Recensione di Cobra Kai, la serie sequel di Karate Kid.
Cobra Kai è quella serie che guardi un po’ per curiosita che ti colpisce talmente forte e senza pietà da fartene innamorare follemente. Si perché vedete, io non sono mai stato un fan di Karate Kid, pur avendo visto tutti i film della saga, mai sopportato Daniel Larusso che ovunque andasse finiva per essere preso di mira da qualcuno, e ovviamente senza difendere una brutta cosa come il bullismo, fossi stato in lui due domande me le sarei fatte. In parte Cobra Kai vuole anche rispondere a questo, mi incuriosiva proprio il fatto di voler narrare la vicenda dal punto di vista del cattivo, quel Johnny Lawrence che finiva steso prendendosi un improbabilissimo calcio in faccia da un altrettanto improbabile Daniel-san.
Cobra Kai si inserisce nel filone dei sequel/remake/reboot di saghe famose del passato, anche se in realtà ci avevano già provato a rivitalizzare questo brand prima ancora che la mania retronostalgica si facesse così viva, con Karate Kid 4 (The Next Karate Kid) con Hilary Swank al posto di Ralph Macchio e il solo Pat Morita a fare da collegamento con i precedenti episodi (nemmeno il regista è lo stesso), e poi con il remake del 2010 con il figlio di Will Smith dove il Karate lo vedevi solo nel titolo dal momento che il protagonista pratica Kung Fu, valli a capire, non che la saga originale fosse esattamente un film sul vero Karate, però… e come spesso accade con tutti questi tentativi di rivitalizzare una saga del passato per il pubblico moderno e nostalgico il rischio di scadere nel ridicolo era praticamente dietro l’angolo (rovinare una saga no, perché i classici mica ce li tocca nessuno), soprattutto quando si vogliono coinvolgere gli attori originali, eppure l’intuizione di fare del Johnny Lawrence di Willam Zabka il protagonista principale della vicenda si è rivelata una mossa vincente, ma dopotutto come diceva Barney Stinson il vero Karate Kid era proprio lui, e diciamolo William Zabka era ed è ancora più credibile di Ralph Macchio nel praticare arti marziali, anche perché Zabka dopo l’esperienza con il film si è avvicinato davvero a questo mondo.
Son passati 34 anni da quel calcio in faccia e Johnny vive alla giornata mentre Daniel è diventato un ricco imprenditore di saloni automobilistici, non è facile vedersi sbattuto in faccia il suo volto tutti i giorni in tv o sui cartelloni pubblicitari, specialmente quando hai un caratteraccio e la vita fa di tutto per metterti i bastoni tra le ruote, come per esempio quando la figlia del tuo rivale ti tampona la macchina. Ma l’incontro con il giovane Miguel Diaz, suo vicino di casa vittima di bullismo, lo porta a diventare per lui una figura analoga a quella che il maestro Miyagi fu per Daniel, e proprio un dialogo con quest’ultimo lo porta alla decisione di aprire un nuovo Cobra Kai. Nelle intenzioni di Johnny il nuovo Cobra Kai vuole essere migliore di quello di John Kreese ma la strada per la redenzione non è affatto facile, e la cosa, tra pregiudizi ed equivoci, finisce col riaccendere la vecchia rivalità, che finirà inevitabilmente per coinvolgere i rispettivi allievi. Si perché nel frattempo Daniel finirà ad insegnare Karate al giovane Robby Keene, che a sua insaputa è il figlio di Johnny e frequentava brutte compagnie. Così abbiamo l’ex bullo Johnny (che non ha mai abbandonato i pugni) che insegna al bullizzato Miguel, mentre l’ex bullizzato (nonché provocatore) Daniel che insegna al teppistello Robby. Nel mezzo metteteci Samantha, la figlia di Daniel e interesse amoroso di Miguel, più i vari ragazzi bullizzati a scuola che una volta visti i risultati delle lezioni di Miguel finiranno con l’andare anche loro al Cobra Kai.
Questo bene o male è ciò che succede nei primi episodi di Cobra Kai, e vista così è facile pensare ad uno sviluppo scontato della trama, a come il duro sensei Lawrence insegni a Miguel a difendersi e di come questo a sua volta gli insegni a migliorare, cose già viste e riviste, ed effettivamente è quello che succede ma non solo. Se c’è un termine con cui potrei definire questa serie è credibile. Le evoluzioni dei personaggi sono credibili e non sempre scontate, perché chi per tanti anni è stato una vittima e ha tanta rabbia repressa, a furia di sentirsi dire di colpire per primo potrebbe prendere un po’ troppo alla lettera quelle parole, e da chi ti aspetti un comportamento assennato finisci per rimanere deluso, e viceversa. E forse, col senno di poi è proprio la credibilità ad aver reso Karate Kid un cult, almeno il primo film, non tanto nei confronti del Karate quanto nei comportamenti dei protagonisti, compreso il carattere provocatorio di Daniel, umano e non scontato. Perché alla fine è facile simpatizzare per il classico protagonista perfettino, buono e vittima che poi ha la sua rivincita. Una cosa è certa, nel corso di queste due stagioni Johnny Lawrence non ha smesso di prendere calci in faccia dalla vita e continua inevitabilmente ad essere una vittima delle circostanze.
