi rammollito e rimbambito del tutto, oltre a non avere la benché minima caratterizzazione o peso nel corso del film, ma lo stesso vale per Katherine che c’è perché sì. Kristanna Loken si ritrova il villain peggiore della saga fino a quel momento, la Terminatrix infatti è a dir poco imbarazzante, ancora una volta non comprendo le scelte fatte dagli sceneggiatori e dal regista, siamo passati dal T-800 di Schwarzy al ben più camuffato e credibile T-1000 di Robert Patrick ad una bambolina che fa tutto tranne comportarsi in modo naturale, tanto avanzata e letale quanto incapace di fingersi realmente umana, perché ribadisco, questa fu una scelta deliberata e incomprensibile, perché i Terminator dovrebbero essere macchine che si fingono umani, non umani che fingono di essere macchine. E dulcis in fundo Schwarzenegger sembra quasi fuori luogo, una pura formalità per un progetto in cui forse non credeva davvero nemmeno lui. Ha fatto bene Linda Hamilton a tenersene alla larga per via della mancanza di Cameron e di una vera direzione per il suo personaggio.
Per il resto Terminator 3: le macchine ribelli è un susseguirsi di scene action e continue esplosioni, un destruction porn fine a se stesso che nemmeno si avvicina all’operato di Cameron in Terminator 2.
Unica nota positiva l’inevitabile finale, ma anche qua il livello artistico tra Mostow e Cameron è abissale, l’apocalisse nucleare del finale non ha la stessa potenza e macabra poesia dei sogni di Sarah Connor in T-2, ma anzi risulta banale.

Classificazione: 2 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

3 Risposte a “Terminator 3: le macchine ribelli – Recensione”

  1. Ed è con questo film che la saga di Terminator iniziò il suo declino. Dopo i due film con Cameron ci si aspettava comunque un buon lavoro da un terzo capitolo. E invece abbiamo trovato qualcosa che toglieva tutte le riflessioni dei primi due capitoli e portando il tutto a un’esagerazione esasperante. L’unico capitolo che riusciva a essere interessante è stato Terminator – Destino Oscuro.

  2. Non l’ho mai amato sul serio, il modo scemo in cui hanno “spiegato” il ritorno in scena dei personaggio dopo il finale lapidario di “T2” mi è sempre sembrato una presa per il naso, ma considerando cosa è arrivato dopo, questo almeno era ancora un film e poi la scena con il T800 con la bara sulla spalla è abbastanza iconica 😉 Cheers

    1. Strano non mi ha notificato nulla wp. Si la scena della bara piace molto anche a me, dopo il nulla cosmico. A parte Salvation gli altri per me sono totalmente nuovi ma in questi giorni li recupero e avremo modo di parlarne 😉

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