Una delle cose belle dello sconfinato catalogo di Netflix è che trovano spazio tutta una serie di titoli tra film e serie tv asiatiche (e non solo) che difficilmente arriverebbero in Italia, e talvolta vengono pure doppiati. Come Alice In Borderland, serie tv tratta dal manga omonimo di Haro Aso pubblicato in Italia da Flashbook Edizioni.
Alice In Borderland narra la storia di Ryohei Arisu, un giovane ex studente universitario che passa praticamente tutto il suo tempo giocando ai videogiochi, disprezzato dal padre perché perde tempo anziché trovarsi un lavoro, a differenza di suo fratello minore. Quando non gioca ai videogame passa il suo tempo a divertirsi con i suoi amici Karube e Chota.
In fuga dalla polizia dopo aver accidentalmente provocato un incidente i tre finiscono a nascondersi dentro ad un bagno pubblico, quando all’improvviso va via l’elettricità. Una volta usciti dal loro nascondiglio i tre amici si accorgono presto di essere rimasti letteralmente soli, il resto della popolazione è scomparso nel nulla. Presto scopriranno che anche altre persone sono rimaste ma anche che saranno costretti a partecipare a dei sadici giochi se vogliono sopravvivere guadagnandosi una sorta di permesso di soggiorno definiti dal seme e dal numero delle carte da gioco.
Alice In Borderland è letteralmente Saw – L’enigmista che incontra Gantz, dove le lotte contro gli alieni a cui venivano sottoposti i protagonisti della serie di Hiroya Oku vengono sostituiti da questi giochi di sopravvivenza guidati da una misteriosa entità superiore, con un pizzico di Battle Royale e un richiamo non troppo velato ad Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol e alla sua simbologia. Arisu, che altri non è che la traslitterazione in giapponese di Alice, finisce con i suoi amici niente meno che in una tana del coniglio che ha l’aspetto di un bagno pubblico, detto così non è molto fine, o se volete vengono trasportati attraverso lo specchio in una versione distopica di Tokio, o del mondo intero per quel che ne sappiamo, che non è esattamente un paese delle meraviglie ma un paese dei giochi, quel board probabilmente si riferisce ai boardgame, il tavolo o terreno di gioco. Ma non mancano anche altri riferimenti come le carte da gioco e persino un cappellaio.
Composta da otto episodi durante il quale i protagonisti sono costretti a partecipare ai giochi per vedersi allungare il visto e nel frattempo indagare e cercare di scoprire cosa sia successo, con scarsi risultati a dirla tutta, Alice in Borderland come il romanzo a cui si ispira è una storia di formazione, più nelle intenzioni che nei fatti, in cui Arisu è costretto a crescere e maturare se vuole continuare a vivere e salvare i suoi amici. E come sovente accade nelle storie distopiche poco importa che tu stia affrontando un apocalisse zombie, un invasione aliena o una pandemia, quelli che più bisogna temere sono sempre gli uomini, a confermare ulteriormente che popolo di idioti riusciamo ad essere.
Per essere un prodotto tratto da un manga si tratta di una discreta produzione, anzi oserei dire notevole, c’è impegno, cura e si vede, il cast è piuttosto bravo e stranamente non si lascia andare in quella recitazione esasperata tipica dei giapponesi, seppur non manchino quelle esagerazioni e quegli elementi tipici da fumetto/manga che funzionano più sulla carta che non in un live action ma nel complesso glielo si può perdonare, quel che importa è che la serie diverte, intrattiene con i vari giochi e delle discrete sequenze d’azione e incuriosisce con i suoi tanti misteri, da quel poco che sono riuscito a carpire dall’internet a riguardo sono poche le modifiche apportate alla storia e per ora hanno coperto circa metà del manga, per cui con la seconda stagione già confermata potrebbero portare a termine tutta la serie.
MI ha divertita la serie, sicuramente molto coinvolgente, nulla di originale o di imprescindibile, con molto trash, quindi per staccare il cervello e vedere qualcosa va più che bene. Ottima notizia sapere che faranno la seconda stagione voglio sapere cosa c”è dietro a questo sadico gioco.
L’ha ripubblicato su OMNIVERSOe ha commentato:
Il successo si Squid Game ha permesso ad Alice In Borderland di entrare nella top 10 di Netflix. Ve ne parlai mesi fa.
Attenzione: questo post si autodistruggerá nei prossimi giorni, commentate l’originale.