All Eyez On Me – Recensione

All Eyez On Me poster italiano

La vita e la morte del rapper Tupac Shakur nel film biografico All Eyez On Me, diretto da Benny Boom e uscito nei cinema nel 2017.

Un appuntamento inconsueto su queste coordinate, quando parliamo di cinema solitamente si tratta di superpoteri, tizi in tutine aderenti, mostri, fantascienza e fantasy, mal che vada di pazzi psicopatici. A pensarci bene però la vita del rapper 2Pac sembra quasi uscita da un romanzo o qualsiasi altra opera di fantasia, talmente piena e intensa da sembrare finta. In carcere ancor prima di nascere, sua madre Afeni quando era incinta di lui era in prigione con l’accusa di cospirazione come membro delle Black Panther (poi assolta), nonostante una gioventù difficile tra la povertà e i problemi di droga della madre studia recitazione, poesia, Jazz e ballo alla Baltimore School for the Arts per poi trasferirsi a 17 anni con la famiglia in California dove inizia la sua carriera nel rap con i Digital Underground fino ad arrivare al successo solista grazie ai suoi testi impegnati che puntavano i riflettori sui problemi riguardanti soprattutto la comunità afroamericana come nessuno aveva mai fatto prima, diventando involontariamente una sorta di leader come un moderno Malcolm X, e di conseguenza una figura scomoda. E con il successo arrivarono i problemi con la legge ed episodi di violenza che lo videro direttamente o indirettamente coinvolto, l’accusa di violenza sessuale e la condanna a quattro anni di carcere, le brutte frequentazioni, fino ad arrivare alla più famosa faida del mondo dell’hip hop, con The Notorious B.I.G., che come nelle migliori storie epiche nacque come amicizia per poi tramutarsi in rivalità a causa di tragici eventi che portarono diffidenza e paranoia, conclusasi in tragedia per entrambi, anche se a vent’anni di distanza dalla loro scomparsa non rimangono altro che misteri e supposizioni, nessuna certezza. Per fortuna rimane anche la musica.

Mi piacerebbe anche dire che ci rimane un bel film biografico tra le mani ma non sarebbe vero, il film di Benny Boom nonostante una buona prova attoriale da parte di Demetrius Ship Jr., identico nelle movenze al vero Tupac Shakur e somigliante quanto basta fisicamente, non sembra avere una vera e propria identità, non sa esattamente cosa vuole essere. Un documentario? Una semplice biografia? Una versione romanzata? O tutte queste insieme?

Buona l’idea di narrare gli eventi a mo di intervista nel periodo in cui Tupac era in carcere, per poi andare oltre fino alla sua fine, ma la gioventù del rapper non viene narrata come si deve, si passa repentinamente da un momento all’altro della sua vita senza una vera logica, si concentra molto sulle cose che hanno influenzato e forgiato la sua persona  ma non si focalizza mai sul dove e quando nasca la sua passione per le rime, semplicemente dopo essersi trasferito da Baltimora a Los Angeles diventa un rapper, fine. Il che è paradossale dal momento che si da così tanta importanza al Tupac impegnato per poi finire il film ricordandolo per i numeri che ha totalizzato tra album venduti, film interpretati e altro nei suoi soli 25 anni di vita, e non per quello che ha rappresentato per la musica, non solo rap, e per l’impatto che ebbe nella società e sui suoi fans. Manca qualsiasi tipo di emozioni in questo film, al contrario per dire del film biografico dedicato al suo rivale, Notorious del 2009, e a proposito di Biggie Small è apprezzabile l’aver chiamare nuovamente Jamal Woolard ad interpretarlo ma gli otto anni passati tra un film e l’altro si vedono tutti (curiosità: ad interpretare Tupac nel film Notorious fu Anthony Mackie, il Falcon del Marvel Cinematic Universe).

Inutile dire che il film fu un floppone colossale, costato 40 milioni di dollari ne incassò solo 55 aprendo in terza posizione nel primo weekend contro colossi come Wonder Woman e Cars 3 per poi colare a picco già nella seconda settimana di programmazione probabilmente proprio a causa della sua indecisione su che tipo di film essere e alla totale incapacità di creare empatia nel pubblico, a cui si aggiunge una recitazione quasi imbarazzante da cui si salvano il solo protagonista, la madre Afeni interpretata nientemeno che da Danai Gurira, Michonne di The Walking Dead, e pochi altri ruoli minori.

Pubblicato da Alberto P.

Classe 1985. Polemista. Revanscista. Seguace della Chiesa Catodica. Amante del buon fumetto since 1994.

22 Risposte a “All Eyez On Me – Recensione”

  1. Un appuntamento inconsueto ma gradito :),
    peraltro in un momento in cui si parla di un’altra biografia, quella dei Queen.
    Peccato comunque, questo film\documentario\non si sa cosa pare davvero essere un’occasione persa.
    Tanto di cappello comunque a 2Pac, noi adesso abbiamo i rapper che fanno le filastrocche sdolcinate ai figli…

    1. Non sai quanto mi sta sulle scatole la canzone di Fedez, sinceramente trovo quasi di cattivo gusto dedicare una canzone al figlio appena nato, sia chiaro non è dedicare una canzone al figlio il problema (lo stesso Tupac ne dedicò una a sua madre “dear mama”) ma farla appena nato, cioè sembra quasi non aspettare altro per guadagnarci sopra, poi manco fosse il primo ad avere un figlio… potevo capire tra qualche anno.

