Death Parade – Recensione

Death Parade – Recensione

Recensione della serie anime Death Parade

Lo studio d’animazione giapponese Madhouse ci ha abituato a serie di alto livello, almeno da un punto di vista puramente delle animazioni, basti pensare a titoli come Death Note, Nana e One-Punch Man. E Death Parade non è da meno. L’anime del 2015 scritto e ideato da Yuzuru Tachikawa sembra proprio voler unire i temi psicologici legati all’aldilà di Death Note ai punkettoni di Nana.

Ma di che parla Death Parade? Protagonista della storia è Decim, barman del Quindecim, giudice incaricato di giudicare le anime dei defunti per stabilire la loro destinazione: la reincarnazione o il vuoto. Il verdetto di questi giudici dal look appariscente avviene attraverso il Death Game. Giochi apparentemente semplici come una partita a freccette o a bowling si rivelano giochi sadici in cui gli ancora ignari defunti scoprono man mano di essere morti e talvolta, stimolati proprio dai giochi, mostrano l’oscurità che si nasconde nel loro animo.
Decim e gli altri giudici sono freddi e distaccati, non sanno cosa siano la morte e le emozioni, insomma sarebbero dei Giudici perfetti per Mega City One.
Ma come possono giudicare le anime dei defunti se non conoscono le emozioni?

Un barman alla ricerca della felicità

L’incontro con la defunta Chiyuki, un anima che per qualche motivo è conscia di essere morta, mette in dubbio le decisioni di Decim.
Attraverso Decim, Chiuyuki e i defunti che di volta in volta vengono giudicati Death Parade si interroga su senso della vita. Cosa significa vivere? Provare emozioni?
E lo fa senza essere troppo ermetico o cervellotico, anzi tutto accade in modo semplice, chiaro e comprensibile. Nel corso dei suoi dodici episodi Decim compie un percorso alla scoperta dell’umanità, evento inconcepibile e innaturale per i giudici. Accompagnato da un cast di comprimari talvolta utile a mettere in luce contraddizioni umane ma anche dei giudici stessi, e di personaggi che non ho ben inquadrato. Sia chiaro, Death Parade è un ottima serie, non si dilunga troppo e coinvolge quanto basta per voler scoprire come si evolverà la storia, anche lungo una serie di misteri che avvolgono lo stesso Decim e tutto il sistema dei giudici. E soprattutto non annoia mai. Il rischio di cadere nella ripetitività nel proporre il canovaccio della coppia di anime giudicate attraverso il Death Game di turno era dietro l’angolo. Le coppie vittime dei giochi sono solo cinque, permettendo una narrazione migliore degli eventi nei giochi a cui assistiamo.

Death Billiard

Death Parade deriva da un cortometraggio realizzato dalla Madhouse per l’Anime Mirai del 2013 intitolato Death Billiard, e probabilmente intendevano realizzare un unica serie composta da soli 12 episodi con un inizio ed una fine, ed effettivamente è stato così, ma al contempo si son lasciti alcune sottotrame aperte per un eventuale seconda stagione in base al successo ottenuto, furbescamente o meno, perché a distanza di cinque anni dalla sua uscita e di fronte ad una notevole richiesta da parte dei fan ancora non c’è alcuna seconda serie in lavorazione, anche se lo studio non ha mai cancellato ufficialmente il progetto. Le sottotrame lasciate aperte “rovinano” un po’ il tutto, e vorrei evidenziare quelle virgolette, nel senso che alcuni personaggi senza uno sviluppo futuro risultano superflui, la serie avrebbe funzionata benissimo lo stesso, forse anche meglio. Ma son piccolezze di fronte ad una serie così ben realizzata con delle animazioni semplicemente perfette.

Se avete qualche ora da perdere fate un salto al Quindecim, non ve ne pentirete. Lo potete tranquillamente trovare su Netflix doppiato in italiano da quelli di Dynit che detengono i diritti nostrani per la serie, e non lasciatevi sfuggire i piccolo cameo di Light Yagami.

Classificazione: 4 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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