Mad Max: Fury Road – Recensione

Lo sanno un po’ tutti gli appassionati che Ken il guerriero è parzialmente ispirato alla saga di Mad Max, tra il look del protagonista, l’ambientazione e le gang di gente vestita male, pure io che fino all’altro ieri la cosa più vicino a Mad Max che avessi mai visto era il video California Love di Tupac, giuro. Ma forse non tutti sapranno che un altro manga a cui deve molto Ken il guerriero è Violence Jack di Go Nagai, il padre di Devilman, Mazinga, Goldrake e tanti altri, serie in cui il personaggio eponimo si muove in un Giappone post-Apocalittico devastato da un grande terremoto in cui regna letteralmente la violenza, tra lande deserte con bande di motociclisti, tribù, e città in rovina, la cui pubblicazione iniziò nel 1973, sei anni prima dell’uscita del primo Mad Max.
Dubito fortemente che George Miller all’epoca conoscesse il manga di Go Nagai ma la corsa di Violence Jack è stata così lunga probabilmente da aver fatto il giro e finendo inevitabilmente per essere influenzato a sua volta da Mad Max.

Perché vi sto dicendo tutto questo? Perché Mad Max: Fury Road è quello che più si avvicina ad essere un live action di Violence Jack, tra un protagonista taciturno, pochi dialoghi, tanta azione e violenza e un villain autoproclamatosi dio dall’aspetto mostruoso, con tanto di metaforone nemmeno tanto tra le righe.
Il vero matto qua non è tanto il Max Rockatasky di Tom Hardy quanto George Miller stesso, Fury Road è semplicemente una celebrazione all’esagerazione, follia pura che prende vita! Come altro si può definire un film che per il 90% si svolge per strada a bordo di veicoli impossibili guidati da un gruppo di esaltati altrettanto folli, tanto da portarsi dietro un tizio cieco che suona una chitarra elettrica che spara fiamme?
L’intreccio è dei più semplici, subito dopo averci spiegato il setting di questo mondo post-Apocalittico Max viene catturato dai Figli di Guerra al servizio di Immortan Joe, nel frattempo Furiosa (Charlize Theron), una Figlia della Guerra, tradisce Joe per portare in salvo le sue cinque mogli, il cui compito è dare figli al signore della guerra, da questo incipit parte una serie di inseguimenti folli in questo scenario desertico e Max viene preso nel mezzo. La trama essenzialmente è tutta qua, eppure Miller riesce a tirare fuori un film spettacolare, per certi versi unico per quanto è pazzo, visivamente è una gioia per gli occhi, un tripudio di azione assurda ma soprattutto ricerca visiva, il lavoro svolto dai designer, sia per quanto riguarda i mezzi di trasporto che per i costumi e il trucco è notevole, non stupisce che abbia vinto gli Oscar per queste categorie, e non solo, ogni singolo frame potrebbe essere un quadro per quanto è bella la resa visiva.

Ma in questa apparente ignoranza il film riesce a non essere fine a se stesso, veicola un messaggio nemmeno troppo velato, anzi direi che tutta la tematica femminista ci viene sbattuta in faccia con violenza, e proprio perché così palese mi stupisce che non sia stato vittima del solito shitstorming sul politicamente corretto, ho visto altri titoli criticati per molto meno, perché riassumendo la cosa abbiamo un personaggio cult degli anni ’80 quasi messo da parte in favore della coprotagonista femminile, si perché Furiosa è quasi la vera protagonista, il dubbio che quel Fury Road non si riferisca esattamente alla strada omonima percorsa dalla carovana ma proprio a lei è molto forte, mentre Max per tutta la prima parte del film viene ridotto in catene, immobilizzato e quasi impossibilitato a parlare, in una sola parola viene umiliato, Furiosa essenzialmente combatte il patriarcato che considera le donne come oggetti di sua proprietà. Il tema non è nemmeno trattato in modo metaforico come in Alien, è proprio esplicito, il tutto mentre viene preso in giro il machismo e l’esaltazione da branco, ovviamente portato all’estremo, come tutto il film del resto.
Per intenderci io non ho alcun problema con questo tema, semmai ne ho con chi invece di solito ce l’ha ma che per questo film non ha alzato mezza critica proposito, le cose son due, o sono una massa di ipocriti o semplicemente non hanno capito niente del film.
E niente, indubbiamente uno dei migliori action degli ultimi anni.

Classificazione: 4 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Gli piace definirsi un amante del buon fumetto. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Appassionato di narrativa di genere in ogni sua forma, che sia scritta o per immagini, in movimento o meno, in particolare di fantascienza.

8 Risposte a “Mad Max: Fury Road – Recensione”

  1. Ne parlai sul blog molto tempo fa 💙
    Film splendido, non è stato criticato per me perché ha una visual pazzesca e scene d’azione coinvolgenti in cui le donne sanno effettivamente valersi

    1. Si ma nel momento in cui Max viene letteralmente messo da parte per gran parte del film, e anzi oserei dire che tolto lui il risultato cambierebbe poco e niente, in un film che porta il suo nome dovrebbe diventare preda di questo tipo di shitstorming. Io la chiamo ipocrisia.
      Ma ripeto, non è colpa del film che va benissimo così ma del pubblico che dovrebbe farsi un esamino.

  2. Tutto dipende da come si inserisce un certo tema in un determinato film, senza forzature è preferibile, quando invece è forzato allora non va bene. Ma temi o non temi, non esagero se dico che questo è un capolavoro 😉

    1. Scusami ma se devo leggere la piangina su He-Man sostituito da Teela nei Masters di Kevin Smith, giusto per fare un esempio recente, e nessuno dice niente per Furiosa che palesemente ruba la scena a Tom Hardy incatenato e con la muserola con tema ben sbattuto in faccia senza troppi fronzoli abbiamo un problema, e non è né in Mad Max né in un cartone animato.

      1. Non conosco questo fatto, potresti anche avere ragione, ma se è fatto apposta per generare polemiche, se tradisce il materiale originale, allora è il politicamente corretto il problema..

        1. Ed è esattamente la medesima cosa che succede in Mad Max. Ma son le stesse polemiche che vennero fuori per Captain Marvel, semplicemente il pubblico, una fetta perlomeno, usa due pesi e due misure.

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