The Men In Black: il fumetto originale di Lowell Cunningham

The Men In Black comics by Lowell Cunningham

Dopo aver visto Men In Black: International e aver beccato per puro caso Men In Black 3 in tv ed essercelo rivisto, ho deciso che era il momento di leggere i fumetti originali che hanno dato vita alla saga cinematografica. Si, avete capito bene, anche MIB nasce come fumetto ed è molto diverso da quello che conoscete. Li ho cercati un po’ ovunque questi ma sembrano introvabili, inediti in Italia, non esiste un edizione in lingua originale cartacea nuova o usata, nemmeno in edizione digitale su Comixology. Niente. L’unico modo per leggere questi fumetti è via scan.

The Men In Black nasce dalla mente di Lowell Cunningham e dai disegni di Sandy Carruthers per la Aircel Comics, un piccolo editore che poi venne rilevato dalla Malibu Comics che a sua volta venne rilevata nel 1994 dalla Marvel Comics che al mercato la Disney comprò
Si compone di due miniserie di soli tre numeri ciascuna pubblicati rispettivamente nel 1990 e nel 1991 e come dicevo poco fa si differenzia non poco dalla versione cinematografica, se meglio o peggio sta un po’ a voi stabilirlo.
Partiamo dall’aspetto dei due protagonisti, l’agente J è bianco e biondo a differenza di Will Smith, ma non è tanto l’aspetto a differenziarlo quanto il suo carattere, dimenticate l’umorismo, lo stesso vale per l’agente K, molto più duro e cattivo di quello interpretato da Tommy Lee Jones, un vero bastardo che non si fa tanti scrupoli ad uccidere potenziali testimoni o minacce, e non mi riferisco necessariamente agli alieni, infatti i Men In Black di Cunningham non si occupano solo delle minacce aliene ma di qualsiasi tipo di fenomeno paranormale, una sorta di X-Files prima di X-Files, che infatti è più giovane di almeno un paio di anni. Nei 6 numeri dell’opera originale vediamo gli agenti J e K affrontare alieni, demoni, mostri e persino un supereroe, che altri non è che un MIB rinnegato. Altri MIB non si vedono mai, viene solo nominato Z e forse non è nemmeno umano.
Il rapporto tra i due protagonisti non è minimamente paragonabile a quello quasi genitore-figlio, o mentore-allievo, visto nei film. Tutto il loro rapporto forse poteva essere costruito meglio, J viene reclutato un po’ così, salta a bordo senza troppe spiegazioni per sconfiggere i cattivi di turno senza immaginare le cose strane che da quel momento in avanti caratterizzeranno la sua vita e il suo lavoro, che poi il suo lavoro diventa la sua vita dal momento che viene dato per morto per il resto del mondo, ed è in perenne conflitto con i metodi discutibili del suo collega, il quale però segue le regole dei MIB, cosa che mette in discussione l’organizzazione stessa. In questo mi sento di dire che nel film hanno gestito la cosa molto meglio, è più credibile di un semplice “da questo momento sei il mio partner”, così come la decisione di concentrarsi sui soli alieni e creare una sorta di mitologia all’interno del franchise. Nei due episodi con gli alieni si possono riconoscere alcune frasi e situazioni poi inserite nel primo film, così come i sotterfugi per camuffare elementi alieni sulla Terra.
C’è poco da dire in realtà su questo fumetto per farne una vera e propria recensione, questi sei episodi sono per lo più introduttivi al mondo dei Men In Black ed è un peccato non abbiano più prodotto altro lasciando in sospeso alcune cose interessanti (il vero scopo dei MIB, i corpi clonati degli agenti), così come è un peccato che non sembri esserci interesse nello sfruttare il brand al di fuori del cinema. Al lancio del film la Marvel pubblicò alcuni one shot ma solo uno legato alle storie originali e che conto di leggere nei prossimi giorni. Ai disegni troviamo Sandy Carruthers, disegnatore che non mi pare di aver mai sentito prima, come d’altronde anche Lowell Cunningham, il suo stile può ricordare vagamente quello di Todd McFarlane per la forma degli occhi e altri elementi ma è molto più grezzo, si vede che siamo più dalle parti delle Ninja Turtles di Eastman e Laird che non dal fumetto mainstream.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

13 Risposte a “The Men In Black: il fumetto originale di Lowell Cunningham”

  1. Ecco bravo, ero proprio curioso dell’opera originale, da quando in chat mi avevi detto che non c’era un nero ma non avevo voglia di andarmi a documentare!
    Ma J è una recluta inesperta all’inizio, come nel film? Non l’ho capito.
    Il disegnatore manco io lo conosco.

