A Silent Voice, in originale Koe no Katachi ( ovvero la Forma della Voce) è sia un film che un manga, in questa recensione mi occuperò solo del manga (non l’ho ancora visto ma recupererò anche il lungometraggio anime).
Serializzato dal 2013 al 2014, scritto da Yoshitoki Oima è un seinen (o shonen, non si capisce bene, la Star lo segna in un modo e poi in giro lo trovi bollato in un altro , boh, qualcuno mi delucidi se ne è sicuro) dalle ottime premesse in quanto ci parla di una realtà vissuta da tutti quanti immagino, chi più chi meno, ossia del bullismo e del conviverci fra ferite, rivalse e miglioramenti. La trama in brevissima:
Shoya Ishida è un bambino vivacissimo, alle scuole elementari ha un suo gruppetto di amici e per sconfiggere la noia pensa bene di combinarne un po’ di tutti i colori, compreso il non farsi problemi nel prendere in giro gli altri compagni con scherzi più o meno pesanti. Un giorno la vita di Shoya si scontrerà con una realtà molto diversa, nella sua classe arriva una nuova compagna: Shoko Nishimiya, una bambina sorda. Non capendo questa realtà e vedendo come il piccolo mondo di classe venga cambiato e si adegui a questa “intrusione”, Shoya, il suo gruppetto e altri compagni di classe cominceranno a fare scherzi di cattivo gusto alla bambina, fino a quando Shoya verrà incolpato di un fatto più grave ed in quel caso (ovviamente) tutto il suo gruppetto di “amici” se ne tirerà fuori addossandogli tutta la colpa. Shoko tenterà di aiutarlo ma i due prendono a picchiarsi stanchi della loro incapacità di comunicare, dopo quest’ultimo episodio la bambina cambierà scuola e il bulletto diventerà a sua volta vittima di bullismo dai suoi ormai ex amici. Cinque anni dopo, la vita di Shoya ormai passato dall’altra parte della barricata è diversa, seppur maturato leggermente, in preda alla depressione pensa di tornare all’origine dei suoi problemi risolvendo il suo più doloroso senso di colpa: chiedere scusa alla bambina sorda. Le strade di Shoya e Shoko così si incroceranno di nuovo e da qui in poi vi si aggiungeranno sia personaggi già conosciuti che totalmente nuovi.
Scopro solo in tempi recenti che è stato un manga abbastanza discusso e letto alla sua uscita, la premessa e la tematica molto interessante di guardare questa faccenda dal punto di vista più scomodo, ossia quello del bullo, mi hanno spinta subito a leggerlo indipendentemente dalla citofonata redenzione che deve avvenire nel personaggio e dalla simpatia che sboccerà fra i due protagonisti, devo dire che le mie aspettative sono quasi tutte state soddisfatte, non ho trovato così tanti stereotipi come avrei creduto.
Pensavo che tutta la problematica venisse molto romanzata e semplificata, invece non lasciatevi prendere dall’utopia con cui parte la vicenda, ossia che un bullo pentito voglia chiedere scusa (ma quando mai??Pfff), quello non è buonismo è solo un fattore narrativo per : prima portarci indietro in mezzo a quei banchi scolastici dove s’infliggono senza badarci ferite più mortali di un colpo di pistola e successivamente farci vivere in un presente da cambiare, dove poter ritrovare la gioia di vivere in questo caso sia per Shoya che per Shoko poiché entrambi vedono nel loro futuro solo pessimismo e solitudine, invece noi lettori assieme a loro due rifletteremo su tanti fatti e misfatti delle relazioni umane adolescenziali ma anche adulte volendo. Personalmente ho ritrovato tantissimo in questo manga di certe situazioni che ho vissuto o a cui ho assistito nella mia adolescenza e il tutto qui è trattato senza filtri in modo anche credibile, il fattore un po’ più “romanzato” lo abbiamo giusto verso la fine ma non credete assolutamente di aver capito come potrebbe finire! Perché ahimè non andrà così! In effetti l’unico appunto che mi sento di fare è proprio sul finale che ho trovato troppo mozzato, risolve la morale principale della storia ma altre due cosette le lascia in sospeso ed è un peccato perché con un finale più curato poteva essere un capolavoro, invece così resta solo un bel manga (che è comunque meglio di niente).