  2. Sulla storia di 2pac ti consiglio il bel fumetto degli amici Paolo Gallina e Antonio Solinas di qualche tempo fa, edito da BeccoGiallo 🙂

      1. Era un fatto ideologico, tempi diversi. La grandissima voce Jazz Nina Simone si battè per l’uguaglianza sociale… ma erano i periodi delle lotte e delle rivoluzioni 😅😅

        1. Appunto proprio per un fatto ideologico lo dico, non é che il medico gli ha vietato di farlo ai rapper moderni, poi capisco che sia più una vocazione e ognuno è libero di parlare di ciò che vuole e a tal proposito non é che Biggie fosse peoprio un rivoluzionario con pezzi come Party & Bullshit…

          1. Non ci siamo capiti… la black music nasce come ribellione (basta studiarsi il Jazz) ma essendo comunque musica, è anche un lavoro. Biggie non veniva dalla povertà assoluta tra l’altro. Era più povero Eminem da ragazzetto, per farti un paragone.
            Studio musica da anni e seguo l’HH da una vita.
            Ti consiglio qualche libro se vuoi, noto molte lacune.

          2. Ade per favore, non giochiamo a chi ce l’ha più grosso che rischi di fare brutte figure. Anche io seguo l’hip hop da una vita e ho qualche annetto più di te quindi per favore evita 😉

          3. Non faccio brutte figure, ti scrivo come la penso. Potrei mangiarti ad occhi chiusi anche solo culturalmente. Non essere prevenuto che l’età non conta un piffero. Adesso sono anche manager di ristorazione, uno dei pochi che ce la fa in questo Paese.
            Occhio… 😄😄

          4. Fidati, l’hai già fatta. Intanto vecchietto di merda sai dove te lo puoi infilare? Esatto, proprio li. se nella tua testa era un modo simpatico di esprimerti sappi che non lo è, non sono tuo fratello, non sono tuo amico, non abbiamo alcun tipo di confidenza. È inutile riempirsi la bocca di parole di un certo peso come cultura, rivoluzione e sociale se poi dimostri di aver capito poco e un cazzo, perché se c’è una cosa che dovresti aver imparato dai “fratelli” è il rispetto e tu non ce l’hai, dai per scontato di saperne di più e tutti gli altri sono scemi e ignoranti. Ma che ne sai? Caro manager torna quando avrai sgonfiato il tuo ego perché così ne faccio a meno. Pace.

          5. 😂😂😂😂😂😂 tu non hai mostrato rispetto, perciò ti ho risposto a tono… vecchietto. Ne so più di quanto immagini ma non chino la testa di fronte a nessuno. Pace

          6. Inutile continuare, non capisci o non vuoi capire. Vieni qua e mi parli di lacune e poi sono io a non portare rispetto? Io non metto in dubbio le tue conoscenze, tu si. Io semmai metto in dubbio che tu le abbia capite. Forse faresti meglio ad ascoltare la trap.

          7. Il solo fatto che io stia ridendo e tu fai la ramanzina la dice lunga.
            Mi spiace scrivere a pezzi ma ho scarsa connessione.
            In fin dei conti ti ho risposto e se ti dà noia non è un problema mio. Io parlo con tutti e rispetto tutti o quantomeno chi merita rispetto.
            Secondo me hai delle lacune, se ti ha dato noia beh… non ci posso fare nulla.
            La trap? Ci ho provato ma poi i poster musicali che ho (Jazz, Metal, Rap, ecc…) rischiavano di prendere fuoco… capiscimi.
            Il mio non è ego ma essere diretti. Non sono responsabile per la testa degli altri. Se avessi ego, non farei questo lavoro e non avrei tutta quella gente che conta su di me.
            Per capire la Rivoluzione leggo altri testi, non solo musicali 😅😅😃😍

          8. Per restare in tema, vecchietto di merda, ti consiglio il libro “Who shot ya” che come saprai è la canzone di biggie che crea l’equivoco con Pac. È un libro scritto da un certo Andrea Napoli che conobbi su Fb qualche anno fa. Provalo a cercare su Amazon, credimi che è un bellissimo testo. Sostanzialmente ti spiega che cosa è successo realmente fra i due.

          9. I rappers moderni di adesso sono la vergogna dei veri rappers, oggi la musica è solo business… si è persa appunto la passione.
            Ancora qualche vecchia leggenda, come Ice Cube, pubblica ancora ma fa parte di una generazione che per la gente ha fatto a suo tempo (intendo come attivismo sociale). Non vedrai mai un rapper di ora fare il rivoluzionario per intendersi. In Italia, per farti un altro esempio, le radici dell’HH erano collegate pure ai centri sociali…adesso non più.

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