Death Note (2017) il film di Netflix – Recensione

Death Note (2017) il film di Netflix – Recensione

Per puro caso siam finiti a guardarci il tanto discusso film di Death Note prodotto da Netflix basato sul manga omonimo di Tsugumi Oba e Takeshi Obata pubblicato in Giappone sulle pagine della celebre rivista Shonen Jump, curiosi di sapere se fa davvero così schifo come dicono sui social. Ebbene posso affermare con certezza che avevo ragione: peggio de La Torre Nera non potevano fare e non l’hanno fatto! E francamente non l’ho trovato nemmeno così brutto, il problema nasce con il confronto con il manga originale, manga che personalmente ho sempre trovato sopravvalutato ma di cui riconosco i pregi, che è decisamente più coraggioso e di ben altro livello.

Ma facciamo un passo indietro alle polemiche che hanno circordanto il film sin dal suo annuncio. Essendo questa una versione americana, ambientata negli Stati Uniti, il cast è stato totalmente modificato, Light Yagami diventa Light Turner (evidentemente cugino di Timmy Turner che al posto di un Fantagenitore si è ritrovato con un dio della morte) facendo urlare i fan al whitewashing, poi che parlare di whitewashing faccia ridere perché L nel film è di colore è un altro discorso. Riallacciandomi a quel che dicevamo sui cambi etnici riguardo a La Torre Nera, cosa che riguarda buona fetta delle produzioni televisive e/o cinematografiche statunitensi, per Death Note non ho provato alcun fastidio per il suddetto cambio dal momento che, a differenza del romanzo di Stephen King dove l’etnia ha un certo peso (ok, nel film tutta sta cosa non ce la metteranno mai, sempre se ne faranno mai un sequel), cambiando nomi e luoghi il risultato non cambia, il manga poteva benissimo essere ambientato anche sulla Luna, lo stesso vale per il film.
(E poi dai diciamola tutta, è assurdo che i mangofili parlino di whitewashing quando in Giappone se ne escono con film come Thermae Romae, sempre tratto da un manga, in cui gli antichi romani sono interpretati da giapponesi. Ah per la cronaca Thermae Romae è bellissimo.)

Quello che non andava assolutamente cambiato è il carattere di Light. Qua sta il grosso difetto del film unito alla totale mancanza dello scontro psicologico tra Light e L che per me è sempre stato il vero punto di forza del manga (anche se ora che ci penso ho sempre e solo visto l’anime). Dimenticate il ragazzo intelligente e bello, lo studente modello che tutti i genitori vorrebbero come figlio, talmente perfetto da essere annoiato dalla vita che conduce e che una volta venuto in possesso del Death Note diventa un machiavellico manipolatore senza scrupoli incapace di provare alcun sentimento pur di raggiungere il suo scopo ovvero liberare la Terra dalla criminalità e dalla corruzione. Tutto deve essere ancora una volta banalizzato trasformando Light in un ragazzo intelligente si (anche se non lo dimostra praticamente mai) ma problematico che necessita come ormai consuetudine di una giustificazione per quel che fa, la morte della madre, più manipolato che manipolatore, prima da Ryuk che gli consegna il libro decisamente meno spettatore rispetto al manga, e poi da Mia, la versione made in USA di Misa Amane, con la quale inizia la sua missione di purificare il mondo quasi come se fosse una sorta di giochino sessuale tra i due, rendendolo così un protagonista a modo suo positivo vittima degli eventi anzichè essere colui che ne tira le fila. Il personaggio su cui avevo più timori, L, si è rivelato quello meglio riuscito almeno per buona parte del film prima di vederlo sbroccare nell’ultima mezzora, perché giustamente lo sconto psicologico qui ha ceduto il passo ad un inseguimento alla Scooby Doo tra i due per le strade di Seattle.

Ma banalità e cambiamenti a parte il film tutto sommato funziona e può benissimo piacere a chi non ha mai letto il manga. Con un po’ di coraggio in più poteva anche uscirne un buon adattamento, siamo sempre più dalle parti di Ghost In The Shell (forse un gradino sopra, forse) che da quelle di Dragonball Evolution.

