Bel-Air stagione 1 – Recensione

Recensione della prima stagione di Bel-Air, reboot in chiave drama di Willy, il principe di Bel-Air.

Willy, il principe di Bel-Air non credo abbia bisogno di presentazioni, almeno per i più grandicelli dai trent’anni in su, per tutti gli altri brevemente è la sitcom che nei primi anni ’90 ha lanciato la carriera da attore di Will Smith, all’epoca più noto come parte del duo rap DJ Jazzy Jeff & The Fresh Prince, il Fresh Prince era proprio lui, divenuto poi The Fresh Prince of Bel-Air, titolo originale della serie. La sitcom, creata da Andy e Susan Borowitz, raccontava la storia di questo ragazzo di Filadelfia, una versione fittizia dello stesso Will Smith, costretto a trasferirsi dell’altra parte degli Stati Uniti per stare con gli zii ricchi dopo essere finito nei guai con dei vichinghi bulli. Insomma tutte le puntate giravano intorno all’idea di mettere un ragazzo di strada sempre dalla battuta pronta, cresciuto giocando a basket con gli amici, in un contesto a lui sconosciuto come quello dell’alta borghesia, cosa che spesso finiva per mettere in imbarazzo la sua famiglia, in particolare suo zio Phil, con il quale ha sempre un rapporto conflittuale, e che inevitabilmente lo mettevano nei guai, spesso coinvolgendo suo cugino Carlton, anche con lui inizialmente ha un rapporto conflittuale derivato dal diverso ceto sociale di appartenenza e alla sua ingenuità, ma poi finiscono per legare diventando molto amici. Non mancavano però puntate in cui si affrontavano temi molto seri come il razzismo.
La serie è durata la bellezza di sei stagioni e 148 episodi e si è conclusa nel 1996, da allora è rimasta nel cuore di molti spettatori. Di recente ho avuto l’occasione di riguardare almeno la prima stagione e a parte i primi due episodi che non sono invecchiati benissimo (la famiglia Banks viene dipinta proprio come snob in modo esageratissimo e fin troppo parodistico) è ancora molto divertente e purtroppo sempre attuale per certi temi.

Nel 2019 su YouTube è diventato virale il fan film scritto e diretto da Morgan Cooper, un fan trailer di una versione moderna e più drammatica della sitom. Lo potete vedere qua sotto.

Il corto è piaciuto molto a Will Smith e si è detto subito interessato a produrre una serie per espanderne l’idea e nel 2020 è stata ufficialmente annunciata con Netflix, HBO Max e Peacock interessate ad acquisirne i diritti, che alla fine se li è aggiudicati Peacock che ha ordinato due stagioni, con un cast completamente diverso da quello del corto, ed è infine stata distribuita sul servizio streaming di Universal a partire da Febbrario 2022. In Italia Peacock è compreso nell’abbonamento Sky e la serie è stata inizialmente distribuita in contemporanea con gli USA in lingua originale e sottotitolata e una volta conclusa è stata doppiata.

Ma che dire di questo Bel-Air? L’idea di fondo si è rivelata inaspettatamente bella, la rissa con i bulli è diventata una rissa con gang dove poi saltano fuori pistole, Carlton da ingenuo snob è diventato un arrogante figlio di papà con il vizio della cocaina, Hilary è un influencer, Goeffry da maggiordomo a house manager (ma anche consigliere, guardia del corpo e adetto alla sicurezza di zio Phil), e così via, anche se scherzosamente quando venne annunciata pensai che un teen drama che raccontava la storia di un ragazzo problematico cresciuto in un quartiere povero che finisce “adottato” da una famiglia ricca, con tutti i problemi che ne conseguono, in realtà era già stata realizzata e si chiamava The O.C., solo che in The O.C. i neri non li vedevi nemmeno con il binocolo, forse giusto una comparsa.

