Cyber Blue – Recensione

Cyber Blue vol1

Titolo: Cyber Blue
Autori: Tetsuo Hara (storia e disegni), Ryuichi Mitsui e Bob (storia)
Edizione italiana: Cyber Blue vol.1-7 (Star Comics, 1996), Cyber Blue vol.1-3 (J-Pop, 2012)

Tetsuo Hara è un nome noto ai lettori di manga, o almeno dovrebbe esserlo e se non lo conoscete fate penitenza, dato che è colui che, in coppia con lo scrittore Buronson, diede vita al famosissimo manga Hokuto No Ken noto in Italia con il titolo di Ken il guerriero. Quindi non a caso Blue, il protagonista di Cyber Blue, assomiglia a Kenshiro, anzi possiamo dire tranquillamente che sia lui biondo.
Cyber Blue è il primo lavoro di Hara realizzato dopo la conclusione di Hokuto No Ken, aiutato ai testi da Ryuichi Mitsui e pubblicato tra il 1988 e il 1989.
Ambientato nel 2305 in un pianeta colonizzato dai terrestri chiamato Tinos, un luogo in cui vivere è difficile a causa delle complicate condizioni atmosferiche e che nei 300 anni passati dal primo sbarco è stato lentamente lasciato da chi aveva le risorse per farlo abbandonando i più poveri. Ma c’è ancora gente che combatte per la sopravvivenza, un popolo che aspetta un salvatore.
Con questa premessa sembra proprio di trovarci di fronte ad un clone di Ken il guerriero: l’ambientazione fantascientifica di Cyber Blue non è poi così diversa da quella post-atomica di Ken, un luogo dominato dalla violenza dove i deboli subiscono ogni sorta di angheria dai più forti, l’arrivo di un salvatore esattamente come viene definito in apertura al manga. Eppure Cyber Blue non manca di identità proponendo delle idee originali ma che forse non riescono ad essere approfondite nel modo giusto a causa della mancanza di tempi narrativi necessari per la brevità della storia (sicuramente meno di 400 pagine, nulla se paragonato a Ken il guerriero… il paragone viene naturale anche se ingiusto).
Cyber Blue DeathLa narrazione così punta più sullo stupire il lettore con continui colpi di scena anziché strutturando e approfondire la storia e la psicologia dei personaggi.
Come da abitudine Hara dimostra la sua passione per l’occidente omaggiando icone del cinema anni 80. Esemplare la morte di Blue che precede la sua trasformazione in cyborg, in Cyber Being, che tanto ricorda la morte di Alex Murphy in Robocop. E proprio come Robocop diventerà un Cyborg.
La stessa organizzazione che affronta Blue, la SPC (Security Police Company) ricorda vagamente la OCP di Robocop. Le somiglianze del protagonista con il cyber poliziotto si limitano alle sue origini. Nel look e nel modo di porsi ricorda più il Terminator di Schwarzenegger, un cyborg apparentemente umano Cyber Blue Bornarmato fino ai denti, omaggiato forse anche nella prima apparizione del rinato Blue, nudo come il T-800 dopo il viaggio nel tempo.

L’opera di Tetsuo Hara è perfetta, uno stile realistico e dettagliato che difficilmente possiamo trovare nella maggioranza dei manga moderni, uno stile che la maggioranza dei mangaka può solo sognare a oltre 20 anni di distanza dalla pubblicazione originale di Cyber Blue.

In conclusione un manga dalle buone idee ma che sa di incompleto, il cui vero punto di forza sono i disegni. Consigliato ai fan di Tetsuo Hara in astinenza da Ken il guerriero.

 

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

2 Risposte a “Cyber Blue – Recensione”

  1. Il cyborg con la pettinatura di Donald Trump 😂
    Ricordo di avere l’edizione Star ma non la storia, possibile che lo abbia comprato senza mai leggerlo, nel periodo in cui prendevo carriole di manga.

    1. Potresti anche essertelo proprio dimenticato, non è esattamente indimrnticabile. Io l’ho preso essenzialmente per i disegni, mi pisce molto il suo stile e infatti sto prendendo anche La leggenda di Oda Saburo Nobunaga, peccato lo pubblichi la Goen con tempi biblici

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