Titolo: Joker
Autori: Brian Azzarello, Lee Bermejo
Edizione originale: Joker (2008)
Edizione italiana: Joker (Planeta DeAgostini, 2009), Grandi Opere DC – Joker (RW Lion, 2012), Batman Library 3 – Joker (RW Lion, 2013), Batman Book 1 – Joker (RW Lion, 2014)
” …Vedo lui. Una malattia, che esiste da prima di Gotham, la città che ha infettato. Una malattia che è più vecchia di ogni città. Diamine, probabilmente è la malattia che ha costruito la prima città.
Ci sarà sempre un Joker. Perchè non esiste cura. Nessuna cura….solo un Batman”.
Brian Azzarello e le splendide, anzi, magistrali tavole di Lee Bermejo, nel 2008 (data di uscita negli USA), regalano all’universo di Batman e ai suoi lettori uno degli elseworld più interessanti degli ultimi anni, non tanto per originalità di trama quanto per il voluto realismo e l’assoluta revisione di pochi ma cruciali personaggi che accompagnano il lettore in un piccolo viaggio negli affari sporchi e senza luce di Gotham. Una Gotham che sembra presagire il cambio di rotta che presto media e reboot fumettistici vedranno coinvolgere il Cavaliere Oscuro.
Johnny Frost, criminale di “basso rango” e se vogliamo chiamarlo “normale” in una città come Gotham non è nemmeno poi così sbagliato, vede cambiare il suo futuro in poche pagine, cercando di realizzare ciò che per lui è un sogno, diventare qualcuno, contare qualcosa in quel mondo sbagliato fatto di bugie, sotterfugi e vicoli bui. In tutto questo ovviamente essere il possibile braccio destro di un boss come il Joker non può che essere un ottimo trampolino di lancio, tanto più se il boss in questione è caduto in disgrazia dopo la cattura e deve riguadagnarsi tutto il suo “parco giochi” una volta uscito misteriosamente dal manicomio criminale, e allora fra omicidi, bizzarri criminali e vigilanti psicopatici … cos’è che può andare storto?
Azzarello con quel capolavoro di “Città Spezzata” (se non l’avete fatto, quello dovete leggervelo) ci aveva già dato in antipasto una città borderline dove la pioggia che cade non sembrano lacrime di angeli ma più il loro vomito, e se quella storia cruda era legata alla figura di Batman e condita da sentimenti e peccati capitali, questa non ha cuore, non ha sentimenti. Non servono al Joker. Trattandosi di un criminale spietato e diverso da quello visto sia in “Città Spezzata” che sulla continuity Batmaniana, in questa storia forse vi è solo la colpa, la colpa di non poterlo fermare in alcun modo.
Johnny Frost è un protagonista poco carismatico, deve esserlo perchè è solo lo spettatore di qualcosa di più grosso, immerso nei traffici e nella vita di questo criminale dall’aspetto (o dal trucco?) di un clown fuori controllo, tende sempre a razionalizzarne le azioni, trova sempre qualcosa che può avere un senso o può avere un fine nel Joker, non riuscendo mai a trovare la risposta esatta. In questo senso Frost è esattamente come il lettore, la lettura di questa Graphic Novel non ha realmente colpi di scena, azione o altre cose che di solito nei fumetti supereroistici si cercano e si trovano, no è più esattamente un punto di vista, un’analisi, come se tutti noi andassimo a fare un giro la sera nei quartieri più malfamati delle nostre città volendo imitare e capire quella vita criminosa. Una volta dicevano che il talento non si crea, ci si nasce con quello, ebbene in una maniera malata è assolutamente così, manca qualcosa a Johnny per portare una maschera, mancherà sempre qualcosa in più che invece hanno loro, i pezzi grossi… ed è qui che fanno la loro comparsa gli altri personaggi, in un locale di incontri di pugilato clandestini troviamo il Pinguino, Oswald C. Cobblepott (qui chiamato Abner,dal Joker per sfregio alla sua smisurata autostima) un grasso signore del crimine, simile al boss senza scrupoli della continuity classica ma molto meno combattivo, come al solito la sua figura è molto legata al denaro, aiuterà in un certo senso il Joker ma solo per pura paura. Troviamo Killer Croc in una versione eccentrica e molto simile a quella vista in “Città Spezzata” , vestito quasi citando una moda Hip Hop ma sempre affamato e con dei denti molto appuntiti, egli sarà il più stretto alleato del Joker nella storia ma appunto solo per pura voracità. Incontriamo un Enigmista zoppo come a sottolineare che non serve il fisico quando si ha l’intelligenza in una scena che sembra quasi citare la famosa valigetta di Pulp Fiction, anch’esso non ha altro interesse per scambi col Joker se non la propria superbia. Il Joker sembra essere amico di tutti e amico di nessuno, il crimine in questa città è egoista e bugiardo come sempre, ma c’è qualcosa di diverso, tutti loro nominano e sanno che prima o poi il rischio è di dover tenere conto delle proprie azioni a LUI. Quando si parla di lui , sembra di sentirli parlare di Dio. Batman. Il cavaliere oscuro non fa alcuna apparizione nel fumetto sembra allo stesso tempo lo spettro e il cielo della sua città, si aggira, guarda, ma non degna delle sue attenzioni gli scarafaggi.
