Cobra Kai stagione 4 – Recensione

Recensione della quarta stagione di Cobra Kai in streaming su Netflix.

Ci sono serie TV che si guardano per la trama elaborata, altre per la tecnica con cui vengono realizzate e altre ancora solo per i loro protagonisti. Cobra Kai appartiene a quest’ultima categoria, la si guarda per Johnny Lawrence. Certo ne è passata di acqua sotto i ponti e le cose sono decisamente cambiate rispetto alla prima inarrivabile stagione, da serie dal punto di vista di un antagonista del primissimo Karate Kid a serie corale, anche più teen drama, Johnny non è più in primo piano rispetto agli altri personaggi ma ne rimane sempre il fulcro.

Ci eravamo lasciati con l’alleanza tra Eagle Fang e Miyagi-Do per affrontare e sconfiggere una volta per tutte John Kreese, ma riusciranno Johnny e Daniel a mettere da parte la loro rivalità?
Questa quarta stagione di Cobra Kai è decisamente migliore rispetto alla terza, diverse cose erano molto convincenti nella precedente serie e qua sembrano voler correggere il tiro, certo tutto accade sempre piuttosto velocemente ma almeno han garantito un certo approfondimento su alcune decisioni prese dai personaggi, Robbie e Falco su tutti. L’introduzione del piccolo Kenny Payne, ragazzo bullizzato dal figlio di Daniel La Russo e anche da Falco, ci fa capire chiaramente che la strada per la redenzione non è mai facile, non basta uno schiocco di dita per cambiare il passato e far dimenticare le proprie azioni, lo capirà a suo spese proprio Falco. E soprattutto che la rabbia se mal gestita non porta mai a niente, e questo invece sarà da lezione a Robbie.

Dopo aver praticamente saccheggiato i primi due film non potevano mancare ovviamente i richiami nostalgici a Karate Kid III, come anticipato dal finale della terza stagione Kreese ha contattato il suo vecchio socio Terry Silver, interpretato da Thomas Ian Griffith. Se non ho capito male erano tipo quindici anni che Griffith non recitava, nel frattempo si è dedicato alla sceneggiatura, la paura di sprofondare nel nostalgismo come nella terza stagione era praticamente dietro l’angolo, invece Terry Silver si è rivelato il miglior personaggio visto finora, il merito va tanto a Griffith che è stato magistrale e ad un ottima scrittura, Terry Silver era il classico cattivo anni ’80, il che significa che era cattivo e sadico perché si, qui diventa un personaggio tridimensionale, all’inizio pare essere l’unico ad essere realmente andato avanti in questi trent’anni rientrando in questa storia dove alla fine dei conti un po’ tutti hanno le loro colpe, Johnny, Daniel, Kreese, i ragazzi. Terry Silver inizialmente sembra essere il maestro perfetto per i giovani protagonisti di Cobra Kai ma anche lui è vittima delle manipolazioni del suo vecchio socio, che inavvertitamente potrebbe risvegliare il mostro da un momento all’altro.

Per il resto Cobra Kai va sempre presa un po’ per quella che è, ci vuole una notevole sospensione dell’incredulità per prendere sul serio i combattimenti di cui si rendono protagonisti i ragazzi, si guarda che è un piacere e diverte, certo visto l’andazzo non so per quanto ancora il giochino potrà funzionare prima di rompersi del tutto.

Classificazione: 3.5 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

3 Risposte a “Cobra Kai stagione 4 – Recensione”

  1. Se sono bravi a tenersi su questi livelli (e concordo: la 4 meglio della 3) forse il gioco non finirà prestissimo ma arriverà a naturale conclusione.
    Ho amato la sottotrama Anthony / Kenny, che promette scintille nel futuro.
    Terry ottimo personaggio, davvero.

    Moz-

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