Dredd – La legge sono io – Recensione

Dredd - La legge sono io

Dopo aver parlato del Dredd del 2012 mi sembrava doveroso parlare del film del 1995 con Silvester Stallone, Dredd – La legge sono io, di David Cannon, primo adattamento cinematografico del fumetto di John Wagner e Carlos Ezquerra.

Da oltre vent’anni preso a pernacchie dai fan e dal creatore stesso del fumetto colpevole di non rappresentare fedelmente il Giudice Dredd, eppure nella sua infedeltà, ora che conosco anche il fumetto, non riesco a non volergli comunque bene, e anzi, oserei dire che sotto molti aspetti così infedele non è, e non mi riferisco al solo aspetto estetico.

Non ci girerò intorno, il Dredd con Stallone è tremendamente figlio degli anni 90, un filmettino fantascientifico che al di là del suo essere fedele o meno tutto sommato funziona e intrattiene, al netto di tutti i tagli effettuati nel montaggio per renderlo il più possibile adatto ad un pubblico di minori e di tutti quegli “evvai!” imbarazzanti di Rob Schneider che tanto si usavano all’epoca.

Dicevo, non è poi così infedele, lasciamo per un attimo da parte il fatto che Dredd si tolglie il casco, il problema in questo film non è tanto il gesto in sè quanto quello che succede dopo. Il Dredd di Stallone, a differenza di quello di Karl Urban (che esteticamente è perfetto) è temuto dal crimine, al solo sentire il suo nome i criminali se la fanno sotto, segue alla lettera la legge ed è privo di emozioni (almeno all’inizio) esattamente come i fumetti. Aggiungeteci l’estetica di cui sopra tra una Mega City One che pare uscita da Blade Runner, Lawmaster e armature dei Giudici prese pari pari dai fumetti (beh, più o meno) che saranno anche kitch per certi versi ma quanto mi piacciono! In barba al realismo della versione del 2012. E poi i tanti personaggi del mondo di Dredd: il Giudice Harshey, Rico, la famiglia Angel con Mean Machine…

Ma effettivamente non è tutto oro quel che luccica. Se inizialmente il Giudice Dredd di Stallone può sembrare fedele alla controparte cartacea, ligio alla legge, intransigente e letale, con un tocco di umorismo satirico, piccolo piccolo ma quel tanto che basta per mettere in discussione la legge estrema dei Giudici e Dredd in particolare, nel momento in cui lo vediamo senza elmetto acquista umanità, e non solo perché lo vediamo in volto con il faccione di Sly ma proprio per come si comporta, e d’un tratto Dredd si trasforma nel classiso Stallone che fa cose, spara e dice battutine sceme da film d’azione con un improbabile spalla nei panni di Rob Schneider, che si, mette in discussione la legge di Dredd ma rende anche il personaggio molto stupido, perché non si capisce per quale motivo Dredd si porti appresso questo tizio, se non perché così vuole la trama. (e comunque col cavolo che il Dredd dei fumetti cambi idea su una sentenza o che metta in discussione la legge, quello spetta solo a noi che leggiamo).

Magari un connubio tra le due anime di questo film e quello del 2012 potrebbero regalarci una versione non dico definitiva ma quasi del personaggio. Magari ci andrà meglio con la serie tv Mega City One se mai la faranno per davvero.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Gli piace definirsi un amante del buon fumetto. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Appassionato di narrativa di genere in ogni sua forma, che sia scritta o per immagini, in movimento o meno, in particolare di fantascienza.

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