Frost è affascinato da questi soggetti “colorati”, tuttavia non ha orecchie per il nome di Batman ha solo occhi per il suo capo. Il Joker , protagonista della storia a tutti gli effetti è visto da lontano, tramite pensieri e dialoghi, nessuno potrebbe osare entrare nella sua testa, in questa graphic novel c’è poco spazio per le battute e la comicità, non c’è quasi nulla dell’uomo di spettacolo tanto quanto invece c’è del classico gangster, solo un po’ più pazzo ed eccentrico del solito. Egli trova divertente quello che fa mentre distrugge, uccide, rapina e violenta, e fa credere alle persone di essere altrettanto divertenti solo fin quando gli servono; è un uomo sfregiato nel volto e nell’anima, quasi a ricordare che per lui le cicatrici ci sono e stanno lì, non guariscono perchè non vogliono guarire, vogliono sanguinare, sopratutto farle vedere mentre sanguinano a chi secondo lui lo merita, alla “ragione per cui si alza dal letto la mattina” , il pipistrello.
Solo un’eccezione c’è in tutta questa storia, un’ombra che Frost non considera più di tanto forse perchè non le da l’importanza voluta e meritata, quasi metaforicamente quella che il lettore medio non da mai al personaggio in questione quando è affiliato col Joker, Harley Quinn. La donna del clown è forse la piccola parte per cui il volume vale davvero la lettura, non l’avete mai vista e forse non la vedrete mai più così letale e sensuale e signori, non conta lo spogliarello che c’è nella sua entrata in scena quanto come si conclude, una donna che si spoglia e si riveste del suo (compianto) costume intero, niente pelle scoperta, come se il gesto fosse stato paragonato alla muta di un serpente che accoglie la sua nuova e vera pelle, sembra quasi incredibile che persino nella sua versione più hard boiled e nonostante i suoi continui cambi di look, Harley Quinn sia stata più la geisha del suo uomo che una femme fatale e che invece nella continuity attuale sia assolutamente il contrario, quasi paradossale! La Dottoressa Quinzel qui in presunta veste di spogliarellista, non dice mai una parola, agisce, sa già cosa vuole il Joker, sa quando lui ha bisogno di lei, “l’amore folle” classico qui è una consapevolezza. Il Joker ha bisogno di lei sia per la sua sicurezza fisica che ,in un certo senso, per quella mentale, è l’unica infatti che non ha interessi di superbia, voracità o di denaro con lui, il suo solo interesse è lui.
In una scena stupenda assistiamo al vero significato di questo idillio che è molto più sentito in questa graphic novel che non nella continuity classica, dove invece questo senso di appartenenza viene spogliato o cambiato a seconda di autori e situazioni, una delle cose che fanno cambiare di molto infatti il punto di vista della relazione fra Joker e Harley Quinn è che nella continuity classica lei sembra sempre in procinto di salvarsi dalla vita criminale o dalla presenza distruttiva del Joker (come se poi essere criminale da sola fosse meglio che esserlo in compagnia), rivela una costante confusione il suo personaggio che da un lato è stato il suo potenziale comico ma dall’altro la sua forma più penalizzante, in questa storia invece non c’è assolutamente redenzione per lei e nemmeno ve n’è l’idea (finalmente!), è la musa e l’essere perfetto che il Joker ha creato, Quinn ha preso e ama i lati peggiori del suo uomo, è oscura e lo sa.
Johnny Frost dopo aver creduto di essere quell’amico che forse al Joker mancava e di cominciare a contare qualcosa in quel mondo sporco e dorato, vede piano piano frantumarsi quel sogno addosso a sé. Il cattivo, in questo caso, della storia, Due Facce, l’ex procuratore distrettuale e ora boss della città, Harvey Dent, gli offre la possibilità di salvarsi, lo avverte che al Joker non interessa di nessuno e che prima o poi lo ucciderà solo perché ha finito di essere parte del suo diletto personale, ma Johnny non ci crede fino infondo, nemmeno le lacrime della ex-moglie stuprata glielo fanno credere, nemmeno le pazzie gratuite a cui assiste o il suono di quelle risate che gracchiano come una tosse, solo quando alla fine vede la verità comprende le parole di Due Facce. L’entrata in scena di Batman è il momento più alto e di tensione di una storia essenzialmente piatta.
