Tekken: Bloodline (2022) – Recensione della serie anime

Dal 18 Agosto scorso è disponibile sul servizio streaming Netflix l’anime Tekken: Bloodline basato sul popolare videogioco, che non credo abbia bisogno di alcuna presentazione ma se non siete avvezzi ai videogiochi, anche se di solito il pubblico degli anime va a braccetto con quello dei videogiochi, o se per caso negli ultimi 25 anni siete stati su Marte vi faccio un riepilogo veloce veloce.

Tekken è una serie di videogiochi di lotta, un picchiaduro dalla meritata fama sviluppato da Bandai Namco (all’epoca solo Namco) a partire dal 1994 la cui storia ruota intorno alla famiglia Mishima e alle lotte di potere al suo interno per il controllo della Mishima Zaibatsu, un non ben specificato impero finanziario (sicuramente tra le tante cose losche c’è lo sviluppo di armi tecnologiche), che si decide con il Tekken, un torneo di arti marziali in cui il campione viene dichiarato The King of Iron Fist. Insomma è una trama molto semplice, o almeno lo era all’inizio, come un po’ tutti i picchiaduro si cerca un pretesto per mettere insieme un torneo a cui far partecipare quanti più lottatori possibile.

Tekken: Bloodline in particolare si basa su Tekken 3 uscito nel 1998, se questo anime fosse stato rilasciato l’anno prossimo sarebbero stati venticinque anni esatti, semplicemente uno dei capitoli più amati e importanti della saga stessa ma non credo di esagerare estendendo la sua importanza al mondo videoludico in generale, e che fece la fortuna per la prima Playstation. Tekken 3 ridefinì totalmente la serie rivoluzionandone il gameplay e trasformandola definitivamente in quello che è oggi. Inoltre fu molto coraggioso nel fare un salto temporale di circa 17 anni rinnovando quasi totalmente il roster di personaggi e introducendo un nuovo protagonista, Jin Kazama, figlio di Jun Kazama e Kazuya Mishima, quest’ultimo dato per morto alla fine del secondo torneo. All’età di 15 anni Jin assiste alla lotta e alla morte della madre per mano di una creatura chiamata Ogre, e così si reca dal nonno Heihachi, ignaro della sua esistenza, dove viene addeatrato al karate stile Mishima per partecipare ad un nuovo torneo che si svolgerà tre anni dopo organizzato allo scopo di attirare allo scoperto il mostro, che pare si nutra della forza combattiva dei migliori lottatori.

E questa grossomodo è la stessa storia ripresa in Bloodline, con alcune libertà narrative, come la presenza di personaggi che nei videogiochi in realtà sono stati introdotti solo in seguito. Non stupisce molto che abbiano deciso di iniziare la serie proprio da qui anziché dall’inizio, è un punto fondamentale della saga e presenta per la prima volta un eroe come Ryu o Terry Bogard, ma per certi versi è anche un suo limite ma su questo punto ci torniamo a breve.

Tekken: Bloodline è composto da un totale di soli sei episodi dalla classica durata di circa 25 minuti ed è stato realizzato dallo Studio Hibari e dalla sua sussidiaria Larx Entertainment, nomi non proprio noti in Italia nel campo dell’animazione rispetto ad altre case, la Larx per intenderci è la stessa che ha realizzato l’adattamento anime di Kengan Ashura, insomma di combattimenti se ne intendono.
La serie è stata diretta da Yoshikazu Miyao (Carole & Tuesday, Inazuma Eleven, Pokémon) e scritta dall’americano Gavin Hignight (Transformers: War for Cybertron, Transformers: Cyberverse, Ninja Turtles e svariate serie animate Marvel).

Il risultato è ottimo e fa sicuramente contenti i fans, il character design pur discostandosi dal realismo dei videogiochi è ottimo, le animazioni piuttosto fluide e soprattutto i combattimenti sono ben realizzati, sembrano usciti pari pari dal videogioco, hanno persino gli stessi effetti visivi e sonori, ma qualcuno mi deve spiegare sta cosa delle ombre a triangolino, le potete notare anche nel poster in apertura. Ma è anche vero che sei episodi sono davvero pochi, tolta la sigla ci rimangono un paio d’ore abbondanti di storia in cui devono mostrarci il prologo di cui sopra, il torneo e il confronto con Ogre. Tutto avviene di corsa, non c’è tempo di soffermarsi sui personaggi che non siano della famiglia Mishima, esattamente come nel videogioco dove la lore ormai è andata a farsi benedire, i rapporti tra Jin, Xiaoyu e Hwoarang per esempio vengono appena accennati, i combattimenti non durano che qualche minuto, anche questo esattamente come nel videogioco, ma come dicevo prima almeno sono belli e in generale tutto ha più dignità e funziona decisamente meglio dell’ignobile film live action del 2009.
La decisione di partire dalla storia di Tekken 3 però porta a domandarsi a chi realmente si rivolga questo anime, se al solo fan o ad un pubblico sia di fan che di casual, anche se ribadisco che il pubblico di anime e videogames di solito vanno a braccetto ma non è nemmeno da dare così per scontato che conoscano la lore di Tekken, troppe cose vengono veramente solo accennate, e non mi riferisco ai personaggi di contorno ma proprio a cose importanti come il gene del diavolo, che almeno nel film ebbero il buonsenso di omettere, chi non conosce la serie si ritrova ad un certo punto di fronte a questa svolta senza troppe spiegazioni, ma potrebbero anche correggere il tiro in un ipotetico sequel, magari narrando gli eventi precedenti in modo approfondito sotto forma di flashback, tanto si sono lasciati una porta aperta apposta sul finale, se poi dovessero proseguire la trama dagli eventi di Tekken 4, o ancora meglio direttamente dal 5, poco male, potete sempre recuperare il vecchio OAV in due parti Tekken: The Animation.

Classificazione: 3.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

Una risposta a “Tekken: Bloodline (2022) – Recensione della serie anime”

  1. Mi hai dato una grande notizia!
    Una ventina d’anni fa sono stato drogato perso di “Tekken 3”: non ho mai posseduto alcuna console di gioco, sono nato e morirò con il PC, ma arrivai a noleggiare una playstation 1 e in un weekend mi sparai l’intero gioco. Poi per fortuna è uscivo l’emulatore per PC e lì sì che mi sono fatto del male 😛
    Nel campo dei videogiochi “picchiaduro” è stata una rivoluzione, la qualità marziale è di un livello mai visto prima, ancora oggi vedo videogiochi pseudo-marziali che non gli allacciano le scarpe.
    Ora mi sa che rispolvero il vecchio emulatore per vedere se funziona ancora, ma soprattutto mi preparo: l’anno prossimo sul mio blog tocca per forza festeggiare i 25 anni di “Tekken 3” con parata di film, anime, manga, fumetti, videogiochi e quant’altro ^_^

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