Orfani: Ringo – Mini Recensione

orfani-ringo

Torniamo a parlare di Orfani, la famosa serie di Roberto Recchioni ed Emiliamo Mammucari edita da Sergio Bonelli Editore, nell’edizione settimanale in uscita con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport dove settimana scorsa si è conclusa la seconda stagione intitolata Ringo (#25-48), la terza Nuovo Mondo è già iniziata (nel #49) ed in attesa di essere letta.

Dopo gli eventi della prima stagione la cosa più naturale a cui pensare era che la storia riprendesse esattamente da dove si era interrotta, ovvero con Ringo alla guida della sua rivoluzione in guerra con il governo di Jsana Juric. Contro ogni previsione Recchioni decide invece di fare un salto temporale di diversi anni, di tanti anni dove effettivamente la rivoluzione c’è ma priva della guida di Ringo che scopriamo essersi ritirato dalla lotta, totalmente disilluso e privo di speranza o di un motivo per lottare.

Una scelta coraggiosa, inaspettata e spiazzatante. Ma una scelta coraggiosa non significa automaticamente che sia la scelta migliore, ma nemmeno peggiore. Orfani: Ringo è sicuramente una serie diversa dalla prima stagione, lontana dalle atmosfere prettamente fantascientifiche figlie di tante opere letterarie e non del genere spaziale, questa seconda stagione si presenta come una storia on the road in cui un Ringo piuttosto invecchiato e indurito, che in più di un occasione mi ha ricordato un certo Logan (Old Man Ringo), deve condurre verso la salvezza dei ragazzi, Rosa, Nuè e Seba, i nuovi protagonisti della serie, giovani rivoluzionari, giovani guerrieri e soprattutto orfani a loro volta, attraverso un Italia post-apocalittica magistralmente raffigurata (più vicino a The Walking Dead che non a Starship Troopers per intederci). Tra questi ragazzi c’è il figlio di Ringo, l’unico motivo per convincere l’ormai ex Pistolero a tornare in azione, e a dimostrare che proprio come Wolverine è ancora il migliore in quello che fa, figlio di cui in realtà non sapremo mai la vera identità, un po’ tutti loro hanno qualche elemento caratteriale riconducibile a lui ma infondo non è nemmeno così importante saperlo.

Si diceva, una scelta spiazzante quella di non raccontarci nulla di questa rivoluzione e soprattutto di ritrovare un Ringo che in pratica si è arreso, e di conseguenza anche la popolazione, tanto da farmi pensare più di una volta “a cosa è servito leggere fin qui?”, che è un po’ quello che ho pensato anche quando ho visto Il risveglio della Forza, con la differenza che nel caso di Ringo alla fine mi son ricreduto, certo rimane un po’ di rammarico per la piega ancor più negativa che ha preso il tutto, fatto sta che con il passare delle settimane, di numero in numero, ho finito con l’affezionarmi a questi nuovi protagonisti nonostante i loro stereotipi e clichè, decidendo di accompagnarli a mia volta da spettatore nel loro viaggio. Forse un po’ più lenta e meno riuscita della prima stagione, probabilmente per la ripetitività di alcune situazioni a cui sono andati incontro i protagonisiti ma tutto sommato non meno coinvolgente delle Origini e alla fine ho dovuto fare i conti con il fatto che Orfani è attualmente una delle letture che seguo con più piacere. Perché Orfani non è una lettura impegnata o impegnativa come vogliono far passare i fan più integralisti di Recchioni, è una lettura leggera e pop capace di intrattenere e distrarre, esattamente quello che basta per fare un buon fumetto.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

10 Risposte a “Orfani: Ringo – Mini Recensione”

  1. Non conosco questo fumetto. Apprezzo il fatto che la Bonelli stia pubblicando cose nuove. Sono d’accordo sul fatto che un fumetto non impegnato e/o impegnativo possa essere comunque un buon fumetto.

    1. Purtroppo a volte certi lettori per dar valore ad una storia o per giustificare il fatto stesso che abbiano letto un fumetto di puro intrattenimento ne dicono davvero di grosse. Più onesta verso se stessi, gli autori, gli altri lettori e l’opera stessa sarebbero l’ideale, leggere un qualcosa di leggero non è indice di stupidità, posso benissimo leggermi qualcosa di impegnato ora e poi spassarmela. Io l’ho sempre pensata così.

  2. Un western post apocalittico? Me gustaaaaaaaaaaaa. Certo che siamo già al volume 49, sono decisamente indietro!

    1. In realtà non è un western, è fantascientifico. Pistolero è solo un nome 😉 Questa è una ristampa di volumi già usciti nel classico formato della Bonelli che attualmente sta pubblicando la sesta ed ultima stagione che dovrebbe concludersi con il nr 54 (la mia edizione ha la numerazione raddoppiata)

  3. Eh, leggendo mano a mano un po’ mi sono incuriosita anche io alla fine! Mannaggia! Devo dire che in origine mi aspettavo fosse una cosa abbastanza pesante, quando ne leggevo in giro per forum o social (come dici tu i soliti esaltati) , invece è proprio tutt’altro, storia d’azione coinvolgente, normale, intrattiene, il suo dovere lo fa con piacere. Curiosa di sapere come andrà a finire, almeno un ultimo bacio tra Sam e Ringo (cloni non cloni, odio/amore non ce ne frega niente) io lo voglio eh! Fuoco e fiamme!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.