L’impressione dopo i primi due episodi è stata davvero positiva per poi virare sul serio verso una versione black di The O.C., solo che The O.C. era scritta molto meglio. Bel-Air parte con tantissime buone intenzioni e idee, come il portare la famiglia Banks ai tempi moderni e per certi versi non si allontana nemmeno tanto dalla versione originale, nei suoi dieci episodi tocca eventi che i fan del Principe di Bel-Air ricorderanno bene, come la rivalità tra Willy e Carlton, soprattutto nello sport, la ricerca di indipendenza da parte di Hilary, la visita sia di Trey che di Viola, la madre di Willy, a Bel-Air e soprattutto la candidatura a procuratore distrettuale di zio Phil, cosa che poi è un po’ il fulcro di tutti gli eventi, ma finisce col perdersi in un bicchiere d’acqua perché nel riproporre in chiave moderna eventi della serie originale finisce con il toccare tematiche nuove e attuali, immaginatene una a caso e la troverete senza che pesi sulla trama in modo forzato ma anche senza mai esplorarle a fondo e finiscono per rimanere un po’ buttati nella mischia, vi faccio un paio di esempi

ATTENZIONE SEGUONO SPOILER

nel secondo episodio Willy vede Carlton e la sua squadra di lacrosse (il basket lo lasciamo a Willy), composta per lo più da bianchi, esibirsi negli spogliatoi in un pezzo rap dove viene ripetuta diverse volte la n word, a Willy non sta bene che quella parole venga pronunciata da dei bianchi accusando Carlton di essere bianco dentro, la replica di Carlton è che i neri però quella parola la vendono anche ai bianchi, ed è verissimo, sembrerà una cavolata ma è un argomento che poteva essere sviscerato per spiegare meglio al pubblico certe posizioni e magari anche mettere in evidenza contraddizioni della società americana, e invece niente, la cosa muore lì e non se ne parlerà mai più. Sempre nel secondo episodio uno degli amici di Carlton per fare dispetto a Willy gli mette della cocaina nello zaino e lo denuncia alla sicurezza della scuola, ovviamente Willy finisce ingiustamente nei guai ma la cosa si risolve in un attimo e nessuno tornerà mai sulla cosa e sul tipo, che comunque si vedrà ancora ma rimane ben poca cosa.
Forse giusto la tematica dell’alta borghesia lontana dalle problematiche reali della gente comune viene approfondita quanto basta almeno a renderla comprensibile.
Per non parlare del mistero legato al padre di Willy che lo ha abbandonato da piccolo, gli zii pare lo conoscano, zio Phil in particolare pare nascondere un oscuro segreto legato a questo misterioso personaggio, se saltasse fuori la sua identità o perché Willy si trova ospite da loro sarebbe un grosso problema per la campagna elettorale, ti fanno credere chissà che cosa, ti chiedi chi diamine sia, se si è già visto, ti caricano con un hype altissimo… e poi il tutto si rivela essere una “sciocchezza” e il vero colpo di scena sul padre di Willy è che ha il volto di Marlon Wayans, lo Shorty di Scary Movie, immaginate le grasse risate quando lo abbiam visto e scoperto la verità, commentando con un grosso “tutto qui?”, ma ridendo ancora immaginando possibili meme a tema Scary Movie, il tutto poi porta ad un finale di stagione sottotono e per certi versi forzato.

FINE SPOILER

Al netto dei suoi difetti, e diciamo che viste le loro intenzioni sono piuttosto grossi, non posso negare di essermi goduto la serie e di aspettare con curiosità la seconda stagione, si lascia guardare volentieri, scorre via che è una meraviglia, sarò ripetitivo ma date le intenzioni non dovrebbe essere una cosa a suo favore ma è una di quelle serie che si possono guardare senza troppo impegno in questo mare di serie tv che ormai ci credono forse fin troppo. Diciamo che questo remake in chiave drama del Principe di Bel-Air poteva essere sul serio il nuovo The O.C. trasportandolo al giorno d’oggi e attualizzandolo ma alla fine rimane un bel gradino sotto, e per quanto riguarda il passaggio televisivo italiano rimarrà notevolmente di nicchia.

Classificazione: 3 su 5.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

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