Resident Evil: Afterlife – Recensione

Per Resident Evil: Afterlife, quarto film della saga cinematografica ispirata al celebre videogioco survival horror di Capcom uscito nel 2010, Paul W.S. Anderson torna alla regia e da qui in poi non mollerà più quella che è diventata a tutti gli effetti la sua creatura.
Passato un anno dagli eventi di Extinction troviamo la Alice di Milla Jovovich e i suoi cloni impegnate ad assaltare il quartier generale della Umbrella Corporation nel sottosuolo di Tokyo, è una sequenza piuttosto folle, e non necessariamente in senso buono, ad un certo punto è tutto uno spararsi a casaccio con le braccia tese, la cosa sicura è che gli uomini della Umbrella hanno una mira scarsa. E dire che la sequenza di apertura del film in cui vediamo come si sia propagato il virus a Tokyo è molto bella.

Fatto questo, ed eliminate in un attimo tutti i cloni di Alice, la nostra eroina riesce a raggiungere Albert Wesker (Shawn Roberts), il capo della Umbrella, che sta scappando a bordo di un aeroplano, ma il villanzone riesce a iniettarle un anti-virus per rimuovere i suoi superpoteri, il che significa che Alice per il resto del film continuerà a fare esattamente ciò che faceva prima, telecinesi a parte e che comunque ha usato giusto nel precedente film per tipo cinque minuti.
Apparentemente eliminato Wesker passano altri sei mesi e Alice cerca di raggiungere Arcadia, il luogo sicuro in cui erano andati i sopravvissuti guidati da Claire Redfield (Ali Larter), solo per trovare la sola Claire priva di ricordi e controllata da un congegno che le è stato impiantato sul petto. Una volta fatta rinsavire Claire le due insieme si recano a Hollywood dove incontrano l’ennesimo gruppo di sopravvissuti da far morire a cui unirsi che si sono rifugiati in una prigione, tra di loro troviamo anche un militare rinchiuso in cella che si rivela essere Chris Redfield, fratello di Claire, interpretato da Wentworth Miller, il protagonista di Prison Break, c’è dell’ironia nell’averlo rimesso in gabbia.
Nella fuga il gruppo di sopravvissuti ma ancora per poco affronta nuove mutazioni tra gli zombie e persino un colosso con la maschera da boia e un ascia gigantesca, e qui la mia parte razionale ha iniziato a domandarsi perché un culturista mutato in zombie da un virus ad un certo punto abbia ben pensato di mettersi una maschera ma ho smesso di domandarmi cose per sta saga, ne esce fuori una sequenza di lotta appositamente studiata per il 3D (notare anche la tagline del poster) in cui Claire da sfoggio di un agilità sovrumana, con o senza virus tanto non cambia nulla.
Non vado oltre, vi ho già detto fin troppo della trama, non che ci sia poi molto altro in realtà, più o meno è uguale a Extinction, cambiano solo i personaggi intorno ad Alice e le location, con l’aggiunta del 3D ma tanto se non lo hai visto al cinema o non hai una tv 3D non serve a niente e non aggiunge nulla alla storia, ma dubito migliorasse anche la visione cinematografica, dopotutto non si parla di Avatar.
E niente, parlarne seriamente sta diventando complicato, ci stiamo avvicinando alla conclusione, probabilmente ne riparleremo meglio quando tireremo le somme con l’ultimo capitolo ma non prima di aver detto qualcosa su Retribution.

Classificazione: 2 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

3 Risposte a “Resident Evil: Afterlife – Recensione”

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