Il tratto dei disegni molto classico e che di solito non mi fa impazzire, invece l’ho trovato adatto alla storia, l’autrice disegna linee molto morbide in situazioni rassicuranti mentre poi riesce a risultare disturbante dove ci sono il dolore, la violenza o l’astio che si prova anche nel guardarle alcune cose. Interessanti certe trovate nelle tavole messe proprio per rimarcare come Shoya veda il mondo, un esempio può essere nelle vignette ripetute quando si parla di noia o le famose X sulla faccia delle persone per escluderle dalla propria vista o considerazione.
Questa è una storia di coraggio in tutti i sensi, quello vero, quello di vivere, di imparare a chiedere scusa, di imparare a sbagliare e rialzarsi, di perdonare, di comprendere realtà diverse dalla nostra, insomma un coraggio che manca a tanta gente più di tante belle parole o frasi retoriche che si sentono e si dicono. Durante il corso della storia a qualcuno potrà sembrare una sorta di buonismo non avere una piena vendetta narrativa su personaggi davvero odiosi o che di base non si meritavano niente, tuttavia è positivo che non ci sia una redenzione per tutti qui; mi stupisce il fatto che in alcune recensioni meno positive si faccia molta pressione proprio su questo punto (che io trovo nullo nel manga e credetemi riconosco la stucchevolezza a chilometri perché è una cosa che mi irrita), vorrei fare una riflessione che poi infondo è una della tante che ci sono pure nella storia: nella vita vera si paga quello che si fa agli altri? (Ovviamente mi riferisco a un bullismo che non sfocia in criminalità attenzione!) ..Sul serio voi avete saputo se a quei grandissimi stronzi che vi rendevano la vita fastidiosa gli si è ritorto tutto contro come meritavano? Immagino che ad alcuni sia anche successo ma parliamo di un caso su dieci, ricordo benissimo le battutacce o i gesti fatti da svariate facce con la X (come per Shoya) nel corso di tutti gli anni scolastici ed elementari, medie, liceo non c’è differenza!… oggi stanno tutti bene esattamente come me, oggi sono tutti realizzati esattamente come me, hanno qualcuno che li ama esattamente come me (o ce l’hanno avuto), avranno avuto pure loro magagne, sconfitte, rimpianti, rimorsi e vittorie esattamente come me. La verità è che non gli è mai tornato niente di quello che gli mandavo dietro perché anche se fosse non mi sarebbe mai bastato, gli unici son giusto quelli che ho menato.. ma questa è un’altra storia! E a proposito, dei nostri atti di bullismo? Forse per altre persone dovremo anche noi sprofondare nella melma perché nessuno è un santo. Perciò andrei un po’ cauta a dire che è innaturale o un buco di trama non vedere tutti quelli che si sono comportati male sia con Shoko che con Shoya fare la fine delle sorellastre di Cenerentola.. perché così funziona solo nella favole e questa nonostante gli somigli molto e abbia dei momenti anche molto leggeri, non è una favola proprio come la vita, ed è un suo grandissimo punto a favore. Preferisco che un adolescente sbatta sulla realtà dei fatti leggendo qualcosa di più vicino alla vita di tutti i giorni a titolo informativo che non una storia che ti faccia accomodare in questo senso su morali utopiche che poi nella vita non si possono o non ci si sforza neanche di mettere in atto.
Storia consigliatissima sopratutto se siete ragazzi che vi farà riflettere su quello che non avete capito degli altri o di voi stessi in situazioni passate ma anche per quelle future.. perché rassegnatevi, qualcuno a cui non andate giù e che troverà le peggiori scuse per farvelo sapere ci sarà sempre, è questo il grande passo in avanti: saperlo, saper andare oltre, sapersi difendere e imparare a convivere con noi stessi non solo dove ci fa comodo.
La scheda
Titolo: A Silent Voice vol.1-7
Edizione italiana: Kappa Extra #198, 200-205, Star Comics, 2015
Edizione originale: Koe No Katachi
Storia e disegni: Yoshitoki Oima
Formato: brossurato con sovracoperta
Prezzo: € 4,90 ciascuno
A suo tempo me lo sono perso, ma voglio recuperarlo quanto prima – tra l’altro, la Star lo vende (o vendeva?) anche in blocco con un leggero sconto.
Riguardo al fatto che chi fa porcate non sempre le paga… direi che aspettarsi un “instant karma revenge” è un atteggiamento degno di un ragazzino delle medie, o di uno sceneggiatore di filmetti per la TV!