Death Note Netflix poster

DEATH NOTE

  • Titolo originale: Death Note
  • Regia: Adam Wingard
  • Sceneggiatura: Charles Parlapanides, Vlas Parlapanides, Jeremy Slater
  • Genere: thriller sovrannaturale
  • Anno: 2017

Classificazione: 2 su 5.

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Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

12 Risposte a “Death Note (2017) il film di Netflix – Recensione”

  1. Hanno anche fatto il film da L’attacco dei giganti dove personaggi europei sono interpretati da giapponesi.. comunque non ho mai letto il manga Death Note, so che alcuni hanno demolito questo film.. forse preso come film a se stante non è male, vedrò di recuperarlo anch’io!

    1. Come in praticamente tutti i live action dei manga fatti in Giappone, i giapponesi in generale se ne fregano di ste cose. Ma si a se non è così grave come lo dipingono, certo ci perde un bel po’ la trama ma è più che guardabile

  2. Premessa: non l’ho visto.
    Imho, per trasformare Death Note in film, basterebbe alleggerire tutto l’impianto investigativo, semplificare quella marea di ragionamenti assurdi, levare metà dei salti logici… cose così!

  3. Ancora non l’ho visto ma quello che ho sempre pensato fin dal trailer è che agli americani piaceva l’idea generale del manga, il quaderno e il demone che lo porta, poi del resto se ne sono fregati, come fanno sempre in effetti!

    1. Sempre sempre no ma spesso e volentieri si, più che fregarsene io direi che mancano di coraggio, sembrano spaventati dal mostrare certe cose come in questo caso un ragazzo che compie delle vere e proprie stragi in nome di una presunta giustizia solo perché può, ma anche in generala sembra quasi che a americanizzare la storia significhi banalizzarla e stereotipando la storia, e loro tristemente non se ne accorgono.

  4. Terribile, terribile, terribile, almeno da quel che si evince dalla tua recensione. Come può L sbroccare? L è praticamente perfetto :D. La bellezza del personaggio di Light è che diventa veramente pazzo, che è freddo e insensibile, qui mettono in giro i rimorsi per la morte della madre? Assurdo. Per non parlare dello Shinigami che di fatto è NEUTRALE. Poi va beh L nero, ok che siamo in America, ma era doveroso fare un personaggio simile a quello reale.

    Comunque sì, fare di Death Note un film era praticamente impossibile. Ma nessuno costringeva a farlo…

    1. Sbrocca perché qua la cosa si fa personale, non avendo altro a cui appigliarsi per rendere interessante la cosa. Nessuno qua somiglia anche minimamente a quello originale.

  5. Non avendo mai letto il manga o visto l’anime, non mi attira per nulla. Inoltre il meme di qualche anno fa me lo ha fatto andare altamente sulle palle.

    Forte la battuta sui Fantagenitori, che conosco più per le alternative porno che si trovano in rete che per il cartone.

    1. Ogni tanto faccio il simpatico anche io 😛 il meme non lo conosco o non ce l’ho presente così come non sapevo delle alternative porno dei Fantagenitori e forse non volevo saperlo o.O

      1. Il meme consisteva nel dire di mettere gente nel taccuino o blocknotes o quel che è o di prendere una scena tratta dall’anime, sempre mettendo nella lista nera qualcuno che ti stava antipatico.

        Di porno fanno un po’ tutti i cartoni famosi, spesso con storie incest. Mi ci sono imbattuto mentre leggevo doujinshi (hentai di manga famosi), che preferisco agli hentai classici (99% incest). Su questi siti mettono anche i fumetti porcelli dei cartoni americani. Orribili!

        1. Un meme idiota allora. I Fantagenitori porno mi hanno shockato, nulla sarà più come prima… Però le doujinshi non sono solo hentai, spesso sono solo manga non ufficiali di serie famose, molti mangaka hanno iniziato così.

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