Essenzialmente il successo di Cobra Kai lo dobbiamo ad una buona scrittura, c’è davvero tutto in questa serie, il citazionismo e i rimandi ai film della saga (forse un po’ troppo esasperati nella seconda stagione), i combattimenti (molto più belli, veloci e spettacolari di quelli visti 30 anni fa, perdendo magari credibilità dal momento che si tratta per lo più di principianti che fanno cose incredibili ma acquistandone dal punto di vista marziale), il teen drama (perché alla fine il grosso del cast è composto da adolescenti) e non manca una buona dose di umorismo che va giustamente un po’ a scemare verso il finire della seconda stagione in vista di eventi decisamente più drammatici (ve l’ho già detto che Johnny continua a prendersi calci in faccia, no? ecco l’ultimo è stato davvero forte), eventi drammatici di cui è un po’ responsabile anche Daniel, perché in fondo il percorso di Cobra Kai serve anche a lui per migliorare e trovare finalmente un equilibrio e come tutti i battle shonen insegnano questo equilibrio potrà arrivare solo mettendo da parte i vecchi rancori e combattendo fianco a fianco, ma questa è solo una mia congettura per ciò che vedremo nella terza stagione. E infine una buona dose di ironia sul politicamente corretto di internet e dei social che non vuole essere una critica verso l’inserimento di minoranze in film, serie tv o altro, anche perché sarebbe stupido dal momento che buona parte degli allievi giustamente sono asiatici, afroamericani e ispanici proprio come nella realtà, quanto un voler evidenziare come questo stia sempre più sfuggendo di mano portando all’uso, o sarebbe meglio dire abuso di termini usati a sproposito come “appropriazione culturale”, “offensivo”, “razzista”, ecc. Johnny Lawrence rimane orgogliosamente un personaggio della sua epoca, gli anni ’80, è scorretto, ancorato ad una visione maschilista e forse anche un pelo razzista (basti pensare ai primi episodi e al fatto che pensava Miguel fosse un immigrato), lo vedrei benissimo bersi una birra in compagnia di Jack Burton e Ash Williams, ma quello che dice o fa ha puramente lo scopo di intrattenerci, non deve essere necessariamente un esempio, noi possiamo solo sorridere dei suoi comportamenti, anche quando sono scorretti ed essere testimoni della sua redenzione. Esattamente come Jack Burton e Ash Williams non è un cattivo, Johnny Lawrence è un anti eroe.
E niente, Cobra Kai serie preferita del momento a mani basse, mi dispiace solo che quest’anno per colpa di questo Covid maledetto non ci sarà nessun Lucca Comics, perché sono stra sicuro che ci sarebbero state schiere di cosplayer con indosso il Gi del Cobra Kai, voglio dire lo han fatto per La Casa di Carta, vuoi che non lo facciano per la serie rivelazione del 2020?
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Mi fa piacere vedere che con il passaggio a Netflix, questa serie ha finalmente la visibilità che merita, la prima stagione è un gioiello, purtroppo non la seconda ma la prima mi ha galvanizzato 😉 Cheers
Anche Moz me lo ha detto ma io mi son divertito in egual modo, sarà anche che le puntate da mezzora rendono tutto semplicemente perfetto, non mi hanno mai annoiato, cosa che invece accade con le altre serie tv seriose che ormai sono la norma, mi stanno un po’ stufando.
Mi è piaciuto sì, ma comunque Daniel Larusso resta il mio personaggio preferito dopo Miyagi.
Onesto? L’ho trovato quasi insopportabile ogni volta che nominava Miyagi XD
Concordo, bro!
Il meglio di questa serie è proprio Johnny, rimasto figlio del suo tempo.
E Daniel, moderno, ha comunque analoghi problemi: entrambi in crisi di mezza età.
Quanto a KK 4 è comunque un sequel intelligente, anzi spero che la Swank faccia un cameo^^
Moz-
Johnny è un grandissimo personaggio, tutto un altro spessore rispetto a Daniel (che diciamola tutta, è ancora una volta causa di 3/4 dei guai che accadono).
Diciamo che ce la mette tutta Daniel per farsi odiare in questa serie soprattutto. Karate a parte uno schiaffone glielo avrei volentieri stampato in faccia con tutto il rispetto per il Maestro Miyagi. Gran bell’idea impostare il tutto dal punto di vista del “cattivo” che poi tanto cattivo non è.
E comunque Barney aveva ragione