Spesso, a scuola e anche fuori, non so scontano certe porcate perché si sviluppano situazioni omertose (tipo “chi fa la spia è un infame!!1!1!”) e quando qualcuno finalmente apre bocca, non è detto che ci sia un’adeguata risposta dall’autorità di turno…
Sì c’è anche con il box scontato, a me è piaciuto davvero molto, nonostante il finale meritasse un po’ di più secondo me, non ho trovato nulla da dire sul resto, era proprio quello che mi aspettavo da questa storia, qualcosa che in ogni modo ti faccia provare determinate emozioni e riflessioni. Concordo sul resto, infatti mi stupisco di come gente adulta possa bollare come incoerenze o buchi di trama una cosa del genere, anche perché poi sono le stesse persone che quando fanno loro le ca**ate, la vendetta o il karma non sono contemplati ovviamente XD in quei casi ci sono pronte le giustificazioni e le arrampicate sugli specchi, perciò mi sentivo di scriverla sta cosa dato che l’ho letta veramente tanto in giro ed ero basita, ma dove vivono?? Mah.
Credo che alcuni si siano abituati a considerare come giusto un modello di storia in cui la moraletta è evidente: se Man at arms non ti spiega che cosa è giusto o sbagliato, allora l’Universo (nella storia) deve fornirti un esempio pratico. -_-
ahah! Sì esatto.. e ampliando il discorso è una cosa irritante che in certi media gli stessi autori o sceneggiatori facciano tanti spiegoni inutili proprio per sta gente, aumentando quindi l’abitudine a non arrivare alle cose da soli, spremendo un po’ la testolina o aiutando a riflettere, ergo peggiorando una situazione già abbastanza negativa oggi in generale su questo fronte. Tutti troppo abituati alla pappa pronta.
Interessante manga, sul tema del bullismo. Condivido le tue riflessioni sul bullismo “reale”, anzi io correggerei, dicendo che oggi “stanno meglio di me”. Chi ha subito piccoli atti di bullismo (fortunatamente non sono mai stato testimone di atti di bullismo veri e propri) ne ha pagato lo scotto nella sua vita, per quelle ferite aperte nella sua fragilità. Chi ha fatto atti di bullismo invece ha affermato la propria forza e il proprio carattere, cosa che gli ha permesso di farsi avanti nella vita.
Molto dipende dal fatto che il bullo abbia o meno mandato la propria coscienza in vacanza perenne – se non si sfocia in una denuncia, l’unica punizione che avrà sarà il rimorso.
Se la coscienza non è alle Bahamas…
E non trascurerei il fatto che, rimorso o meno, alcuni finiscono per crescere e mollare certi schemi.
sottoscrivo entrambi i commenti, certi “bulletti” (che poi nel mio caso in realtà son state tutte femmine, sempre, e con loro è ancora più difficile perché c’è pure il pregiudizio di base a meno che non ti capiti l’insegnante donna un po’ più acuta di turno, cosa rara anche lì) stanno meglio di me, certi peggio, alcuni sono sinceramente cresciuti (penso più per altri motivi che per rimorso) e altri invece una coscienza non l’hanno mai avuta e non l’avranno mai, son rimasti esattamente uguali solo con un’età diversa. Alla fine è molto soggettiva questa cosa, fatto sta che la lezione che all’epoca si sarebbero meritati non è mai arrivata e per certi versi è giusto così. Mi vengono in mente alle elementari i forti atti di bullismo e derisione che subiva un nostro compagno che aveva dei problemi (era ossessivo-compulsivo e ritardato) e le volte che mi ribellai io stessa a questa continua situazione, tuttavia una delle volte che fermai il solito branco di maschietti, lui mi si rivolse contro, all’epoca non capii questo gesto, ci rimasi male e non lo aiutai le volte successive, solo più avanti negli anni capii perché mi aveva fermata, quindi oggi in pratica una punizione probabilmente la meriterei anche io per quel famoso karma, il che rende appunto questo discorso e questo bisogno di vendetta stupido, perché può toccare tutti. Oggi probabilmente continuerei a oppormici ma all’epoca non ero arrivata a capire quella rabbia non rivolta al branco ma rivolta a me. Va benissimo augurargliele a questi e fantasticarci sul momento ma da lì ad aspettarselo e magari pure a diventare noi stessi i bulli ce ne corre.
Non lo conoscevo affatto ma mi hai incuriosito, quindi penso proprio che sarà una delle mie prossime letture.
Non ho mai affrontato questo tipo di letture sul bullismo o temi collegati… penso sia un buon modo per iniziare 😉