Punk Is Undead – Recensione

Punk Is Undead Omnibus

Prima di tre settimane fa non sapevo dell’esistenza di Punk Is Undead, l’ho scoperto un po’ per caso cercando informazioni sui suoi autori, Paolo Baron e Ernesto Carbonetti, per scrivere due righe su Lazzaro, il primo zombie, il loro ultimo lavoro. Mi ha incuriosito subito con quel sottotitolo in cui ci si domanda “se le leggende del rock tornassero dal mondo dai morti?” un’idea tanto semplice quanto folle geniale, tanto da convincermi al volo a recuperarlo.

Punk Is Undead nasce come mini serie a fumetti di tre numeri (Live In Los Angeles, Live In London, Live In Death Valley) pubblicata approssimativamente tra il 2013 e il 2015 da 80144 Edizioni per poi essere raccolta in un elegante volume cartonato nel 2016 sempre per lo stesso editore, che ancora una volta vede i due autori alle prese con personaggi storici in un contesto più horror, guardacaso gli zombie tornano prepotenti, deve essere una sorta di tema ricorrente per i due.

La storia ha per protagonista assoluto Note, produttore discografico e musicista ormai fuori tempo massimo per aspirare al successo, ossessionato dal voler creare la band perfetta e per farlo è disposto a tutto, anche a riportare dall’aldilà le leggende del rock. Il primo tentativo lo vedrà usare pratiche voodoo per rianimare i corpi di Jim Morrison, Jimi Hendrix e Jaco Pastorius ma ovviamente tutto andrà storto e finirà male, molto male. Ci riproverà con possessioni spiritiche e patti demoniaci.

Tra Los Angeles e Londra Punk Is Undead si muove tra l’horror e la crime story senza dimenticare ovviamente la musica tra citazioni e omaggi vari.

In una recensione di un noto sito viene evidenziata la figura di Note come specchio della realtà nei confronti di un insoddisfazione della realtà musicale attuale e ad una sorta di omologazione dalla quale apparentemente non possiamo scappare. Personalmente non mi trovo d’accordo con questa considerazione o almeno non l’ho percepita così, indubbiamente parte di questo discorso è vero e in buona parte rispecchia anche ciò che pensano gli autori ma allo stesso tempo dissacra queste leggende della musica, perché nel leggere Punk Is Undead tra un orrore e l’altro più di ogni altra cosa mi ha colpito come tutta la storia, nonostante un più che evidente rispetto e amore per i musicisti coinvolti, non si prendesse per niente sul serio, e comunque ce lo dicono già nelle prime pagine “É un gioco che non mi diverte più. Non facciamo altro che parlare di rockstar defunte e di come dovrebbe essere la musica oggi. Rassegnati quello è il passato!” che saranno anche le parole del discografico spietato a cui interessa solo battere cassa ma diciamola tutta, è la pura verità! Quindi insomma, più che una critica verso l’indubbiamente discutibile musica di oggi mi pare una critica, anzi più un fare dell’ironia proprio sui nostalgici della bella musica di una volta e al luogo comune stesso.

Sempre in quell’articolo si sottolineava l’intenzione degli autori di trasportare su carta la tensione delle serie tv americane e di come abbiamo fallito. Se questa era davvero la loro intenzione allora si, hanno fallito, o forse per tensione intendevano tutt’altro, ma non è detto che questo sia necessariamente un difetto, esattamente come il piano per riportare in vita le leggende del rock Punk Is Undead ha preso vita propria in modo imprevedibile, noi ci ritroviamo così tra le mani un’opera che nasce sicuramente dall’horror ma che non manca di coinvolgere e soprattutto divertire e intrattenere e se un’opera riesce a fare almeno una di queste cose, beh ha già vinto tutto.

I disegni di Carbonetti sono diversi rispetto a quanto visto nel più recente Lazzaro, devo ammettere che tra i due ho preferito il secondo dove è più che evidente una maturazione artistica, in Punk Is Undead lo stile pop caricaturale si sposa bene con il tema trattato ma l’eccessivo uso del digitale nella colorazione non trova riscontro con il mio gusto personale.

Per concludere Punk Is Undead è un’opera particolare e divertente capace di giocare con un genere oggi stra abusato come quello degli zombie portandolo in un contesto più che originale.

La scheda
Titolo: Punk Is Undead
Edizione italiana: 80144 Edizioni
Storia: Paolo Baron
Disegni: Ernesto Carbonetti
Formato: cartonato
Prezzo: € 22,00

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

15 Risposte a “Punk Is Undead – Recensione”

  1. Gli avevo messo gli occhi addosso già in fumetteria, con quel titolo non poteva non attirare la mia attenzione, al prossimo giro me lo porterò a casa, sicuro! 😉 Cheers

    1. Peggio per te che ti perdi delle ottime storie 😛 però seriamente non capisco come si possa odiare un genere a prescindere, anche io ho le mie preferenze ma per fortuna ho avuto le mie belle eccezioni

  2. Ma…tre leggende della musica così non possono essere dei ‘villains’! Un po’ come i fantasmi degli attori buoni che aiutano i Ghostbusters in una celebre puntata del cartone 😀

  3. A differenza di Moz, adoro gli zombie ma l’idea non mi piace neanche un po’.
    Mi perderò un bel fumetto ma so che se lo compro poi resta sul mobile per anni o decenni.

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