Resident Evil: Apocalypse – Recensione

Resident Evil: Apocalypse (2004) inizia esattamente dove era finito il primo, anzi pure un po’ prima per ricollegarsi poi con il finale che rivediamo dopo i primi minuti. Paul W.S. Anderson scrive un sequel basato essenzialmente su Resident Evil 3 ma essendo impegnato sul set di Alien vs Predator cede la regia ad Alexander Witt.
Direttore di seconda unità in svariati film di successo e collaboratore di Ridley Scott, Witt debutta alla regia proprio con Apocalypse, che ad oggi rimane il suo unico film, e il risultato è semi disastroso.

Alla Alice di Milla Jovovich, ormai divenuta una vera e propria supereroina con tanto di superpoteri, si uniscono direttamente dai videogiochi Jill Valentine e Carlos Olivera, rispettivamente intepretati da Sienna Guillory e Oded Fehr, che potreste ricordare ne La Mummia nel ruolo del leader delle guardie Medjai, e altri personaggi che fungono da carne da macello. Scopo del gruppo è fuggire dalla città prima che venga nuclearizzata per impedire la propagazione del virus nel mondo ma per farlo prima devono salvare una bambina, Angela, figlia di uno scienziato della Umbrella Corporation.
Diciamo che Jill e compagnia sono messi più per fanservice che per altro, in particolare fa veramente ridere il look di Jill che sarà identico al videogioco ma vedere una poliziotta che in piena crisi esce vestita in minigonna e top è a dir poco ridicolo.
A dar loro la caccia la Umbrella Corporation manda Nemesis, storico villain della saga videoludica, qui ridotto ad un tizio dentro un costume che gli fa la testa decisamente troppo grossa, questo è uno di quei casi in cui un po’ di CGI non avrebbe guastato, perché va bene le buone intenzioni, l’uso di trucco e costumi come i bei film di una volta ma si passa dall’avere un colosso di oltre due metri nei videogiochi a sto tizio con il testone.
Apocalypse mette in chiaro il setting che da qui in poi caratterizzerà la saga, azione esagerata tendente al trash, di fatto degli Sharknado con i soldi. Purtroppo Witt non è palesemente in grado di girare scene d’azione degne di chiamarsi tali, tutto avviene con movimenti di camera frenetici, non si capisce nulla, pure per un semplice morso di zombie. Se non fosse per la “trama”, e fa già ridere così, ci troveremmo di fronte solo ad un film imbarazzante, scherzi a parte il suo riprendere anche se le alla lontana la trama di Resident Evil 3 ricollegandosi perfettamente agli eventi del primo film non è un idea malvagia, e funziona pure, rende tutto omogeneo, dando prova che Anderson aveva un idea chiara e precisa di ciò che voleva fare, indipendentemente dai risultati più o meno imbarazzanti.
Ma poco importa, il film a fronte di un budget di 45 milioni se ne portò a casa 129, un ottimo risultato, per cui sotto con i sequel.

Classificazione: 2.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

3 Risposte a “Resident Evil: Apocalypse – Recensione”

      1. Diciamo che ha una sua idea precisa di cinema, ma il meglio penso lo abbia dato in passato con Mortal Kombat (aiutato molto dalle coreografie di Robin Shou) e il bistrattato Alien vs Predator, e in minima parte il primo Resident Evil.

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