Le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari

Retrospettiva su le Tigri di Mompracem, primo libro del ciclo dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari.

Grazie all’editore RBA e alla sua collana dedicata a Emilio Salgari, uno dei più importanti e prolifici scrittori italiani, ho avuto modo di recuperare parzialmente Il Ciclo dei Pirati della Malesia con protagonista Sandokan, la Tigre della Malesia, non che i romanzi di Salgari manchino dagli scaffali delle librerie ma come rimanere indifferenti di fronte alle bellissime copertine in stile liberty riprodotte fedelmente in copertina? (anche se quella che vedete nell’immagine di apertura è verde mentre quella RBA è rossa). Dico che l’ho recuperato parzialmente perché il ciclo in questione, così come immagino altri dell’autore, è stato pubblicato all’interno della collana totalmente a casaccio senza tenere conto dell’ordine di uscita originale, infatti il primo romanzo del ciclo è Le Tigri di Mompracem, di cui vi parlo qui, è stato inserito come quinta uscita della collana e pubblicato solo dopo Sandokan alla riscossa (settimo romanzo), I misteri della Jungla Nera (secondo romanzo) e I Pirati della Malesia (terzo romanzo) e piano piano ho finito col perdermi le uscite e i vari edicolanti di zona hanno smesso di farselo arrivare, ma spero di avere modo di recuperare i volumi mancanti.

Ovviamente ho aspettato di avere almeno il primo per iniziare la lettura, anche se da quanto ho capito leggendo qua e là non è che Salgari tenesse conto ci chissà che continuity, per usare un termine che all’epoca (1883-1913) non esisteva nemmeno, infatti pare sia sovente che siano presenti contraddizioni all’interno del ciclo, ma probabilmente li vedremo prossimamente quando proseguirò la lettura del ciclo.

Le Tigri di Mompracem introduce personaggi poi divenuti storici per la letteratura d’avventura italiana e non, ovvero Sandokan e Yanez, personaggi probabilmente molto più conosciuti dai più grandicelli grazie agli sceneggiati con Kabir Bedi.
Devo essere sincero, ho apprezzato molto la lettura di Le Tigri di Mompracem, una lettura avventurosa e piuttosto semplice con un eroismo tipico dell’epoca, la parte più complicata è stata superare alcuni termini davvero desueti per la lingua italiana, ma bisogna ammettere che è un tipo di scrittura a tratti talmente ingenua che è impossibile non riderci sopra, si presterebbe facilmente ad una parodia, allo stesso tempo una rilettura moderna di questi personaggi e situazioni penso sarebbe una grandissima figata. Ma perché ci ridevo sopra? Per spiegarvelo devo farvi alcuni spoiler per cui proseguite la lettura solo se conoscete già la storia o se non avete paura di rovinarvi la sorpresa di un eventuale lettura.

Sandokan è la famigerata Tigre di Mompracem a capo dei pirati noti ovviamente come Tigri di Mompracem, terrore dei mari della Malesia e acerrimo nemico degli invasori inglesi. La storia inizia con il fido Yanez che parla al suo capitano della Perla di Labuan, una bellissima ragazza inglese che pare aver ammaliato tutti nemmeno fosse una dea, Sandokan dopo averne sentite di tutti i colori freme dalla voglia di vederla e decide di partire con una spedizione con tre navi. L’inizio è davvero ingenuo, non trovate? E qui inizia ad essere una situazione tragicomica. Sandokan non smette di decantare la propria invincibilità, quanto è forte, coraggioso, e così via, su Wikipedia viene definito farneticante, poche pagine dopo appena incrociano gli inglesi le Tigri della Malesia vengono sconfitte, e non sarà nemmeno la prima volta che Sandokan nel corso di circa 300 pagine le prende sonoramente. Naufragato Sandokan viene salvato dai suoi stessi nemici che inconsapevoli della sua identità lo curano e lo conducono proprio dalla Perla di Labuan, che altri non è che Marianna, la giovane nipote di Lord James Guillonk. Sandokan e Marianna dopo una manciata di giorni passati insieme si innamorano (nel caso di Sandokan bastano topo cinque secondi, tanto lo aveva già deciso quando gliene parlava Yanez) e una volta scoperto l’inganno Lord Guillonk inizia una caccia all’uomo. Dopo tutta la storia ruota attorno al tentativo di Sandokan e le Tigri di rapire Marianna, tenuta praticamente prigioniera da uno zio che 1) non è che fosse proprio amorevole e 2) piuttosto che vederla al fianco di un pirata la ucciderebbe. In tutto questo le invincibili Tigri di Mompracem da centinaia che erano vengono essenzialmente sterminati! Per una ragazzina! La terribile Tigre di Mompracem, che non ha mai conosciuto amore ora si è letteralmente rincoglionito e manda allo sterminio i suoi seguaci… E loro sono pure felici di farlo! Perché la parola di Sandokan è sacra! Io forse un vaffa glielo avrei anche tirato, anche perché poi una volta fatto il tutto il buon Sandokan vuole pure appendere il Kriss al chiodo.
FINE DEGLI SPOILER

Scherzi a parte Sandokan quando non è in mare a tentare abbordaggi suicidi è davvero figo, è brutale e sanguinario, quasi pazzo da come viene descritto, io me lo immagino come una sorta di Wolverine indiano che al posto degli artigli ha un Kriss in mano, c’è pure una sequenza dove uccide da solo una tigre, è molto impulsivo e forse per questo finisce sempre per mettersi nei guai (ecco, io fossi in lui la smetterei di autocelebrare una sedicente invincibilità). Ma meno male che c’è Yanez, quello che Doc Manhattan definirebbe il bassista carismatico, tutto il contrario di Sandokan, è simpatico, sempre pronto a ironizzare e sdrammatizzare le situazioni e a salvare le chiappe al suo amico con i suoi piani intelligenti ela passione per i travestimenti, davvero, senza di lui Sandokan sarebbe morto non so quante volte, i due personaggi si compensano abbondantemente e funzionano alla grande.

Detto questo ribadisco che ho trovato la lettura coinvolgente e soprattutto divertente, mai pesante se non appunto per l’italiano vecchio usato da Salgari, per il resto, cliché e ingenuità a parte, si tratta di un opera coraggiosa, Salgari in questo contesto avventuroso decise di usare località esotiche e lontane che a quanto pare poteva solo immaginare e sognare ma le descrive in modo credibile attraverso tutta una serie di informazioni che aveva raccolto, inoltre il protagonista è un pirata e gli antagonisti sono gli inglesi, ovvero i colonizzatori, per l’epoca era probabilmente qualcosa di altamente progressista, lo fa in maniera semplice chiaro, Sandokan è quello che oggi forse chiameremmo anti eroe (almeno in questo primo libro ma ho il sospetto che nei prossimi volumi si evolverà in una figura più puramente eroica) mentre gli inglesi sono i cattivi, dopotutto Marianna nel vedere tutti sti morti per causa sua non è che si fa molte domande.

Libro consigliato per ci vuole una lettura leggera ma senza dover sottovalutare o sminuire il genere, anche perché nonostante tutte le ingenuità del caso non c’è proprio nulla da sminuire, anzi è un genere, un personaggio e soprattutto un autore totalmente da riscoprire per il pubblico italiano.
Speriamo che la nuova serie Rai con protagonisti Can Yaman e Luca Argentero possano aiutare in tal senso, sempre se verrà mai girata sul serio.

Classificazione: 3.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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