Diabolik: Ginko all’attacco! (2022) – Recensione

Diabolik: Ginko all’attacco! (2022) – Recensione

Abbiamo visto Diabolik: Ginko all’attacco! il film dei Manetti Bros. ispirato al personaggio creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962.

Sequel del film del 2021 sempre diretto dai Manetti Bros. nello specifico adatta per il cinema il numero 16 della serie a fumetti, intitolato proprio Ginko all’attacco!, anche se parlare di adattamento sinceramente mi fa un po’ strano.

Da profano del fumetto di Diabolik le sensazioni provate nel guardare questo sequel sono esattamente le stesse provate per il primo film. Ne più, ne meno. Potrei benissimo copiare ciò che scrissi allora ma sarebbe troppo facile, in ogni caso trovate il link in coda.

Se vi è piaciuto il primo film sicuramente vi piacerà anche questo. Se come nel mio caso non vi era piaciuto non vi piacerà nuovamente. Stessi identici problemi, derivati dalle stesse identiche scelte. Come il suo essere deliberatamente retrò, in questa sorta di anni 60 perenni come se fossero confinati dentro una bolla.
E la sua estrema fedeltà al materiale originale. Ma come già detto sono un profano di Diabolik, ho letto forse un paio di numeri in tutta la mia vita e Ginko all’attacco non era tra questi. Quindi non saprei fare esattamente un paragone.

Rimane il fatto che manca quel vero adattamento tra un media e l’altro e si sente, e molto pure. Immagino (e voglio sperare) che Diabolik sia andato ben oltre quel modo di narrare così tipicamente vintage, che si sia fatto più moderno.
Il grosso problema rimane questa sceneggiatura così strettamente ancorata al passato e scontatissima da non offrire altro che un divertissement per i fedelissimi del famoso ladro. Tutto quel che succede è scontato e prevedibile, immagino fosse qualcosa di nuovo nel 1964 ma ad oggi basta aver visto almeno un paio di spy story o crime di basso livello capire dove voglia andare a parare. Parlo di spy story perché le influenze Bondiane si sentono ma non bastano a risollevarne le sorti.

Inoltre mi domando un film del genere a chi giovi. Ai lettori? Al media fumetto? Al cinema? Personalmente credo a nessuno di questi.
Se i cinecomics con protagonisti supereroi (e di conseguenza i fumetti a cui si ispirano) 9 volte su 10 sono considerati, spesso erroneamente, roba per bambini, non credo proprio che film come i due Diabolik contribuiscano alla causa, anzi. Specialmente dal momento che Diabolik viene venduto come un fumetto per adulti.
Per intenderci è come se Spider-Man nel film di Raimi per sconfiggere l’Uomo Sabbia avesse usato un aspirapolvere come nel loro primo scontro a fumetti nel 1963.

Chiudo per spendere due parole sul nuovo interprete di Diabolik, Giacomo Gianniotti. Niente contro Luca Marinelli, è un bravissimo attore e al contrario di tanti altri non lo trovai male nella parte. Forse era la parte a stargli un po’ stretta, Diabolik non mi pare esattamente un personaggio espansivo, emotivo e soprattutto espressivo. Tutt’altro.
Il Diabolik di Gianniotti è pressoché identico, non potrebbe essere altrimenti, però ha dalla sua una maggiore somiglianza con il personaggio dei fumetti rispetto a Marinelli.

Classificazione: 2 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Gli piace definirsi un amante del buon fumetto. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Appassionato di narrativa di genere in ogni sua forma, che sia scritta o per immagini, in movimento o meno, in particolare di fantascienza.

4 Risposte a “Diabolik: Ginko all’attacco! (2022) – Recensione”

  1. Ho riso talmente tanto guardandolo che ricomincerei da capo, non fosse che è un film davvero brutto, interpretato da quadrupedi ululanti tra i quali salvo solo il povero Mastandrea, costretto a una love story improbabile con una Bellucci ancora più inascoltabile del solito (merito di quel “meraviglioso” accento posticcio a cui l’hanno costretta). Aspetto con vera ansia il terzo, sperando sia l’apoteosi del trash.

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