Tutti i motivi che Frost cercava, tutta quella gloria che vedeva nei soldi facili del crimine, sono balle. In questo mondo ai criminali non piacciono i soldi, non gli piace nemmeno tanto la violenza o il libero arbitrio, no, la violenza diventa una scusa, queste azioni sono tutte scuse per attirare la SUA attenzione. Due Facce dopo una ridicola minaccia da parte del Joker basata su giochi di parole riguardanti la dualità, richiama l’attenzione del “dio” pipistrello che arriva in un modo quasi annoiato, quasi stanco, come se avesse avuto di meglio da fare che di occuparsi di questi litigi fra blatte. Batman capisce che è troppo ciò che ha smosso il Joker, e finalmente si concede, e concede ai lettori la sua visione, scende dal cielo o dai tetti per il clown, il suo acerrimo nemico.
Batman è perfetto, oscuro, non vediamo tutto il suo volto, l’unica parte del suo viso che vediamo e che fuoriesce dalla maschera è bella come quella di Dio, non ci sono sfregi, non ci sono cicatrici, come non si può odiare questa perfezione? … Ma poi,.. fa un ghigno, tutto diventa più chiaro, deride il suo nemico, lo provoca, non vede l’ora che esso reagisca, il povero Johnny è solo una innocua pedina fra due titani, è la scusa che Joker e Batman aspettano per pestarsi, tutta la perfezione del dio svanisce in quel sorriso, forse Dio ride delle nostre cicatrici. Questa è la fine dei cittadini di Gotham, o anche del mondo, essere in mezzo a pazzi che usano le persone come scusa o giustificazione per le loro malattie personali. Un concetto che potrebbe essere applicato a qualunque criminale come a qualunque politico.
Alla fine a Johnny non rimangono sogni, rimane il suo sangue fra le mani, ferito si trascina vicino al bordo del ponte dove il Joker lo ha trascinato e gli ha sparato divertendosi come un pazzo. Quei due, il clown colorato e il pipistrello oscuro, pensano ad altro. Frost è stato uno stupido, prima di qualche piccolo crimine e della galera una vita ce l’aveva e l’aveva buttata via coinvolgendola poi nelle sue sozzerie. Li guarda e lo capisce , non c’è cura alla malattia, ci sarà sempre questa malattia se al Joker seguirà sempre un Batman, se la catena di mostri non avrà mai fine nel bene o nel male.
Il gesto finale di Johnny Frost è il macabro e vero significato di questo breve sguardo su una città che si chiama Gotham ma che potrebbe avere qualsiasi altro nome. Dopo averlo trovato noioso e forse anche banale, ringraziamo Johnny per averci fatto aprire gli occhi. Non vorremmo mai veramente essere né come Batman e nemmeno come il Joker.
Questa Graphic Novel ormai ristampata in tutti i modi e sopratutto spesso negli ultimi tempi è difficile che manchi ad un appassionato, non mi sento di dire a differenza di molti altri che è un pezzo fondamentale da avere, non mi sento nemmeno di paragonarla a The Killing Joke in quanto il significato è simile ma le continuity sono troppo diverse, lo stesso Joker è diverso. Tuttavia è una storia e una visione del mondo di Batman che ho apprezzato e vale la pena di conoscere, incuriosisce vedere personaggi che molte volte vengono sottovalutati in continuity, come Croc e Quinn, così fondamentali e ben caratterizzati in questa storia. Fatemi però un piacere, fate smettere l’assurda catena che si porta addosso la graphic novel con il paragone continuo al Cavaliere Oscuro di Christoper Nolan (2008). Chiariamo in primis che il Joker di Bermejo è stato disegnato la prima volta con cicatrici etc. nel 2005, ed era apparso come sketch nel sito Batman-on-film, inoltre la trama stessa della storia è stata scritta prima del film, infatti sarebbe dovuto uscire prima il volume, tuttavia per questioni ovvie di marketing (perchè si, anche la DC vive di soldi! per chi non lo sapesse o è così fanboy da non considerarlo!) l’hanno fatto uscire nello stesso anno della pellicola. Ciliegina sulla torta, il titolo doveva essere Joker the Dark Knight! Ebbene si. Il Joker di questa storia comunque sappiatelo non è assolutamente il terrorista violento del film, solo ad occhi inesperti potrebbe apparire molto simile… signori questo Joker è moooolto più cattivo. Detto questo prendetelo se volete vedere non tanto il clown ma una Harley Quinn sublime che sinceramente avrei voluto vedere nel reboot DC (se proprio il personaggio doveva essere cambiato!).