    1. J è un agente sotto copertura, non ho capito se della polizia o dell’FBI, che finisce con l’incrociare la strada con K. Se non fosse stato un possibile candidato K lo avrebbe ucciso. Comunque si, è una recluta inesperta a cui K continua a ripetere di leggere il manuale, ma è più un espediente per far sì che K possa fare lo spiegone al lettore.

  2. Interessante! Buffo che menzioni The X-Files perché pure lì ci sono dei misteriosi men in black, ma non sono Mulder e Scully: di solito lavorano pet la Difesa o per qualche altro misterioso organismo deviato…

    1. Gli Uomini in Nero fanno parte della “mitologia” complottista, tutto nasce da un tizio che, dopo aver avvistato un UFO, affermò di essere stato interrogato da degli agenti vestiti in nero, probabilmente erano semplici agenti dell’FBI o della CIA. RIcordiamo che sono anche fra i “cattivi” di Martyn Mystere!

  3. Davvero un gran bel pezzo, Arcangelo!
    Questo è esattamente quello che definisco un vero “articolo di servizio”: ti sei andato a recuperare i fumetti originali, facendo ricerca e non semplicemente allungando una mano sullo scaffale della tua libreria (fa differenza e molta, perché il grosso della blogosfera è costituita da persone, per lo più non preparate sull’argomento, che parlano solo di ciò che hanno appena letto o comprato), quindi hai fatto una recensione dell’opera fumettistica originale ed infine hai costruito un paragone ad ampio spettro con i film…
    Davvero encomiabile: anche se avessi scritto con i piedi (e non lo hai fatto) o avessi inanellato una serie di grossolani errori di scrittura (e non li hai commessi), il tuo articolo si sarebbe comunque elevato sopra la media delle cose inutili che circolano tra i vari blog, ma non ti sei accontentato ed hai anche redatto il prezzo con la tua abituale prosa giornalistica, asciutta, incisiva e frizzante.
    Un post che potrebbe ad alcuni apparire minore, ma che al contrario vola alto e che penso ti verrà rubato.
    Stima e rispetto.

    1. Dopo la nostra recente esperienza preferirei non mi venisse rubato altro XD
      Grazie per i complimenti, personalmente non me la sento di considerarla una recensione, c’è davvero così poco da dire sull’opera in sé senza tirare in ballo il derivto, o da fare analisi in generale, che mi sembrava un po’ arrogante definirla tale, l’ho inserita nella categoria però per una navigazione comoda sul blog 😉

  4. Mi sa che continuerei a preferire i film..io anni e anni fa vidi la serie animata, ma quella era basata sui film, comunque la ricordo molto divertente

    1. La serie animata mi manca. Penso che con i film siano riusciti a sviluppare meglio l’idea focalizzando l’attenzione sui soli alieni.
      L’idea del fumetto è affascinante ma troppo poco per dare una valutazione vera.

  5. Conoscevo l’origine underground comics di MIB, e sapevo anche che i film avevano stravolto un po’.
    Però alla fine sono entrambi prodotti validi, In ogni caso, per me, prima di X-Files c’è Martin Mystere, dove ci sono peraltro anche gli Uomini in Nero^^

    Moz-

    1. Hanno stravolto un po’ tanto! si può dire che abbiano fatto un operazione simile a quanto visto con le Ninja Turtles nel passaggio da fumetto a cartoon, trasformando un qualcosa di cupo e serio in qualcosa di family friendly e divertente. Entrambe le versioni possono benissimo convivere con la differenza che le Turtles possono contare su una serie a fumetti completa con tutta una loro mitologia a cui poi si sono ispirati in seguito, mentre i MIB hanno solo questa manciata di episodi

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